4 giugno 2014

la posta dei lettori_04.06.2013


Scrive Alessandra Nannei a proposito di Taxi / Uber – L’arrendevolezza di governo, regione e comune nella trattativa coi taxisti è stata quanto meno deplorevole e ambigua. Come si può pretendere di governare un paese, una regione o una città come Milano se si ha paura di qualche migliaio di taxisti corporativi e scatenati? E mi chiedo a cosa serva l’ Antitrust, che dovrebbe essere l’autorità garante della concorrenza e del mercato. Se si ha paura di un confronto diretto, come in genere accade di fronte alle corporazioni, ci si rivolga all’autorità giudiziaria. Forse le leggi che proteggono i taxisti sono contrarie alla Costituzuione, e sicuramente lo sono alle norme europee.

 

Scrive Maria Grazia Tagliabue a proposito di Taxi / Uber – Sono una persona con handycap, che deve usare molto i taxi, vi posso assicurare che molti taxisti offrono i loro servizi privatamente, fuori tariffa, organizzati con cellulare proprio e pagamento con carta di credito. non è un modo, in piccolo, di lavorare come fa Uber? In Italia come avete giustamente scritto, non si muove foglia che Dio ( o le corporazioni) non voglia. Io ho votato Renzi, perché è l’ultima speranza che abbiamo di rifare l’Italia, speriamo. Grazie.

 

Scrive Pietro Vismara a proposito del Regolamento Edilizio – Condivido abbastanza le valutazioni di Ugo Targetti sull’irrilevanza di molti Regolamenti Edilizi (a meno che si mettano indebitamente a trattare temi urbanistici): basterebbe un regolamento tipo nazionale e regionale, con poche norme indispensabili. Ho qualche perplessità invece sul principio che a garantire la qualità dei prodotti sia sufficiente la semplice contrattazione fra privati, visto che oramai gli acquirenti sono informati e attenti. Giusto, ma a questa stregua a che servirebbero la tracciabilità degli alimenti, della carne o del latte di bufala? Non è sufficiente l’attenzione e la competenza degli acquirenti? (sembrerebbe di no). E che farcene allora dei limiti di velocità stradale, non basta che gli automobilisti siano sufficientemente informati sui rischi di una velocità eccessiva? A questo proposito, ricordo che da giovanissimo avevo partecipato a una assemblea di gruppi anarchici. Un oratore, dopo avere sostenuto la necessità di eliminare tutte le regole e imposizioni, si era alla fine impappinato sulla questione dei semafori stradali: nella felice società anarchica futura, i semafori ci sarebbero stati o no? (allora non si parlava ancora di rotatorie…).Quindi forse un po’ di norme serviranno sempre. Ma devono essere come un semaforo: rosso, giallo, verde, semplice ed efficace. Non che salti sempre fuori il funzionario di turno che dice che, in fondo in fondo, anche con il rosso si può passare, e che invece no, con il verde no assolutamente perché secondo lui è valido quello previgente del ’42 che secondo certi suoi archivi adesso segnerebbe rosso (non è una battuta), e che per l’arancione… be’, ci pensa su e ci farà sapere. Questo è il problema.

 

Scrive Piersandra Strada a proposito di Piazza Castello – Sono veramente in linea con quanto scritto nell’articolo, ma non si può cambiare rotta o forse è troppo tardi. Penso che non ci vorrebbe molto, oppure la burocrazia, come d’uso, incombe? Grazie di avere parlato. Mi si stringe il cuore a vedere il degrado estetico.

 

Scrive Franco Strada a proposito di Piazza Castello – Grazie per questo articolo saggio e calibrato. È quello che penso e che cerco di far sapere anch’io ai responsabili del Comune, ma le mie mail sono considerate pretestuose ed inutili e quindi indegne di avere una risposta anche solo se per un messaggio di ricevimento. Ho sempre fatto presente esempi di malissima organizzazione (scusate se invento una parolaccia) dettagli di non previdenza.

Purtroppo “loro” sono solo interessati ai 3000€/banchetto e pensano sia sufficiente aver messo 24 ore su 24 una gazzella ad ogni angolo di via. Peccato che i pubblici ufficiali che vi stanno seduti senza alcuna attività ignorando che pessima impressione stiano dando soprattutto ai turisti che in questo momento scendono abbondanti dalle valli e che immaginano altre frotte di poliziotti sparsi nella città per altre incombenze!!!

 

Scrive Gregorio Praderio a proposito di sottotetti / sopralzi – Vorrei aggiungere qualche considerazione alle valutazioni di Gianni Zenoni sul tema del recupero dei sottotetti (anzi, dei sopralzi). Credo infatti che l’impatto estetico, ancorché rilevante (il caso citato non è certo l’unico “mostro”, ce ne sono di peggiori), non sia l’unico aspetto del problema. Il problema è che è proprio il presupposto della legge (soprattutto nelle sue versioni aggiuntive) a essere sbagliato. Si era presupposto infatti che trattandosi di interventi ridotti e diffusi, sarebbero stati facilmente assorbiti dal tessuto urbano esistente, già dotato di urbanizzazioni. In realtà (come peraltro non era difficile immaginare), su alcuni temi (come le dotazioni di parcheggi), il tessuto esistente non è affatto ben dotato, anzi. E visto che il recupero del sottotetto è conveniente dove i valori immobiliari superano i costi di rifacimento del tetto, ovvero nelle zone del centro storico e della città berutiana, dove notoriamente i parcheggi scarseggiano in modo drammatico, le centinaia e centinaia di migliaia di metri quadri nuovi realizzati senza spazi di sosta (malgrado la legge alla fine abbia previsto almeno la verifica della sussistenza delle urbanizzazioni primarie, tipo i parcheggi…) si è inevitabilmente tradotto in un peggioramento del problema. E quindi nella ricerca di nuove soluzioni: parcheggi sotto gli spazi verdi, sotto le piazze, ecc. Era difficile immaginare che sarebbe finita così? No, certamente. Ma come al solito ha prevalso (in tutti gli schieramenti) la ricerca del facile consenso: vale di più la soddisfazione dei singoli beneficiati (chi ha comprato a buon prezzo un quasi attico in centro) che il malcontento silente di tutti gli altri.

 



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