4 giugno 2014

UNA NUOVA AUTARCHIA ALLE VISTE: LA SACRA TERRA ITALIANA (2)


Mi permetterei di tornare sul tema “consumo del suolo agricolo” su cui già sono intervenuto, in particolare leggendo l‘articolo di ArcipelagoMilano del 21 Maggio di Paolo Sinigaglia, ma molti altri sullo stesso tono. Scrivevo (16 Ottobre 2012): “Mi occupo di trasporti, ma ho lavorato 13 anni in paesi poverissimi, dove il trasporto dei prodotti agricoli era fondamentale per le loro economie, quindi ho dovuto occuparmi indirettamente anche di agricoltura, specialmente in relazione alle politiche protezionistiche europee e americane. Comunque sarò prudente, per rispetto ai veri esperti del settore, e mi limiterò a sollevare alcuni dubbi sul tema. Un nuovo spettro si aggira per l’Italia: la distruzione del suolo agricolo.

03ponti21FBVeniamo ai numeri principali, derivati da un recente rapporto ministeriale: i terreni coltivati in Italia sono diminuiti del 28% negli ultimi 40 anni, e abbiamo in totale 5 milioni di ettari in meno, con una perdita media dunque di 125 mila ettari all’anno (5.000.000 : 40). Di questi 125 mila, 35 mila ettari all’anno sono stati trasformati per uso urbano o industriale (e, come è noto, case e fabbriche non servono a nessuno …), cioè meno di un terzo, mentre gli altri 90 mila sono stati lasciati tornare alla natura. Forse (orrore!) sono addirittura diventati boschi o prati.

Ma la fame incombe, e questo è il vero pericolo: infatti la produzione agricola italiana (altro orrore!) oggi soddisfa solo l’80% dei nostri fabbisogni alimentari. Visto che abbiamo perso in media lo 0,5% della nostra produzione alimentare all’anno (20% : 40), e la “cementificazione” ha contribuito a questa perdita per un terzo, cioè circa lo 0,2% all’anno, se questa cementificazione continua con l’attuale ritmo infernale, nei prossimi 50 anni perderemo un altro 10% di produzione alimentare! Dovremo importare più riso, o più carne, dai paesi poveri, che producono solo quello! (Per il petrolio degli sceicchi però nessuno eccepisce).

Due cose si dimenticano tuttavia in questo drammatico scenario: la prima è che la produzione agricola italiana è già oggi del tutto “artificiale”: se non ci fossero i sussidi europei (che sono ancora soldi nostri, l’Europa certo non fa regali, ridistribuisce quanto gli stati gli versano, come giustamente dice Renzi), l’agricoltura italiana sarebbe già in buona parte scomparsa. È invece sussidiata per più di 6 miliardi di Euro all’anno, e questo in proporzione a tutta l’agricoltura europea. La ragione di questo fiume di sussidi è la protezione degli agricoltori europei, una piccola minoranza incomparabilmente più ricca dei contadini dei paesi poveri, che senza questi sussidi che tengono artificialmente alti i prezzi, ci venderebbero il loro riso, zucchero ecc. a costi molto più bassi (altro orrore!) per i consumatori italiani. Sussidiamo cioè i benestanti per affamare i poveri, che tra l’altro, se producessero di più a casa loro per l’esportazione verso i paesi ricchi, premerebbero meno sui nostri confini.

Questo scandalo per fortuna incomincia a far traballare questa forsennata e reazionaria politica europea. Si pensi che fino a pochissimi anni fa l’Italia sussidiava molto generosamente anche le coltivazioni di tabacco (magari a “chilometri zero”, per salvaguardare l’ambiente)!

Si pensi anche a quali servizi sociali dobbiamo rinunciare in questo periodo, date le ristrettezze finanziarie dello stato. Ma i “santi sussidi” non si toccano, e negli articoli sui problemi agricoli italiani non si nominano mai … la fame incombe, e magari, se diminuisse la superficie coltivata, saremmo anche circondati da buie foreste.

È la nuova, ipocrita autarchia, sostenuta anche da molti, e speriamo ingenui, urbanisti e ambientalisti, oltre che ovviamente da molto solidi interessi costituiti. Peccato che, dulcis in fundo, l’agricoltura, oltre a occupare poche persone, sia anche molto inquinante, per le emissioni climalteranti (ossidi di azoto, CO2) ma soprattutto per l’acqua, che consuma in enormi quantità, riversando nei fiumi, e nel mare poi, liquami e fertilizzanti di ogni tipo.

A quando una nuova fascistissima “battaglia del grano” in piazza del Duomo a Milano?

 

Questo pressappoco scrivevo sia sul Fatto che su ArcipelagoMilano: ma occorre aggiornarsi: uno dei maggiori ambientalisti-alimentaristi american (Joathan Foley) scrive recentemente sul National Geographic, certo appoggiandosi ai dati all’ultimo rapporto IPCC sui cambiamenti climatici: “L’agricoltura è tra i principali responsabili del riscaldamento globale, perché emette più gas serra di tutti i camion, le automobili, i treni e gli aerei messi insieme ….”, e nell’articolo su ArcipelagoMilano del 21 Maggio prima citato si sostiene anche una tesi economica che se confermata certo varrà all’autore il premio Nobel in economia: aumentando l’offerta di un bene (cioè costruendo più case), i prezzi di questo bene aumentano, aggravando in questo caso il problema residenziale. Speculatori, certo: ma quale produttore industriale non è uno “speculatore”, cioè uno che cerca di arricchirsi approfittando delle circostanze? (Se corrompe, invece è un delinquente, ma la vicenda EXPO richiede uno “scatto di orgoglio”, mica di vergogna, per carità … Infatti non si dimette nessuno dei politici e funzionari “controllori”, occorrono proprio le manette).

Credo che sia opportuno che ciascuno scriva di quello di cui sa: se si costruiscono più case, i prezzi sono destinati fatalmente a scendere rispetto a uno scenario in cui se ne costruiscano di meno, quali che siano le “condizioni al contorno”. Non solo: se si costruiscono case solo in posti ben serviti da trasporti e servizi pubblici e privati, queste avranno prezzi più alti di quelli di case “in tanta malora”, cioè quelle che rispondono ai redditi delle categorie più deboli. “It’s the economy, stupid”, come pare dicesse Hillary Clinton all’augusto consorte. Ma, si sa, in nome dell’ambiente, o della fame nel mondo come per EXPO, tutto è lecito.

 

Marco Ponti



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