4 giugno 2014

REGIONE LOMBARDIA, OPERAZIONE MINIBOND: UN BUON INIZIO, MA SERVE PIÙ MERCATO


“Vogliamo attivare un canale alternativo a quello bancario per il finanziamento delle imprese”. Così il presidente di Regione Lombardia Roberto Maroni ha presentato l’Operazione Minibond il 23 maggio scorso. Come vi abbiamo spiegato qui, i minibond sono obbligazioni per le PMI, ossia prestiti concessi alle piccole-medie imprese dagli investitori. In conferenza stampa, l’assessore alle attività produttive Mario Melazzini ha spiegato che la nuova iniziativa della Regione sui minibond, con il supporto di Finlombarda, vuole individuare le imprese lombarde con le potenzialità di emettere obbligazioni, assistendole: nella ristrutturazione; nell’emissione, mettendo a disposizione 2,5 milioni di euro; nell’acquisto di quote di obbligazioni (20-30%). Basteranno?

07magri21FBLo abbiamo chiesto ad Alessandro Sannini, amministratore delegato di Twinadvisors Limited e fondatore del portale Minibond.eu. Da circa un anno è uno dei più esperti in Italia nel settore debito privato, con un’emissione all’attivo (novembre 2013).

Con l’Operazione Minibond, Regione Lombardia coprirà i costi di emissione dei minibond per due milioni e mezzo di euro: goccia nel mare o cambio di passo? Sicuramente è un buonissimo inizio, sulla scia di altre Regioni italiane come la Toscana. Si parla di copertura dei costi di emissione con un voucher: considerato che mediamente per un emissione da 10 milioni di euro si parla di 40mila euro, con 2,5 milioni se ne possono sostenere molte.

L’operazione prevede anche l’acquisto di parte dei minibond emessi da parte della Regione. Pensa sia il modo giusto per favorire la diffusione di questa forma di finanziamento? Certamente il collocamento a fermo già in alcuni casi è già effettuato dalla BEI (Banca Europea per gli Investimenti, ndr). Comunque, considerato che oltre alla Regione anche le banche partecipano all’emissione, si arriverebbe a coprire metà della stessa. Il collocamento assicurato aiuta gli imprenditori più scettici, ma bisogna poi indagare su criteri e modalità d’acquisto. Infatti la partecipazione al collocamento dei minibond potrebbe essere contestata dall’Ue come aiuto di Stato, se effettuata direttamente dalla Regione. Sarebbe importante creare dello scambio sul mercato, favorendo il secondario (il mercato dove si scambiano titoli già in circolazione, ndr), che ad oggi non esiste.

Con questa operazione, sarà anche possibile scendere sotto il taglio minimo dei 5 milioni di euro, promuovendo l’accesso delle medie imprese ai minibond. Basterà? Oppure ci sono altri fattori al di là di quelli economici a frenare le imprese dall’emetterli? Potrebbe aiutare, ma il rischio è che si configuri il solito stile da aiuto di stato o da agevolazione stile bando pubblico. In linea generale, emissioni così piccole non sono attrattive per il mercato internazionale. Si ritiene che debbano essere più grandi e soprattutto figlie di aziende già abbastanza strutturate. Ma a parte la dimensione dell’emissione, ciò che frena in molti casi è la qualità dell’emittente e la presentazione formale agli investitori.

L’assessore all’Economia Massimo Garavaglia è convinto che l’Operazione possa far decollare il mercato dei minibond da noi. Lei è d’accordo? Il ruolo degli enti pubblici può supportare sicuramente l’attivazione del mercato, oltre a sostenere i costi di ammissione, ad esempio con l’utilizzo dei fidi regionali e delle finanziarie per offrire garanzie. Comunque esistono delle traiettorie pubblico-private di sicuro sostegno per queste attività.

L’assessore Garavaglia ha anche messo sotto accusa le regole di Basilea III
(provvedimenti approvati in conseguenza della crisi finanziaria del 2007-2008 per perfezionare la preesistente regolamentazione prudenziale del settore bancario, ndr), che nei prossimi anni porteranno a una riduzione del credito di 100-150 miliardi di euro. Che ruolo hanno avuto queste regole nel credit crunch? (il calo dell’offerta di credito da parte delle banche, ndr)
L’assessore ha pienamente ragione: Basilea III crea oggettive difficoltà per le banche nel coprire il medio-lungo termine, che tra qualche mese non ci sarà più. Molti imprenditori sostengono di poter continuare il loro rapporto di lungo termine con il sistema bancario. Ma non sarà più così. È urgente passare da un sistema bancocentrico a uno più basato sul mercato.

Lei è anche a.d. di Twinadvisors Limited, società londinese nata per portare i minibond italiani sui mercati dei capitali internazionali. Insomma, oltre alla fuga dei cervelli assistiamo anche a quella dei capitali? Cosa ha Londra più di Milano? Siamo andati a Londra perché siamo in una filiera con un broker/Sim con un desk internazionale di collocamento con più di 300 controparti (GMSA Investments) e Atlantide AM, piattaforma di fondi che ha già sottoscritto alcuni minibond. Non parlerei di fuga di capitali, ma di ricerca di capitali che possano essere investiti sotto forma di bond. L’Inghilterra e Londra in particolare hanno una platea più ampia di investitori che Milano, quindi più opportunità.

 

Valentina Magri



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