28 maggio 2014

COMUNE DI MILANO: AZIONISTA SCONSIDERATO DI A2A


Nel 2007 esistevano due municipalizzate, Aem – Milano – e Asm – Brescia , che davano lavoro a poco meno di 5.000 dipendenti. Dalla loro fusione e incorporazione di altre società tra cui le municipalizzate Amsa (Milano) e Aprica (Bresci) nacque (2008) a2a che assommava 8.500 dipendenti. In seguito ad acquisizioni e iniziative varie – in particolare Edipower, EPCG (Montenegro), Acerra – a2a nel 2102 risulta essere la maggiore multiutility italiana: quasi 12.000 dipendenti e un fatturato di circa 6.5 miliardi. La crescita tumultuosa ha prodotto una società carica di debiti – e un rating pericolosamente vicino alla “spazzatura” – e con un organigramma assai confuso, e dal 2012 la dinamica del mercato elettrico – più di metà del fatturato del gruppo – é stata negativa. La dirigenza e il c.d.a. duale (gestione più sorveglianza) nominata nel 2012 riduce significativamente l’indebitamento, e produce e distribuisce utili: il titolo a2a cresce di oltre il 30%. Questo è avvenuto in due anni soprattutto con buoni interventi sul mercato elettrico e del gas e con una politica di riorganizzazione e efficientizzazione interna, che ha trovato il pieno sostegno del personale, che si è ridotto solo marginalmente.

04silva20FBI due azionisti di maggioranza – Milano e Brescia 27,5% ciascuno – avrebbero dovuto essere contenti, ma così non è. Per motivi in parte definibili “ideologici” – l’amministrazione “duale” è ritenuta superata (forse sì, ma quali sono gli argomenti concreti?) – e, forse, anche per motivi politici o personali inconfessabili, i due sindaci decidono di cambiare, optando per la governance tradizionale. La vecchia dirigenza decade e senza alcuna spiegazione il vertice viene totalmente modificato. L’incertezza blocca ogni decisione della società da gennaio a giugno. La nuova governance, che per la prima volta mette piede in a2a, avrà bisogno di molti mesi per elaborare un proprio piano, e dovrà riuscire nella non semplice impresa di preservare l’attuale solidità interna della società. Si aggiunga che i geniali azionisti di maggioranza dopo aver deciso di vendere il 7% circa delle azioni sembrano aver cambiato idea: contrordine, nessuna vendita. Comunque nel nuovo c.d.a. entrano amministratori nominati dai soci di minoranza.

Quella appena raccontata è solo la parte della storia che riguarda i due comuni nella loro veste di azionisti. Essi però sono anche – e direi soprattutto – stakeholder, ossia soggetti interessati ai buoni servizi di a2a: illuminazione, rifiuti, teleriscaldamento, etc. Il Comune stakeholder ha dato migliori prove di sé rispetto al Comune azionista? Vi è da dubitarne.

Si tenga presente che con la crescita sopra descritta la società è molto più della somma di due municipalizzate. É ora una grande impresa che opera primariamente in un settore declinante -produzione elettrica tradizionale -, così che per evitare l’eutanasia deve crescere su altri mercati. Certamente deve investire fuori dalla Lombardia, forse all’estero. Il settore più ovvio, date le competenze è quello dei rifiuti. Potrebbe però anche investire in reti di teleriscaldamento o in servizi per la “città intelligente”. Il fatto è che per decidere è necessario un interlocutore pubblico, che rappresenta la domanda, e forse uno o più partner finanziari. Ovvio pensare al Comune di Milano, per quanto riguarda la domanda. Da tempo quest’ultimo, e la Regione Lombardia devono elaborare un piano regionale per ridurre il C02, e il teleriscaldamento è parte integrante del progetto. Ma il Comune di Milano non solo non dà segnali per il futuro, ma anche nel passato ha mancato di chiarire al suo interlocutore-società partecipata che cosa intendeva fare. Rispetto a quello di Milano il Comune di Brescia, pur muovendosi in una prospettiva più provinciale, nostalgica di Asm, si fa sentire, diversamente da Milano. A difesa di Milano vi è forse da dire che la criticità di EXPO non aiuta a concentrarsi su aspetti apparentemente meno urgenti, ma alla lunga più importanti.

A2A é ancora una grande società, sana e operante in attività di grande interesse per Milano. Certamente però l’attuale proprietario e stakeholder non è un fattore di tranquillità per il futuro.

 

Francesco Silva



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