28 maggio 2014

libri – BREVE STORIA DEL LIBRO (a modo mio)


 

ANDREA KERBAKER

BREVE STORIA DEL LIBRO (a modo mio)

Ponte alle Grazie, 2014

pp. 268, euro 16,80

 

libri20FBAndrea Kerbaker, già nel 2013, con il suo “Lo scaffale infinito“, ci aveva preso per mano e condotti a visitare le più belle, o le più celebrate collezioni di libri di uomini illustri o ignoti, personaggi ricordati ancora oggi o oramai dimenticati: Francesco Petrarca, con i suoi amatissimi scritti di Virgilio, Hernando Colòn, figlio illegittimo di Cristoforo Colombo, cardinali potentissimi come il Mazarino e Federico Borromeo, il duca di Noailles, ambasciatore del re di Francia presso il Pontefice, a cui si deve la pubblicazione dei “Discorsi” di Galileo Galilei, a dispetto del silenzio imposto dal Santo Uffizio al grande scienziato.

Oggi, nel 2014, Kerbaker ci trascina in un turbinio di eventi aneddoti, momenti essenziali nella storia della cultura e della tecnologia, nomi divenuti toponimi nella storia del libro a stampa, quali Gutenberg (al secolo Johanness Gensfleisch zum Laden zum Gutenberg) Aldo Manuzio, Elzevier, Bodoni. E tanto, tanto altro.

Questo immenso e fascinoso materiale è raccolto nella sua “Breve storia del libro, A modo mio” che attraversa con arguzia, disincanto e profondo coinvolgimento, tutti propri dell’autore, le scritture rupestri, i manoscritti degli amanuensi, il trionfo della stampa, le mille miopie delle mille censure, i libri dell’illuminismo e l’illusione della modernità, il “copy right act” del 1709 e la successiva formalizzazione del diritto d’autore nella Francia rivoluzionaria del 1793, la nascita dell’industria editoriale sulle spalle dei giganti dell’Ottocento, quella del marketing e dei premi letterari, l’editoria diffusa del secondo dopoguerra … . E poi? Al poi, al domani del libro, l’autore dedica un’analisi accurata e profonda che si può riassumere nella constatazione che la storia del libro è uno dei tanti tortuosi sentieri che percorre la libertà nella faticosa impresa di migliorare l’esistenza di ognuno.

Ma anche in questa prospettiva consolante, l’opera di Kerbaker ci fa balenare con impietosa lucidità una serie di interrogativi. Se il libro possa essere considerato, secondo quanto diceva quaranta anni fa Mc Luhan, l’archetipo della cultura di massa e prodotto tecnico e sociale di istanze di conoscenza, che tendono a “leggere” il mondo invece di guardarlo e analizzarlo, invece di penetrarlo e viverlo nella sua complessità. Se la stampa si sia manifestata come la “prima merce uniformemente ripetibile, facendo sì che il libro celebrasse il trionfo di un processo profondo di omogeneizzazione visiva di ogni esperienza a danno di tutti gli altri strumenti di conoscenza sensoriale.

La risposta positiva a queste domande porta a una prima conclusione convincente o quanto meno plausibile: che il libro ha assunto nei secoli e fino a oggi il ruolo di oggetto portatore di un messaggio al lettore-utente che ne percepisce l’unità comunicativa e che riconosce in se stesso il terminale privilegiato della azione del leggere. Il libro, dunque, è andato assumendo un ruolo di primo piano nell’apparente privatizzazione dell’esperienza culturale e dell’apprendimento, tipica delle comunicazioni di massa, nelle società pan-alfabetizzate. Si è aperta così la strada all’avvento universale della comunicazione digitale, che ne ha messo in crisi l’indiscussa preminenza.

L’Encyclopédie” ha costituito probabilmente il più alto grado di ambizione sociale del libro a stampa come modello teorico e come strategia di conoscenza, saturando il campo di attenzione del lettore con l’attività di un solo senso: la vista, proponendosi come “copia del mondo” con un forza diffusiva e un consenso sociale mai conosciuti in passato e che oggi si ritrovano puntualmente, con un processo di moltiplicazione illimitato, in internet e nella rete in generale.

C’è da essere certi che l’ingegno di Andrea Kerbaker non mancherà tra breve di stupirci di nuovo, misurandosi per il piacere sei suoi lettori con questi nuovi interrogativi.

Paolo Bonaccorsi

 

questa rubrica è a cura di Marilena Poletti Pasero

rubriche@arcipelagomilano.org



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