21 maggio 2014

EXPO. IL DANNO ERARIALE E LE FATICHE DI RAFFAELE CANTONE


Mentre la magistratura indaga e il governo Renzi nomina un magistrato, Raffaele Cantone come supercommissario anticorruzione all’Expo, al drappello degli inquirenti si aggiunge la magistratura contabile: la Sezione Giurisdizionale per la Lombardia della Corte dei Conti vuole accertare se in tutta la vicenda di Expo qualcuno non sia incappato nel reato di “danno erariale”. “Nell’ordinamento giuridico italiano è detto”danno erarialeil danno sofferto dallo Stato o da un altro ente pubblico a causa dell’azione o dell’omissione di un soggetto che agisce per conto della pubblica amministrazione in quanto funzionario, dipendente o, comunque, inserito in un suo apparato organizzativo.” (Wikipedia)

01editoriale19FBAll’uomo della strada e alla casalinga di Voghera la cosa non può che fare piacere, anche se sanno per triste esperienza che la giustizia è terribilmente lenta e soprattutto che i ” buoni avvocati” riescono di solito a trarre d’impiccio i ricchi e i potenti e che mal che vada c’è sempre un pomeriggio ai servizi sociali per pareggiare i conti. Ma la cosa che rende interessante l’intervento della Corte dei Conti è invece cosa possa considerarsi danno erariale nella vicenda Expo e di conseguenza chi ne sia responsabile.

Non sono un giurista ma accusare di danno erariale chi ha corrotto per aggiudicarsi un appalto mi sembra arduo perché bisognerebbe dimostrare che altri avrebbero potuto eseguire le stesse opere a condizioni migliori. Aver invece consentito o per negligenza o intenzionalmente che vi siano stati fatti di corruzione, questo certo costituisce danno erariale. È dunque danno erariale anche avere in qualsiasi modo ritardato le decisioni concernenti Expo? E se lo è, che entità avrebbe e come lo si calcola? La stessa cosa vale per l’omessa sorveglianza per i singoli membri del Consiglio di amministrazione di Expo, anche se un “buon avvocato” dimostrerà che non si tratta di Ente pubblico e altri simili cavilli ai quali siamo abituati. Comunque tutte questioni assai intricate.

Se posso modestamente indicare un danno certo e calcolabilissimo, oltre a quello di immagine, basta vedere quali e quante richieste faranno le imprese, soprattutto quelle estranee alle vicende di corruzione, per aver dovuto ricorrere al lavoro straordinario, festivo e notturno. Banale. Siamo di fronte a cifre elevatissime e, salvo qualche eccezione, non vedo all’orizzonte persone fisiche in grado di farvi fronte anche se all’uomo della strada e alla casalinga di Voghera forse basterebbe una condanna nella speranza, temo vana, di vedere scomparire per sempre dalla scena certi personaggi.

Veniamo alle fatiche di Raffaele Cantone. Una missione davvero quasi impossibile. Tenuto conto delle sue più che legittime precisazioni (“Non sono qui a sostituire la magistratura inquirente”) dunque arriva per controllare che negli appalti ancora da aggiudicare e forse in quelli in itinere, tutto sia fatto nel perfetto ossequio dello “spirito” delle leggi e della “sostanza” delle medesime.

Come farà e come sia possibile non so, col breve tempo che ha a disposizione, visto che tutta la lunga “filiera” dell’appalto pubblico può essere manipolata da chi vuol commettere illeciti. Bisognerebbe cominciare a vedere se i progetti sono completi e i bandi non nascondano tranelli come la discordanza tra tavole grafiche, descrizione ed elenchi prezzi: discordanze spesso intenzionali per favorire la formazione di riserve contabili. Tanto per citare un esempio. Dato poi che correggere è spesso più lungo e complicato che fare ex novo tanto ne avremmo a ricominciare da zero. Ma non c’è tempo. Bisognerebbe andare a riguardare le varie “commissioni” che sono previste nei meccanismi di aggiudicazione per accertarsi innanzitutto della loro competenza e poi della loro indipendenza.

Per il futuro bisognerebbe che ogni commissario esprimesse il suo parere per iscritto per poterlo valutare a posteriori. Bisognerebbe che tutti questi atti (come tutti quelli relativi all’appalto pubblico come ormai si chiede a gran voce da più parti) fossero classificati come open data e dunque accessibili a tutti. Bisognerebbe … bisognerebbe … bisognerebbe! Un lungo elenco di cose ovvie. Bisognerebbe forse in primo luogo, come in parte sta raccontando l’ingegner Maltauro, farsi dire come si fa, non tanto per saperlo perché si sa già, ma per avere una “autorevole” conferma: chi da tempo lo dice non è mai stato ascoltato. Il “danno erariale” di questa sordità a chi lo vogliamo attribuire?

Luca Beltrami Gadola

Fuori sacco: La Lega dei Ticinesi (l’omologo ticinese della Lega Nord) sta raccogliendo le firme necessarie (7.000) per indire un referendum popolare contro il finanziamento di tre milioni di franchi svizzeri che il Canton Ticino vuole investire per Expo. Le ragioni? Hanno letto le cronache delle ultime settimane.



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