21 maggio 2014

EXPO E TRASPARENZA. DIMENTICARE QUELLO CHE C’È GIÀ


Nel maggio del 2012, ben due anni fa, riferivo ai lettori di ArcipelagoMilano circa la legge approvata dal Consiglio Regionale Lombardo nell’aprile dello stesso anno sulla corretta gestione degli appalti in occasione di Expo 2015. In particolare, per quanto riguarda la gestione degli appalti pubblici, la normativa prevedeva che venisse garantita la tracciabilità dei flussi finanziari dei contratti, attraverso appositi e dedicati conti correnti (bancari o postali).

10livigni19FBCon riferimento ad Expo 2015, veniva istituito presso la Giunta Regionale il Comitato per la trasparenza degli appalti e sulla sicurezza dei cantieri, con il compito di monitorare il rispetto della normativa in materia di contratti di lavoro, servizi e forniture e degli investimenti pubblici.

Dovevano far parte del Comitato cinque esperti nominati dalla Giunta, all’inizio di ogni legislatura. È evidente che il complesso meccanismo degli appalti edìli e di servizi, aperti in vista di Expo 2015, è un potenziale rischioso mezzo di infiltrazione di forze criminali in ambito pubblico e le procedure di controllo possono essere davvero un utile strumento di contrasto in tal senso. I fatti di cronaca di questi giorni sono davanti agli occhi di tutti e non s’intende in questa sede commentarli, ma solo far rilevare un clamoroso problema politico di gestione di questo “grande evento” milanese.

Il premier Matteo Renzi, nei giorni scorsi a Milano per occuparsi della “patata bollente”, ha proposto l’adozione della piattaforma informatica “open Expo” quale rimedio per assicurare la trasparenza della gestione: tutte le spese, gli appalti, i contratti, i compensi, i bilanci vari dovranno essere pubblicati online, così da rendere accessibili e trasparenti tutti i passaggi di denaro. Tale idea è sicuramente molto valida, peccato che se ne era parlato già due anni fa ed era stato oggetto della predetta Legge Regionale.

La normativa regionale del 2012, infatti, aveva previsto il sistema di gestione informatizzata SI.G.Expo, mezzo ad altissima sofisticazione informatica che doveva consentire di rendere pubblici tutti gli appalti, le spese e i soggetti coinvolti nelle singole procedure. Non solo. Il 7 marzo 2012 si insediava presso il Ministero dell’Università e della Ricerca l’Innovation Advisory Board (IAB) di Expo 2015, un organismo in cui sedevano tutti i partner tecnologici che avrebbero dovuto contribuire all’avvio dell’infrastrutturazione informatica e telematica dell’evento.

Coordinatore del progetto era Riccardo Luna, primo direttore di Wired ed erano invitate a partecipare al comitato anche quattro donne di grande valore come Flavia Marzano, presidente di Stati Generali dell’Innovazione, la virologa Ilaria Capua, scienziata di fama internazionale, Loretta Napoleoni, esperta mondiale di economia e terrorismo e Lucia Votano, direttore dei Laboratori Nazionali del Gran Sasso, Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. Tale organismo di fatto non si è mai riunito e l’informatizzazione della gestione degli appalti Expo è stata a tal punto incompleta da aver consentito le storture contabili che sono emerse in queste settimane.

Non si entra volutamente nell’ambito della cronaca giudiziaria, chi scrive è a tal punto convinto del principio di non colpevolezza sino a condanna definitiva da non prendere in nessuna considerazione eventuali responsabilità personali, per ora appena accennate nelle indagini. Ma con riferimento all’ambito politico non si può far a meno di notare che tanto era chiara la consapevolezza del legislatore regionale del 2012 che intuiva i possibili molteplici interessi economici illeciti nella gestione di Expo e proponeva una soluzione di “informatizzazione trasparente” quanto la prassi gestoria di questo grande evento ha di fatto omesso colpevolmente tale controllo. Auguriamoci che non sia troppo tardi e che l’ultimo anno che ci separa dal “calcio d’inizio” di Expo 2015, con le numerose opere ancora da ultimare, possa davvero essere l’inizio di una svolta di legalità nella gestione delle opere pubbliche in Italia, così spesso legate a doppio filo da interessi illeciti.

Ritiene chi scrive che ne vada anche del buon successo complessivo di questo grande evento milanese che potrebbe diventare, se ben gestito, un esempio virtuoso di un nuovo modo di occuparsi di grandi eventi in Italia e, se mal gestito, l’eterno ritorno di vecchi problemi.

Ilaria Li Vigni



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