21 maggio 2014

sipario – «AMORE È MORTE», ROLAND PETIT


 

«AMORE È MORTE», ROLAND PETIT

Almeno fin dai tempi della tragedia greca il tema di «amore e morte» (eros e thánatos) ha sempre riempito le pagine di scrittori, poeti, drammaturghi e riempito i palchi e le sale di pubblico. La domanda che si pone è sempre la stessa: «amore e morte», come un bipolarismo che bilancia la vita degli uomini, oppure «amore è morte», come l’ineludibile contrappeso che schiaccia gli uomini. Roland Petit nel 1946, nell’immediato dopoguerra, è finora l’ultimo grande esegeta di eros e thánatos e risponde arrivando autonomamente alle stesse antiche e pessimistiche conclusioni dei grandi tragici greci: Eros è Thánatos.

Le jeune homme et la mort di Roland Petit Roberto Bolle, Darcey Bussell Teatro alla Scala 2007Dalla prossima settimana (28 maggio) fino al 20 giugno alla Scala di Milano andrà in scena Serata Petit con il dittico Le Jeune homme et la mort (1946) e Pink Floyd Ballet (1972), di produzione del Teatro alla Scala. I due balletti non sono legati sul piano semantico, Petit non li aveva pensati così e si percepirebbe uno stridore forte se a teatro si cercasse di trovare una connessione di significato. Il dittico assume significato se si collega alla tradizione scaligera e alla storia di Petit alla Scala di Milano: infatti, nel 2009 Roland Petit ancora in vita ha potuto ancora vedere e curare le riprese scaligere di entrambi i balletti, scrivendo delle lettere in cui spera nel successo di queste due opere a Milano.

Sul palco scaligero torneranno dall’American Ballet Theatre gli jeunes hommes Roberto Bolle e Ivan Vasil’ev, che danzeranno rispettivamente con le morts Marta Romagna e Nicoletta Manni (prime ballerine del balletto del Teatro alla Scala). Forse Roberto Bolle vestirà per il ruolo la tradizionale salopette allacciata sul torso nudo da una bretella sola, come già aveva fatto nel 2009 e come era il costume originale, mentre se Vasil’ev vestirà i costumi che aveva indossato per la rappresentazione di Kings of the Dance, lascerà il torso interamente nudo, facendo esplicita citazione del connazionale Nuriev, quando nel 1966 registrò il balletto insieme a Zizi Jeanmarie, la moglie di Petit, sotto la regia dello stesso Petit.

La storia de Le Jeune homme et la mort è semplice e intensa, creata dal grande librettista Jean Cocteau, esponente letterario dell’esistenzialismo francese, sulle note di Passacaglia e tema fugato in do minore di Bach (1706-1713). Un ragazzo chiuso nel proprio appartamento aspetta la ragazza che è causa della propria infelicità. Quando lei entra (di solito in giallo), lo insulta, schernisce in un contrastato pas de deux dalle forme spigolose e, nonostante le suppliche del giovane, la ragazza esce improvvisamente come era entrata. Lui minacciava persino il suicidio e addirittura lei lo aveva incoraggiato: allora in preda alla disperazione si impicca nel proprio appartamento. Nella solitudine del suicidio consumato entra la morte, bianca con la maschera in volto, nella scenografia cha si sposta sui tetti d Parigi immersa nella notte, entra la morte. Lei prende con sé il giovane e lo porta sui tetti in una dimensione onirica e intangibile, poi toglie la maschera e la pone sul viso del ragazzo, che esce di scena salendo sempre più sui tetti. La morte bianca è la ragazza in giallo, «amore è morte».

Domenico G. Muscianisi

 

questa rubrica è a cura di Emanuele Aldrovandi e Domenico G. Muscianisi

rubriche@arcipelagomilano.org



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