7 maggio 2014

MILANO: UN MEZZANINO PER I SIRIANI LA BUSINESS CLASS PER GLI EMIRATI


“Ci sarà il mondo” è uno dei nuovi claim di Expo 2015. Ma non tutto il mondo attende Expo per arrivare qua, sono già 5600 i profughi siriani passati da Milano da ottobre a oggi. L’ambizione internazionale, la dimensione cosmopolita di Milano si scontra con i livelli amministrativi e di governo. Il Comune in prima linea, la Regione imboscata, il Governo in contumacia. E questo vale per i profughi siriani, quanto per la partita su Malpensa e le sue tratte. Uno scontro che travalica le appartenenze politiche e mette a confronto gli interessi elettorali, le relazioni commerciali, i principi umanitari.

06mattace17FB“Maroni dovrebbe informarsi meglio. In stazione centrale non ci sono bivacchi senza controllo. E questo soltanto grazie alla mobilitazione imponente e solidale del Terzo settore e del mondo del volontariato milanese, con la regia del Comune. Perché fosse per la Regione, grande assente in questa vicenda, allora sì che centinaia di profughi siriani in fuga dalla guerra e per gran parte bambini si ritroverebbero lì abbandonati a se stessi, buoni soltanto per farci sopra un po’ di speculazione e campagna elettorale alla Salvini”. Queste le parole di Lucia Castellano capogruppo di Patto Civico in Regione Lombardia.

Un film già visto del resto con la scorsa giunta: vi ricordate nel 2006 gli eritrei accampati ai Giardini Pubblici in via Manin? E l’occupazione da parte dei profughi del Corno d’Africa del convento di via Kramer? Erano 200 persone. Quest’anno di profughi siriani ne sono passati circa 5600, di cui 1400 bambini e mentre il Comune con la generosità del volontariato e delle associazioni è in prima linea nel gestire questo dramma umanitario, Regione Lombardia latita.

La latitanza è organizzativa, non mette a disposizione né alloggiamenti idonei, visto che il Comune di Milano ha esaurito tutta la propria disponibilità, né idonea assistenza sanitaria. Tantomeno sollecita il Governo per ottenere un immediato piano che comprenda il permesso umanitario, in modo da consentire la circolazione su tutto il territorio europeo. Ma è soprattutto latitanza politica quella del centrodestra che non ammette la discussione in aula della mozione delle opposizioni, negando il sussistere di una emergenza nel momento in cui dovrebbe assumersi delle responsabilità, ma è pronta a sbandierarla a fini elettorali, mistificando lo status dei siriani da profughi a clandestini.

Le parole di Pierfrancesco Majorino nei confronti del Governo sono durissime: “Il governo se ne lava le mani, gioca a nascondino. Scarica tutto l’onere della gestione materiale su due punti, la Sicilia e noi. Milano è sola come Lampedusa. (…) È inutile che ci giriamo intorno: questi profughi se non sono assistiti fanno il loro viaggio grazie alle reti criminali. Di fatto il governo, volente o nolente, confida che la manodopera criminale porti via dall’Italia i siriani. Questa è l’esperienza che stiamo facendo in questi mesi.”. E sfiora la minaccia: “Il governo o ci è, o ci fa. Non pensi, quando avremo il semestre di presidenza europea, che Milano si presterà a fare il gioco sporco per nascondere sotto il tappeto il problema dei profughi”. Il giorno dopo Alfano è arrivato a Milano. L’emergenza non c’è dice Angelino Alfano, come lo potrebbe dire un milanese che non passa dalla Stazione Centrale e non vede, non sa. La differenza, non lieve, è che lui è ministro dell’Interno.

Il cosmopolitismo di Milano passa anche da qui: da relazioni internazionali che non si esauriscono nel fare da osti alle parate ufficiali, all’Asem gli incontri bilaterali tra Asia e Europa, o nelle riunioni informali dei ministri europei durante il semestre di presidenza. Ma che si coltivano con pratiche che non fanno dei principi umanitari delle vuote etichette retoriche e con gesti simbolici come la cittadinanza onoraria a chi sta aspettando il 18 anno, affrontando la lunga trafila burocratica prevista dalla legge, per essere considerato a tutti gli effetti un cittadino italiano.

Ma il Comune non si ferma qui, pensa in grande e rilancia, è sceso in campo a difesa del collegamento diretto Milano-New York operato dalla compagnia aerea Emirates. Palazzo Marino ha deciso di costituirsi in giudizio davanti al Consiglio di Stato per ottenere la riforma della sentenza con cui il Tar Lazio si era espresso contro l’autorizzazione concessa a Emirates di collegare direttamente Malpensa con scalo di JFK.  In nome di Expo ma non solo, a tutela della continuità del servizio, che ha avuto positive ricadute turistiche e occupazionali, ed evitare enormi disagi per tutti i passeggeri. “Non vogliamo che Malpensa sia penalizzata, come è successo in passato, perché à anche da qui che passa lo sviluppo del Paese”.

Maroni se ci sei batti un colpo.

Giulia Mattace Raso

 

 



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