13 luglio 2009

EDILIZIA IN REGIONE: MAGGIORANZA ALLA SOGLIA DELLA CRISI


Come noto di questi tempi ormai si dimentica in fretta la dinamica dei fatti ma vale la pena ricordare che il governo decise all’inizio dell’anno di annunciare uno speciale piano per la casa in deroga a regolamenti e strumenti urbanistici, peraltro senza individuare le risorse conseguenti, cui sono seguiti vari testi poi ritirati.

Le amministrazioni regionali in sede di conferenza Stato-Regioni hanno ribadito con fermezza la competenza di queste ultime a legiferare in materia giungendo a un’intesa siglata il 1° aprile ove si consentono interventi straordinari per il rilancio non più di un piano casa ma dell’edilizia in generale per una durata di 18 mesi.

In pratica si parla ad altri attori: non certo a chi attende una casa ma a chi già la possiede.

Toscana, Veneto, Campania, sono state le prime ad adeguarsi entro i limiti stabiliti dall’accordo, ognuna in modo un po’ diverso, così come presumibilmente faranno anche le altre Regioni, formando un eterogeneo quadro di norme locali, forse federaliste, ma non si sa bene quanto costituzionali.

La Lombardia ha presentato un testo di legge un po’ allargato sostenendo che trattasi di una deregolamentazione provvisoria e che in pratica la legge non è niente di sconvolgente, piccole opere in deroga finalmente fattibili con regole semplificate e che eliminano fastidi burocratici.

Da superare sono i modelli rigidi dei piani regolatori preso atto che anche dalle loro maglie fitte le norme in passato sono state raggirate comunque, cambi di destinazione, lotf, sopralzi, sottotetti, ricostruzioni, varianti, il tutto insabbiato da generosi condoni.

Ora la tecnica è diversa: si condona prima autorizzando interventi edilizi in deroga.Poi si proclamano come interventi a tutela dell’ambiente e del territorio quelli nei parchi, nelle aree agricole, nei centri storici, per valorizzarli naturalmente; si costruisce di più ma con risparmio energetico.Vale in particolare la pena di rilevare una frase contenuta nell’intesa: “Tali interventi edilizi non possono riferirsi a edifici abusivi o nei centri storici o in aree d’inedificabilità assoluta.”

L’indicazione è stata ignorata dalla Giunta Lombarda che prevede interventi sia nei centri storici sia nei parchi.
Ciò ha provocato malumori all’interno della maggioranza sia per questa scelta che per le seguenti: il superamento della vecchia dizione “locale seminterrato senza permanenza di persone” che ha sconvolto la vita a progettisti e operatori, liberalizzando i seminterrati che diventano agibili in deroga alle norme di sicurezza, agibilità, condizioni igieniche. Il riuso abitativo, dopo i sottotetti, di logge e porticati, stalle e fienili, sopralzando, allargando, tutto in deroga, come detto, nelle aree agricole, nei parchi, nei centri storici. Per 18 mesi allegria. E sconti sugli oneri. Parcheggi, servizi, verde, non si comprende come si faccia fronte allo standard dovuto. Salvo per il produttivo che deve rimanere tale, non c’è nessun richiamo come prevede la legge regionale n. 12/05 a mantenere per 10 anni la destinazione d’uso residenziale nei nuovi interventi, né a procedere almeno all’accatastamento delle nuove unità. Via col vento e via col nero? E nei quartieri popolari anziché migliorare la qualità della vita si densifica fino al 40% in più consumando suolo senza prevedere compensazioni. Equivoco poi il fatto di promuovere il risparmio energetico aumentando i volumi. Si richiedono criteri antisismici per gli ampliamenti, nulla per l’esistente. Molti i dubbi su come e chi valuta se un edificio non è coerente con il contesto nei centri storici. Nessun accenno alla qualità architettonica.Questi sono gli interrogativi emersi a mezza bocca anche dentro la maggioranza che governa la Regione indotta quindi a disertare le riunioni della competente commissione consiliare e a rimandare l’approvazione in aula del testo.

 

Persino il Presidente della commissione territorio ha presentato ben 25 emendamenti ritirati per ordine superiore due giorni dopo. La contraddizione politica si snoda tra il messaggio formigoniano del fare per lo sviluppo e le ansie della Lega la cui base locale è perplessa di fronte ad un’espansione edilizia senza regole.

Eppure d’interventi straordinari c’è n’è sarebbe bisogno. Sarebbe sufficiente un programma mirato per le periferie e l’edilizia residenziale pubblica. Per rilanciare l’edilizia sia pubblica che privata innanzitutto sarebbe utile snellire la legge regionale n. 12/05, diventata un mostro inapplicato, introducendo semplificazioni per un’efficienza immediata degli strumenti urbanistici. Infatti da cinque anni i piani provinciali non sono stati adeguati alla 12/05, così come mancano i PGT che l’80% dei comuni lombardi non ha ancora, in particolare tutte le città capoluogo sono inadempienti.

Per non parlare dal piano territoriale regionale che non c’è, sempre per contrasti in seno alla maggioranza, piani d’area compresi (Malpensa/Linate, Montichiari, Valtellina).

Derogare ha un senso se alle spalle c’è un quadro urbanistico definito non se si opera in regime di transitorietà. Ma questa situazione fa comodo altrimenti non si capirebbe perché resiste una legge urbanistica del 1942 che nessuno cambia per intero preferendo che si agisca di volta in volta con leggi straordinarie in deroga, come gradiscono i grandi immobiliaristi cui piacciono gli accordi individuali.

Cosa produrrà alla fine questa legge per una nuova, o meglio vecchia edilizia? Sicuramente risultati politici di consenso per chi parla alla pancia della gente. Per chi è interessato a un mercato regolato ed ha una visione complessiva del territorio tocca far finta di accettare misure anticrisi e sperare nei minor danni possibili all’ambiente, risorsa irripetibile e che è l’unica di cui disponiamo.

Le nuove norme affidano la ripresa economica alla liberalizzazione d’interventi edilizi in deroga agli strumenti urbanistici e ai regolamenti vigenti per diciotto mesi, fino a metà marzo 2011. Considerato in tre anni il tempo di esecuzione delle opere arriviamo al 2014, un periodo lungo per dare risposte urgenti a breve. Segue il day after. Ma non si dica, ai posteri l’ardua sentenza, no, prevenire è meglio. Le forze politiche di opposizione si sforzano di rimanere sul tema ma l’argomento del buon governo non sarà quello prevalente in Regione e ogni proposta migliorativa non sarà considerata. Perché alla fine la maggioranza troverà un accordo politico e blinderà il testo approvato dalla Giunta non dimenticando che l’anno prossimo si vota per la Regione e il confronto per equilibrare i poteri è già iniziato.

Emilio Vimercati

 



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