7 maggio 2014

cinema – LA SEDIA DELLA FELICITÀ / SMETTO QUANDO VOGLIO


Dall’8 al 15 maggio Festa del Cinema: in tutta Italia l’ingresso alle sale sarà a tariffa ridotta (3 euro e 5 euro per i film in 3D). La Festa del Cinema è promossa dalle associazioni di categoria, ANEC, ANICA, ANEM insieme a ACEC e FICE. Tutte le informazioni sulle sale aderenti e sulle iniziative collegate sul sito http://www.festadelcinema.it.

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LA SEDIA DELLA FELICITÀ

di Carlo Mazzacurati [Italia, 2013, 100′]

con Valerio Mastandrea, Isabella Ragonese, Giuseppe Battiston, Roberto Citran

L’umanità semplice che ha attraversato leggera e malinconica i film di Carlo Mazzacurati, sta tutta dentro il protagonista del suo ultimo film, che ha lo sguardo disincantato e senza malizia di Valerio Mastandrea.

Mazzacurati ha costruito mondi verosimili fatti di uomini e donne comuni, che vivono vite vere e che rimangono invischiati, quasi sempre per necessità e spesso loro malgrado, in vicende straordinarie, cioè fuori dall’ordinario. Mondi che trovano sintesi perfetta nella naturalezza con cui il protagonista di questa commedia, semplicemente e naturalmente si adatta agli eventi surreali che gli capitano.

Succede tutto nella profonda provincia veneta, dove Dino, tatuatore gentile con negozio-casa a una vetrina nel centro commerciale, accompagna in una improbabile caccia al tesoro Bruna, giovane estetista dal disarmante e innocente sorriso, dirimpettaia di negozio, che intravede una possibile svolta della sua vita dopo che una detenuta le ha confidato in punto di morte l’esistenza di una preziosa refurtiva nell’imbottitura di una sedia.

Tra aste giudiziarie e ricerche caparbie dei passaggi di proprietà delle sedie, pignoramenti di macchinari estetici non pagati, tatuaggi di capodogli pagati con pesci pregiati, la coppia precaria stabilisce rapidamente un rapporto di complicità e simpatia reciproca, saldando il temperamento intraprendente, dolcemente incosciente di Bruna, interpretata da una solare Isabella Ragonese, alla capacità di adattamento e di leggere dentro le persone di Dino.

La parte migliore della commedia sta però nella magia dell’alchimia di tanti personaggi stravaganti e irresistibili che fanno da corollario, personaggi che la leggerezza di tocco di Mazzacurati non fa mai scadere nella caricatura.

Anche perché le situazioni, spesso ad alto contenuto di improbabilità, sono affidate al talento discreto degli attori amici di sempre, tutti affettuosamente accorsi a condividere con Mazzacurati la voglia di far sorridere ancora: dal cappellano del carcere femminile rovinato dai videopoker (Battiston), al macellaio che fa collezione di sedie di tutte le fogge (Citran), ai gemelli che giocano a ping pong nella fabbrica del padre (Albanese) agli spiantati imbonitori d’arte televisivi (Silvio Orlando e Fabrizio Bentivoglio), alla funzionaria sadomaso del tribunale, all’anziana medium (Milena Vukotic) con badante, che in seduta spiritica fornisce indizi per ritrovare i proprietari delle sedie.

Si sorride molto vedendo questo film, liberamente tratto – come si sarebbe detto una ventina di anni fa – da una novella russa. E fa piacere sapere che Mazzacurati questo aveva come obiettivo:“Ho raccontato storie tristi che involontariamente hanno fatto ridere, ma per una volta nella vita volevo fare una commedia che mi divertisse come spettatore e mettere insieme il senso di catastrofe nel quale sembra che stiamo precipitando e l’energia che malgrado tutto si sente nell’aria”.

Si sorride con Bruna e Dino, belli e generosi, familiari ed empatici con lo spettatore, pieni di inventiva nonostante la crisi economica li abbia prosciugati di soldi e affetti. Accomunati da una precedente scarsa fortuna con l’amore, scoprono che è sufficiente essersi guardati bene negli occhi, per riconoscersi e sentirsi perfettamente in sintonia tanto da chiamarlo – lei -quando si trova davanti un cinghiale nel giardino di una villa sotto sequestro, e da raggiungerla – lui – in bicicletta con la pila e il piede di porco richiesto, senza chiedere perché.

La musica jazz di Mark Harmond accompagna con brio un film dove leggerezza non è mai sinonimo di superficialità, ma di disincanto e profondo affetto per luoghi e personaggi.

Resta il rammarico di non poter godere in futuro di nuove storie e personaggi così, consapevoli da spettatori che questo magico equilibrio tra leggerezza e profondità malinconica di Mazzacurati sia difficilmente riproducibile.

Adele H.


 

SMETTO QUANDO VOGLIO

di Sydney Sibilia [Italia, 2013, 100′]

con Edoardo Leo, Valeria Solarino, Neri Marcoré

 

“L’idea mi è venuta leggendo un trafiletto su alcuni netturbini laureati in filosofia che discutevano della Critica della ragion pura” racconta Sydney Sibillia, regista salernitano di 32 anni. Smetto quando voglio è il suo primo lungometraggio e, a dispetto di quanti lo leggono sociologicamente, non è un film sul precariato e neppure sui cervelli sprecati ma una commedia piena di ironia.

Protagonisti sono sette ricercatori, sette menti brillanti, rifiutati dall’università, perché privi di appoggi politici. Pietro, l’ultimo espulso in ordine di tempo, è in ritardo sul pagamento delle spese condominiali, litiga con la sua compagna per questioni di soldi e non riesce neppure a farsi pagare dai ragazzi a cui dà ripetizioni da mesi. Inoltre si vergogna della sua ingenuità, a casa finge di avere ottenuto il posto da ricercatore e fa progetti ostentando una sicurezza economica che ancora non ha. Come recuperare i presunti guadagni da ricercatore? Occorre spremersi le meningi, incontrare colleghi che hanno fatto altre scelte.

La soluzione arriva chiacchierando con due ex-ricercatori latinisti, benzinai notturni per la pagnotta, che discettano tra loro usando le lingue morte e lasciando esterrefatti i clienti. Alla pompa Pietro vede il ragazzo orfano, a cui da ripetizioni gratis, fare un pieno di più di 200 euro e sfrecciare su un suv. Lo insegue col suo motorino fino in discoteca. Il ragazzo non è orfano, è pieno di soldi e fa uso di pasticche. E proprio questo florido commercio fa nascere in Pietro l’idea del business: una nuova smart drug fuori dalla lista delle sostanze illegali.

Riunisce le migliori menti della sua università disperse in ambiti lavorativi impensabili (le scene sono irresistibili) e comincia la produzione e il commercio di pasticche. Il successo nel mondo illegale è immediato, il prodotto è frutto dell’ingegno e quindi di qualità, e i ricercatori passano rapidamente dall’indigenza alla ricchezza. Per un po’ gli studiosi abbandonano i libri a favore del lusso: superattici, donne, abiti, champagne, ecc. Non hanno, però, fatto i conti con la legge e con la malavita e da ricercatori diverranno ricercati.

La narrazione ha un buon ritmo, i dialoghi sono esilaranti, uno per tutti quello dell’antropologo (Sermonti) che tenta di farsi assumere da uno sfasciacarrozze parlando un romanesco sgangherato. Nel colloquio di selezione gli scappa il termine diatriba. Lo sfasciacarrozze lo smaschera, diffida di chi ha studiato, gli consiglia di combinare qualcosa di brutto nella società per redimersi e poi di ripresentarsi. Avrà più chanches.

Gli attori (Edoardo Leo, Valeria Solarino, Valerio Aprea, Paolo Calabresi, Libero De Rienzo, Stefano Fresi, Lorenzo Lavia, Pietro Sermonti, Neri Marcoré, Sergio Solli) sono affiatatissimi e hanno anche loro l’aria di essersi divertiti parecchio.

Dorothy Parker

 


questa rubrica è a cura degli Anonimi Milanesi

rubriche@arcipelagomilano.org



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