30 aprile 2014
PICCOLA PATRIA
di Alessandro Rossetto [Italia, 2014, 111′]
Con Maria Roveran, Roberta Da Soller, Lucia Mascino, Diego Ribon, Vladimir Doda, Giulio Brogi
Nel vuoto di una campagna veneta che stenta a risvegliarsi dalla sbornia del boom, due giovani amiche sognano di partire. Luisa, solare e trasgressiva e Renata, più schiva e ossessionata dai soldi, tra un lavoretto in un albergo e un losco affare di sesso e denaro cercano di racimolare il necessario per andarsene. Le circonda una realtà fatta di ignoranza e diffidenza, inquietudine e mancanza di prospettive, una spirale di autodistruzione che finisce per coinvolgere tutto e tutti. Compreso Bilal, il ragazzo albanese di Luisa, un onesto lavoratore mosso dai migliori sentimenti che vede i suoi sogni infrangersi contro un muro di pregiudizi e tradimenti.
Alessandro Rossetto nasce come regista di documentari e, al suo primo lungometraggio di finzione, attinge a mani basse dalla sua formazione, ma è bravo a piegare le molte scene documentaristiche a servizio della trama. Le riprese aeree e le immagini (vere, non solo verosimili) di un comizio indipendentista veneto s’inseriscono perfettamente nell’intreccio. La scelta del dialetto, nei dialoghi come nella colonna sonora, contribuisce al tono iper-realistico del film, ritratto lucidissimo di un mondo disorientato e insicuro. Gli attori, la maggior parte alla prima interpretazione, dimostrano un affiatamento sorprendente, frutto anche della precisa scelta del regista di farli vivere insieme già da un mese prima dell’inizio delle riprese, in modo da riuscire a riportare sullo schermo quella verità e realtà nei rapporti che il regista tanto cerca.
Nonostante alcuni stacchi rischino di rendere il film disomogeneo e di rallentarlo, il ritmo, grazie soprattutto all’impennata finale, rimane coerente. Inquadrature mai banali e una fotografia nuda ed essenziale, unite all’abile montaggio con cui Rossetto riesce a trasformare in punti di forza anche i vari problemi di fuoco, fanno sì che questo suo primo lungometraggio cosiddetto di finzione, sia da considerarsi assolutamente riuscito.
È con piacere dunque che registriamo il successo crescente di un cinema di qualità, che prende le mosse dal documentario, cinema che nell’ultimo anno sta diventando sempre più protagonista nel panorama italiano e internazionale.
Emiliano Mariotti e Matteo Polo
questa rubrica è a cura degli Anonimi Milanesi