16 aprile 2014

COMMERCIANTI, RESIDENTI, CITTADINI: “LA PIAZZA È MIA!”


Forse siamo nel set di Nuovo Cinema Paradiso e non ce ne siamo accorti: “la piazza è mia!” andava gridando il matto del paese scacciando i passanti e i giochi dei bambini. La pedonalizzazione di piazza Castello impone la domanda: di chi è la piazza? e insieme svela la risposta: “la piazza è mia” dicono in coro, più o meno armonico, i residenti, i commercianti, la Sovrintendenza, i cittadini tutti con la voce del Comune. E ognuno ha la sua parte di verità.

06mattace15FBNel gennaio 1996 il sindaco Formentini chiuse al traffico via Dante, “Muore il centro di Milano” titolavano i giornali riportando la posizione dei commercianti. La lieta novella è che quasi ventanni dopo a detta loro “sono maturati”, così Giuseppe Gissi dell’associazione di via che nel 1996 organizzò la protesta e sostengono che “i precedenti di via Dante e corso Vittorio Emanuele dimostrano che il rilancio economico del centro passaa dalla chiusura al traffico” come afferma Roberto Libretti, portavoce di via Orefici. I turisti amano le zone pedonali, piazza Pio XI che accoglie la Pinacoteca ambrosiana rimessa a nuovo, diventa un nuovo epicentro “leonardesco” di cui la via Orefici è la naturale porta di ingresso. Per questo i commercianti hanno proposto una prova di chiusura semipedonale, il test a settembre in quattro domeniche intitolate a Leonardo da Vinci.

Per il Comune l’operazione di piazza Castello è un tassello, forse il più emblematico per quanto “reversibile e low cost”, di una visione ideologica della città, come gli rimprovera l’opposizione. Anzi della visione ideologica quella che soffiava nel vento del maggio 2011, di chi voleva una città diversa che avesse al centro le persone e non le auto, e che ha spinto Giuliano Pisapia a Palazzo Marino. Quella visione che ha come faro la cultura della mobilità dolce, (piste ciclabili, zone 30, pedibus, chiusure al traffico, pedonalizzazioni, meno auto più mezzi pubblici, Area C …) da cui scaturiscono le domeniche a spasso, bersaglio dell’opposizione perché hanno “un costo troppo alto per educare”.

I residenti protestano: fautori del nimby (not in my backyard), resistenti al cambiamento, sostenitori dello status quo o portatori sani di correttivi ragionevoli? Le contestazioni riguardano anche il nuovo allestimento della piazza: i chioschi, i megaschermi, le sedie a sdraio come “attrattori di movida”, la richiesta impellente è che sia garantita la posa di “bagni pubblici decorosi”. Si teme l’orda selvaggia, senza controllo, che scambia il parterre della piazza per orinatoio. Sul “decoro” della piazza trovano un alleato nel Soprintendente che dice no alla ipotesi balneare e contesta la dadolata di chioschi, in tutto nove tra alimentari, souvenir, libri e fiori. L’assessore Maran ne fa un punto d’onore: “la piazza dovrà essere viva e centro di socialità per turisti e milanesi oltre che anello di congiunzione tra Duomo e Castello”.

La querelle sulle attività aggregative ha del surreale, non considera minimamente il convitato di pietra: l’Expo Gate. Una presenza quasi ingombrante per via Beltrami, che congiunge piazza Cairoli a piazza Castello. Abbiamo investito milioni di euro per costruire un grande chiosco (permettetemi l’impertinenza, ma di architettura temporanea si tratta, sic dixit), bandito un concorso di progettazione per selezionare il progetto “della soglia tra Milano e l’Esposizione universale” e pensiamo che non sia sufficiente come attrattore?

“Expo Gate ospiterà un palinsesto di eventi multimediale e interdisciplinare, a cura di Caroline Corbetta, focalizzato sulla valorizzazione e sulla messa a sistema delle energie culturali e produttive sia milanesi che italiane dalla vocazione  internazionale”. “Sarà il primo luogo di aggregazione di Expo Milano 2015, in cui saranno organizzati appuntamenti, eventi, incontri. Qui si potrà assaporare il clima e l’atmosfera che si respirerà camminando lungo il Decumano e il Cardo, tra i padiglioni dei Paesi durante i sei mesi. Il tutto, già ora e per tutto l’anno, nel cuore della città”.

Forse l’unico che avrebbe diritto di dire “la piazza è mia!” è Giuseppe Sala e avrebbe ragione lui, ma gli altri lo sanno?

Giulia Mattace Raso



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