2 aprile 2014

COME CI SI CHIAMA NEL PSE? COMPAGNI?


La direzione del Partito Democratico ha dato il via libera all’adesione al Pse. Questo l’esito del voto: 121 sì, un contrario (Fioroni), due astenuti.  Grazie a Renzi, che ha ricordato che l’associazione al Pse è “punto di arrivo per tante storie ma anche un punto di partenza”, si è concluso un dibattito iniziato all’indomani della nascita del PD.

05cingolani13FBLa posizione di alcune componenti cattoliche era senz’altro capziosa e strumentale, serviva a giustificare rendite di posizione all’interno del partito che si alimentavano di presunti aspetti identitari. Ci voleva, infatti, il rimescolamento culturale portato avanti da Renzi per far crollare il muro dell’adesione al PSE. Tony Blair è cattolico ed è tranquillamente laburista e, viceversa.

Adesso potremo chiamarci compagni tra noi? A parte il fatto che molti hanno continuato a usare quest’appellativo, l’aspetto più imbarazzante era l’inizio di riunioni formali come assemblee di circolo o appelli ai militanti. Si passava da: amici, amici e compagni a compagni; ogni inizio identificava la storia del circolo: se veniva dalla tradizione PCI, PDS, DS, oppure da DC, POPOLARI, MARGHERITA; diventava più difficile per chi veniva dai Partiti laici, ex socialisti e socialdemocratici, potevano essere confusi con ex comunisti: dopotutto si chiamavano già tutti compagni tra loro.

L’espressione peggiore è comunque carissime e carissimi, più indicata per dei clienti piuttosto che per militanti e simpatizzanti: infatti è un’espressione usata generalmente nelle promozioni commerciali, non certo adatta a iniziare lettere o appelli politici.

Un partito ha bisogno di pochi simboli per essere identificato; valeva quando pochi sapevano leggere e vale ancora adesso nella rete: un logo cioè il simbolo, un colore che lo identifica insieme ai colori della bandiera nazionale, (il tricolore purtroppo per anni era poco rappresentato a sinistra, ora finalmente e fieramente ce ne siamo riappropriati), un inno, e un appellativo, cioè il chiamarsi compagno: quello che nelle aziende ormai si tende chiamare layout. Ci sono simboli come l’asinello dei Democratici americani che sono vecchissimi, nato nel 1828 molto tempo prima della falce e martello.

Secondo Wikipedia, moderno verbo: «Nella cultura socialista, comunista, anarchica e in generale di sinistra (in Italia anche nell’ambito del Radicalismo, ovvero la sinistra liberale e laica) il compagno è un soggetto che cerca la propria realizzazione attraverso un progetto comune di tipo solidale … . L’abitudine di chiamarsi compagno risale ai gesuiti di Ignazio di Loyola. Etimologicamente il termine “compagno” rimanda al mangiare insieme, dal latino medievale companio. “Compagno” significa cum-panis, quindi colui con cui si spezza insieme il pane con una chiara analogia alla ritualità cristiana e all’eucarestia.».

Con queste premesse, non dovrebbero esserci troppe resistenze a reintrodurre l’appellativo compagno, d’altro canto un’obiezione potrebbe essere che nella storia ci sono anche i compagni Lenin, Stalin, Pol Pot e probabilmente anche Kim Jong. Uno si fa chiamare così? Ma ogni famiglia, ha i suoi figli degenerati e comunque sono state sterminate più persone in nome di Cristo che del comunismo, oppure basti pensare ai membri del Ku Klux Klan che erano principalmente aderenti al Partito Democratico e a Roosevelt che si rifiutò di abolire le leggi che permettevano il linciaggio dei neri, per cui evitiamo polemiche inutili ma pensiamo al messaggio positivo della parola compagno.

Massimo Cingolani



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali




Ultimi commenti