2 aprile 2014

CINEMA MANZONI: SPAZIO PER LA CULTURA O ENNESIMO MEGASTORE?


All’inizio del 2012 si è costituito un comitato di cittadini milanesi per sottrarre il cinema Manzoni, una delle più belle sale storiche di Milano, a quello che sembra essere il suo destino: diventare l’ennesimo negozio di moda. Il cinema Manzoni, situato nell’omonima galleria che collega via Manzoni con via Borgospesso, è stato realizzato alla fine degli anni ’40 insieme alla galleria e al teatro sotterraneo. Si tratta di un complesso di grande valore artistico e architettonico, ideato dall’architetto Alziro Bergonzo (autore della Torre dei Venti che segna l’uscita dell’autostrada a Bergamo) e dall’ingegnere Mario Cavallè, autore di vari cinema teatri in area milanese tra anni ’30 e anni ’50.

09sacerdoti13FBAll’effetto finale di quest’architettura, sospesa tra gusto neoclassico e arditezze moderne, contribuiscono le numerose opere d’arte che costellano galleria, cinema e teatro: innanzitutto la statua bronzea di Apollo, opera di Leone Lodi che campeggia nel grande atrio di ingresso. E poi i bassorilievi dell’atrio, anch’essi di Lodi, le sculture della galleria e le maniglie delle porte di Gino Oliva, le sculture di Francesco Messina e Pericle Fazzini, gli affreschi di Ghino Baragatti, Nicolò Segota e Achille Funi. Un’opera d’arte totale che costituisce un eccezionale documento del gusto architettonico e artistico a Milano della fine degli anni ’40, dove elementi del classicismo e della metafisica si sposano con soluzioni strutturali ed espressive tipiche dell’architettura moderna più avanzata, come la grande trave che permette di sospendere il cinema sopra l’atrio, senza pilastri intermedi, o la vetrata continua senza telaio che separa l’atrio dalla galleria.

Questa straordinaria testimonianza dell’architettura milanese dello spettacolo, legata a particolari innovazioni come quella del cinerama (il Manzoni fu il primo cinema in Italia a dotarsi di questa tecnologia) e immortalata in celebri film di Antonioni (Cronaca di un amore e La signora senza camelie, entrambi con Lucia Bosè), rischia ora di essere snaturato da un progetto di natura smaccatamente commerciale. La proprietà originale è passata nel 2008 dell’ENPAM alla società Pirelli RE Spa, oggi Prelios Sgr, che ha l’obiettivo di trarne il massimo beneficio economico.

Oggi il teatro sotterraneo ospita spettacoli di prosa e i prestigiosi spettacoli jazz dell'”Aperitivo in Concerto”, mentre il cinema è chiuso dal 2006. La grande sala del cinema, che poteva contenere fino a 1600 spettatori e vanta uno spettacolare soffitto a lacunari dorati con un cupolino affrescato, oltre a raffinate boiserie sulle pareti, è stata riaperta occasionalmente negli ultimi anni per mostre ed eventi cinematografici di grande successo: dalla mostra della video artista svizzera Pipilotti Rist (2011), a quella sul rapporto tra Fendi e il cinema (settembre 2013) alla serata inaugurale del festival Filmmaker, con la proiezione del film Alberi di Michelangelo Frammartino (novembre 2013). Eppure la proprietà è intenzionata a eliminare la funzione cinematografica della sala e intende trasformarla in spazio commerciale, destinato presumibilmente a un grande marchio dell’alta moda, in accordo con il contesto del Quadrilatero: a due passi ci sono via della Spiga e via Montenapoleone, oltre alla faraonica sede di Armani in via Manzoni. Anche Armani è subentrato a uno storico cinema di Milano, il Capitol, che negli anni ’60 ospitò le prime dei film di Fellini e Visconti, da La Dolce Vita a Rocco e i suoi Fratelli.

Fortunatamente esiste un vincolo monumentale della Soprintendenza, ma il vincolo a destinazioni d’uso culturali, compreso nel testo originale del 2007, è stato rimosso nel 2008 con una procedura poco chiara, in seguito a ricorso della proprietà. Per salvaguardare il ruolo del cinema Manzoni come spazio per proiezioni di qualità e per eventi culturali e per la formazione nel settore degli audiovisivi, anche con l’adozione di attrezzature tecnologiche all’avanguardia (sulla scia del cinerama installato negli anni ’50) si è formato il Comitato Cinema Manzoni. Il primo passo è stato la creazione di un sito web, sul quale è possibile aderire a una petizione che a oggi è stata firmata da circa 1200 persone, tra cui eminenti personalità della cultura e dello spettacolo.

Il comitato ha tentato di intessere contatti e collaborazioni con il Comune e con la proprietà, ma senza successo: il Comune è fermo nel sostenere che riproporre la funzione cinematografica sia oggi insostenibile sul piano economico, mentre la proprietà procede con il suo progetto, affidato allo studio One Works e recentemente presentato in Soprintendenza. Progetto abbastanza rispettoso delle parti comuni ma impietoso verso la sala del cinema, destinata a negozio con gli elementi tipici dello spazio di vendita: balconate perimetrali e scale mobili nel vuoto centrale. In questo modo vengono eliminati gli elementi tipici della sala attuale ed è negata la possibilità di fare proiezioni.

Il comitato guarda a esempi stranieri (il cinema Louxor a Parigi) ma anche italiani, come l’ex cinema Gambrinus di Firenze, che pur trasformato recentemente in Hard Rock Café ha però mantenuto platea, galleria e soprattutto sala di proiezione e schermo, usato per video musicali. Intelligente principio di reversibilità che è stato invece ignorato nel progetto del Manzoni dove, tranne alcuni gradoni superstiti, nulla rimane del boccascena e dello schermo, sostituiti da spazi di servizio e magazzini. L’ultima versione del progetto è ora visibile nell’atrio di ingresso, dove Prelios ha allestito una piccola mostra con modello in legno e simulazioni fotorealistiche.

Il destino del Manzoni sembra dunque quello della maggioranza dei cinema storici milanesi: oltre al Capitol, già citato, si pensi all’Astra, diventato negozio Zara, al cinema Corso o all’Excelsior, il cui successo commerciale è tra l’altro nettamente inferiore a quello previsto. Se il progetto di Prelios ha il merito di salvare il teatro e di mantenere l’architettura originaria di galleria e atrio, viene da chiedersi se non esistano altre soluzioni per il cinema, anche considerando la scarsità di spazi a Milano per proiezioni importanti e festival di cinema (spesso allestiti nei teatri), anziché ricadere nel solito cliché del negozio di moda, che oltretutto, con la crisi attuale, non garantisce neppure i sospirati guadagni.

Pierfrancesco Sacerdoti



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