2 aprile 2014

musica – UNO STRASCICO POLEMICO


UNO STRASCICO POLEMICO

La rubrica “musica” della scorsa settimana, con il commento di Raffaele Valletta alla performance di Nobuyuki Tsujii alla Filarmonica della Scala, ha scatenato – era prevedibile – una vivacissima polemica intorno al tema dell’esibizione in concerto di una persona handicappata e tuttavia di straordinaria bravura e intelligenza interpretativa. Ricordo, per chi non avesse letto la rubrica, che il giovane pianista giapponese – cieco dalla nascita e con evidenti disabilità fisiche – aveva eseguito con grande perfezione tecnica il difficile terzo Concerto per pianoforte e orchestra di Prokof’ev sotto la direzione di Valerij Gergiev e che il pubblico, ovviamente impreparato alla sorpresa, era rimasto ammaliato ma anche sconcertato.

musica_13Dunque mercoledì scorso ArcipelagoMilano era uscito da pochi minuti quando già arrivava dalla California questa mail del signor Mei-Ling L. Liu “… mi fa orrore che si dica di Mr.Tsujii che è un “monstrum”! … e mi permetta di spiegare: Tsujii potrebbe apparire imbarazzante sul palco, ma non è affatto innaturale. Ho parlato con lui di persona molte volte. La sua abilità al pianoforte è del tutto naturale … è molto risoluto, ha molti pensieri. Compone ed esegue musica per dare speranza alla gente dopo la tragedia del terremoto. Nuota, fa escursioni, scia, parla affettuosamente al pubblico alla fine delle sue performance. È amato nel suo paese non solo per la musica ma anche per la sua personalità. Penso che gli occidentali, che non capiscono il giapponese, spesso lo fraintendano. Questo è il motivo per cui mi piacerebbe che avesse cercato di comunicare in inglese; finché non sarà messo in grado di esprimersi sarà sempre frainteso. Mr. Tsujii non è un “monstrum”, è una persona non vedente che ha massimizzato il talento e l’uso degli altri sensi. Molti di noi “vedenti” sono consapevoli dei sorprendenti risultati dei ciechi per cui i successi di Nobuyuki Tsujii sono sbalorditivi ma anche perfettamente spiegabili” (http://sites.google.com/site/nobufans).

Evidentemente Mr. Mei-Ling L. Liu non conosce il significato della parola monstrum (ci ricorda Valletta che “… etimologicamente il termine latino descrive «un fatto prodigioso», da «mostrare», e come tale è stato l’evento della Filarmonica a cui ho assistito“) ma per il resto non possiamo che accogliere le sue osservazioni e ringraziarlo per le informazioni relative a questo “prodigio”.

Ci ha scritto però anche il Maestro Robert Sélitrenny dicendoci che “riguardo all’articolo «Alla Filarmonica della Scala » mi ha colpito come Paolo Viola accenni rispettosamente e con grande tatto all’infermità del pianista, rimuovendo così la diga del «tabù ». Non è precisamente ciò che un lettore esigente si aspetta da un resoconto, su qualsiasi argomento? Questo vale a fortiori per la musica, essendo essa per definizione soggettiva e quindi spesso sfruttata dai predatori del mercato. Sfortunatamente ho cercato invano qualche riga sulla prestazione artistica di Valerij Gergiev. Eppure mi sembra che ci sarebbero tantissime cose da dire e scrivere su Gergiev proprio in questo preciso contesto …” ed aggiungendo che “l’ultimo castrato Alessandro Moreschi, ufficialmente attivo alla Capella Sistina, morì il 21 Aprile 1922, quindi meno di un secolo fa. Dicevo alla Cappella Sistina a Roma… «Mulier taceat in ecclesia »!

Non dubito che ci sarebbe stato molto da dire su Gergiev, che da troppo tempo vive svolazzando con invidiabile leggerezza sull’onda della sua solida fama, e che forse anche in questa occasione ha voluto un po’ sbalordire il pubblico scaligero. Ma quella sera non c’ero e i grandi critici – tranne qualche rara e nota eccezione – scherzano con i fanti ma lasciano stare i santi.

Una lettrice scrive, a proposito della rubrica, che del “pianista (Tsujii) mi verrebbe da dire «folle», nel senso di al di fuori dell’umano comune o normale“, mentre un altro dice che “per quanto mi riguarda il tuo scritto rende esattamente la sensazione che ho provato, un’assoluta incapacità di giudizio tremendamente imbarazzante. E non so neppure se sia giusto che sia così“.

Come si vede, il tema è caldo e i pareri sono tanti; resta però il fatto che dobbiamo ancora capire bene quando e quanto si debba essere politically correct e se sia proprio necessario lasciar stare i santi.

Mi chiedo, ad esempio, se si può dire che lunedì scorso al Conservatorio Salvatore Accardo ci ha lasciato a dir poco perplessi, eseguendo molto stancamente e svogliatamente due Quartetti di Č

aikowskij (la noiosa opera 11 e la più accattivante opera 22), salvato solo dalla presenza dei tre ben più giovani collaboratori e cioè da Laura Gorna (secondo violino), da Francesco Fiore (viola) e dalla bravissima Cecilia Radic (violoncello).

Ma perché, allora, ripetiamo all’infinito di voler dare spazio ai giovani e poi restiamo sempre lì, inamovibili, ad occupare tutti gli spazi possibili, anche quando non ne possiamo più?

questa rubrica è a cura di Paolo Viola

rubriche@arcipelagomilano.org



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