2 aprile 2014

cinema – IDA


 

IDA

di Pawel Pawlikowski [Danimarca Polonia, 2013, 80′]

con Agata Trzebuchowska, Agata Trzebuchowska, Agata Kulesza, Joanna Kulig, Dawid Ogrodnik

 

cinema13FBFilm austero con tante chiavi di lettura, tutte sotto la chiave della memoria come rivelazione: della storia, della persecuzione, della ricerca individuale di sé. Nella Polonia dei primi anni ’60, Anna, giovanissima novizia entrata orfana in convento, senza ricordi e completamente ignara delle sue origini, prima di prendere i voti cerca e ritrova l’unico legame con la sua famiglia: Wanda, donna emancipata, apparentemente arida, ma tormentata dal suo passato di ex magistrato del regime che ha combattuto il nazismo.

Dopo la rivelazione della prima verità, quando la giovane scopre di avere origine ebraiche e di chiamarsi Ida, le due donne affrontano insieme un doloroso viaggio verso la conoscenza di verità scomode, sulla loro famiglia e sulla Storia grande di cui fanno parte, viaggio che cambierà entrambe.

Anime profondamente diverse, sono mosse dall’attrazione dell’una verso l’altra, da ciò che pur non conoscendo sentono come loro parte mancante e quindi complementare: Anna completamente ignara del mondo esterno al microcosmo del piccolo convento, cerca risposte sulla sua identità, Wanda carica di fantasmi del passato, è incapace di pacificarsi con una memoria che molto tormento ha portato nella sua vita.

Insieme affrontano la scoperta di eventi drammatici e crudeli che hanno distrutto la loro famiglia, mettendo a nudo le fragilità della donna apparentemente più forte e cinica e aprendo alla giovane novizia mondi sconosciuti, dove si agitano sentimenti forti mai provati, dolore, perdita e amore, vissuti come rivelazioni.

Ida percorre un cammino faticoso di ricerca e crescita personale, che la trasforma da adolescente inconsapevole di tutto, a giovane donna che dietro la castità e la riservatezza, possiede grande femminilità e bellezza che la risvegliano verso la vita vera. L’apertura al mondo, ridotto nella vita conventuale a pochi e confessabili desideri, porta domande e curiosità nella più giovane e fa vacillare le poche certezze su cui si fondava il suo quieto modo di vivere.

Il film ricostruisce con discrezione e lucidità la memoria storica comune della Polonia del passaggio dalla dominazione nazista al comunismo. Lo fa attraverso i percorsi di cambiamento nella coscienza delle due donne, meravigliosamente interpretate da attrici di grande sensibilità, che hanno grande forza di gesti e sguardi, una bella e intensa Agata Kulesza e l’esordiente Agata Tzebuchowska, che il regista accompagna per tutto il film con sguardo attento e affettuoso.

Il regista ricostruisce per il suo romanzo di formazione un’atmosfera contenuta e rigorosa, senza strappi, che ricorda i film di Kieslowski, scegliendo un bianco e nero poco contrastato, che sviluppa tutta la scala dei grigi (valorizzando paesaggi con cieli spenti senza sole, alberi spogli) privilegiando tagli asimmetrici per le inquadrature fisse, che lasciano molto spazio intorno alle figure, e curando molto la colonna sonora sia negli equilibri tra silenzi e dialoghi, sia nella scelta di brani musicali raffinati.

In questo discreto rigore della macchina da presa, che osserva senza giudizio, rientra anche il lungo piano sequenza finale, che accompagna verso la conclusione della storia, scegliendo la strada della pacatezza e della dignità di una scelta ragionata e consapevole.

Presentato all’ultima edizione del Festival di Torino, e premiato al London Film Festival Festival di Toronto.

Adele H.

questa rubrica è a cura degli Anonimi Milanesi

rubriche@arcipelagomilano.org



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