26 marzo 2014

CHE FARE DOMANI? UN NUOVO INDICE “LOMBARD” PER LA MEGALOPOLI MILANESE


Il portale del Comune di Milano, citando il rapporto pubblicato dal Financial Times “Città europee e regioni del futuro per il 2014/2015“, titola: “Milano nella top ten delle città europee per i nuovi investimenti dall’estero. Prima di Amsterdam, Berlino, Vienna, Stoccolma e Bruxelles, nonostante la crisi “. Le argomentazioni dell’articolo sono state riprese pari pari dalla stampa e da numerosi politici, senza che nessuno si sia chiesto, essendo il rapporto in questione composto di 19 pagine di tabelle, quale fosse la posizione di Milano rispetto agli altri indicatori, e neppure quale fosse la struttura dell’indagine. Quest’osservazione per ricordare che gli indici non hanno molto significato se presi singolarmente, in quanto costituiscono un sistema armonico finalizzato a misurare l’efficacia con cui si perseguono gli obiettivi fissati nelle politiche.

08longhi12FBDunque un contesto megapolitano importante come quello milanese è ovvio che compaia qua e là nelle numerose classifiche che sono stilate, ma il vero problema è che esso non dispone di una propria metrica che gli permetta di valutare l’efficacia delle sue politiche. La sintesi è ovvia: senza politiche non ci può essere metrica.

La sfida del monitoraggio è importante: di fronte al diluvio di classifiche che quotidianamente sono pubblicate non dobbiamo dimenticare di aver imposto il nome “lombard” all’indice che storicamente segnò e segna la supremazia finanziaria lombarda a scala internazionale. Per questo, di fronte alle nuove regole di appartenenza, sociali economiche e spaziali, siamo in grado di proporre un nuovo indice “lombard” capace di misurare la capacità propositiva, di attrazione e di coesione del contesto megapolitano milanese?

Vediamo dunque com’è strutturato e cosa emerge dal monitoraggio del Financial Times.

Esso si basa su un grappolo di città e regioni, appartenenti a tutte le aree mondiali, selezionate per l’intensità delle loro relazioni; per cui non è più rilevante il confine o la dimensione fisica dei contesti, ma un mix composto di scambi materiali e immateriali, in cui determinante è la disponibilità e la composizione del capitale umano. Financial Times in sostanza propone un confronto fra il sistema megapolitano policentrico, secondo il termine coniato da Peter Hall in occasione dello studio europeo ReUrbA, costituito dal sistema urbano europeo e le megalopoli monocentriche asiatiche. All’interno del sistema europeo procede al confronto fra il sistema urbano della Gran Bretagna, quello dell’Europa continentale e quello dei paesi mediterranei. L’obiettivo è chiaro, inserire il cluster britannico nel processo di rigenerazione della città dell’Europa continentale, promosso dall’UE, e nei mercati in forte sviluppo legati alla realizzazione di nuove megalopoli in Asia.

Per quanto riguarda gli indicatori qualificanti la forza guida è il capitale umano. Nella valutazione del capitale fisico, rilevante è l’attenzione verso la capacità di organizzare grandi progetti, verso la qualità delle infrastrutture logistiche, e verso la “business friendliness”.

Un sistema simile è proposto dall’Economist, con l’indagine “Hot Spots: benchmarking global city competitiveness”, che rileva con maggior dettaglio gli aspetti qualitativi del capitale umano e introduce come fattore di monitoraggio l’ambiente e l’impatto del cambiamento climatico. Per inciso anche nelle classifiche dell’Economist la valutazione della megalopoli lombarda è buona, in quanto appare per lo più nel primo o secondo quartile di merito.

I risultati dell’indagine del Financial Times sono importanti: infatti la forza economica di Milano risulta simmetrica a quella di un insieme regionale del Nord-Centro Italia che comprende le regioni della Lombardia, dell’Emilia-Romagna e della Toscana. Milano risulta così la testa di un sistema megapolitano policentrico, cui vengono attribuiti 7 milioni di abitanti, fino ad arrivare al potenziale di 12 milioni, attribuito dal rapporto “Urban world, mapping the economic power of cities” di McKinsey. La megalopoli policentrica con testa in Milano, secondo i parametri del Financial Times, appare la vera potenza del Sud Europa. Una potenza orfana di politiche.

Penso che occorra partire da qui per definire un nuovo indice “lombard” capace di monitorare la nostra megalopoli policentrica nel percorso di alleanze e coesione con le megalopoli euro-asiatiche, perché questo è il suo ruolo date le sue potenzialità nel sistema mediterraneo.

I punti di riferimento qualificanti del nuovo indice potrebbero essere:

– per le risorse umane: monitoraggio delle capacità delle istituzioni, accademiche e produttive, di costituire piattaforme integrate a livello inter-regionale e internazionale, per misurare la velocità di recupero di queste istituzioni, in ritardo nell’operare in modo realmente integrato;

– per il capitale fisico: monitoraggio degli effetti dei cambiamenti tecnologici, della produzione di grandi progetti esportabili, del rispetto degli standard europei per quanto riguarda l’impronta ecologica delle costruzioni;

– per l’autonomia nella produzione di risorse: monitoraggio dello sviluppo delle smart grid, dell’autonomia nella produzione alimentare urbana e del trend di dematerializzazione (vedi gli avanzamenti nell’agenda digitale);

– per le risorse naturali: monitoraggio della crescita della biodiversità e del suo valore economico;

– resilienza: monitoraggio delle azioni per contrastare il cambiamento climatico, tecnologico e sociale.

Il nuovo indice “lombard” sarà il segnale della riacquistata consapevolezza del ruolo della megalopoli policentrica lombarda nei cambiamenti che stanno investendo l’euro-asia.

Giuseppe Longhi



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