26 marzo 2014

sipario – DON CHISCIOTTE A GALLARATE: LA PROFESSIONALITÀ DI UN SOGNO


 

DON CHISCIOTTE A GALLARATE: LA PROFESSIONALITÀ DI UN SOGNO

Il ricco Comacho che vuole sposare la bella e giovane Quitera, che invece è innamorata dell’aitante squattrinato Basilio. Grazie all’arrivo dell’hidalgo, che porta scompiglio nella piazza della città, i due amanti riescono a scappare, trovarsi in peripezie (una rissa in locanda, un campo di gitani, la foresta) da cui ne escono con l’aiuto di Don Chisciotte, beffare Comacho e celebrare il proprio amore a palazzo del Duca, prima dell’addio del cavaliere e del suo scudiero Sancho Panza.

L’episodio tratto dal Don Chisciotte della Mancia di Miguel de Cervantes resta intatto nel Don Chisciotte di Marius Petipa (grand ballet in 4 atti e 8 scene), cambiano solo un po’ i nomi, che vengono francesizzati: Quitera diventa Kitri e Comacho diventa Gamache. Il balletto è stato molto apprezzato fin dalla Prima del 14 dicembre 1869 al Teatro Bol’šoj di Mosca da pubblico e critica, forse perché la passione del coreografo, che nelle danze di carattere spagnole ritrovava le proprie esperienze giovanili molto turbolente della vita madrilena. Infinite sono state le riprese coreografiche (da Nuriev a Baryšnikov, a Balanchine, per citare solo le più importanti e famose) e tuttora il balletto è una presenza fissa nei cartelloni dei più prestigiosi teatri del mondo. Il virtuosismo che caratterizza tutte le danze del balletto rende anche ai danzatori l’interpretazione una delle più ambite, un sogno, del repertorio classico.

Un sogno, il Don Chisciotte, che con grande professionalità è andato in scena domenica 16 marzo al Teatro delle Arti di Gallarate nell’ambito del festival FilosofArti, progetto Agorà/Comunicazione Marzo 2014. Gli allievi di «Proscaenium», scuola di danza e associazione culturale di promozione della danza, della musica e del teatro di Gallarate.

La produzione rientra negli spettacoli degli allievi della scuola. Il balletto è stato realizzato in un prologo e tre atti, con la partecipazione di alcuni ballerini del Teatro alla Scala di Milano. Gli interpreti principali sono stati Selene Iris Siddhartha Brumana (da «Proscaenium») nel ruolo di Kitri, Walter Madau (corpo di ballo della Scala) in quello di Basilio, Stefano Benedini (ex ballerino della Scala, poi storico mimo del Teatro per lo scudiero) nel ruolo di Sancho Panza, Giuseppe Conte (corpo di ballo della Scala) nel ruolo mimico di Don Chisciotte ed Eugenio De Mello (maestro e coreografo per «Proscaenium») nel ruolo di Gamache. La coreografia e regia è stata di Andrea Piermattei (WM e ballerino del corpo di ballo della Scala).

La professionalità ha coinvolto tutto lo spettacolo nella sua interezza: dagli ospiti scaligeri ai più piccoli allievi della scuola gallaratese, nessuno escluso. Le scenografie, i costumi, le luci, le danze, l’ensemble di danze e mimo hanno reso tutto il balletto più simile a uno spettacolo professionistico o quasi, che un saggio di una scuola. Il Don Chisciotte anche se leggermente modificato nelle parti di danza pura (il prologo dell’hidalgo, l’ingresso dei protagonisti e le loro variazioni, il grand pas de deux, persino i saluti di congedo) era sostanzialmente lo stesso balletto che si potrebbe vedere in un teatro interpretato da una compagnia di professionisti.

Walter Madau, diplomatosi all’Accademia del Teatro alla Scala di Milano e entrato nel corpo di ballo del teatro, con grande energia ha interpretato Basilio, le cui variazioni si contraddistinguono per il virtuosismo dei grandi salti, dei giri e dei manèges, ed è stato preciso, convincente, divertente dove la mimica lo richiedeva, anche nelle parti attoriali che nel balletto sono molte. Splendido porteur nell’adagio del pas de deux, molto complicato nelle figure, atletico, elegante, tenero e forte tutto ben bilanciato nelle sequenze della coreografia.

Qualche parola in più vorrei spenderla per Kitri o, meglio, per Selene che la ha interpretata. Infatti, a Selene non mi lega solo la passione per la danza, ma una profonda stima e amicizia, saldata negli anni universitari condivisi. Non è una ballerina professionista, perché la sua professione è un’altra; eppure lo è, perché danza e interpreta un ruolo che è stato creato per le ballerine professioniste, senza alcuna modifica o semplificazione nella coreografia originale. Selene realizza (nel senso di ‘rende realtà’) un sogno, quello dei ballerini amatoriali, dimostrando che con impegno e dedizione assoluta, pur facendo un altro mestiere, si può arrivare a un livello di danza tale da ballare insieme a un ballerino della Scala senza che al pubblico risulti alcuna differenza di tecnica, e quello delle ballerine professioniste, interpretando senza sbavature né forzature un personaggio (magari già congeniale e vicino al carattere) che è uno dei più amati e desiderati dalle ballerine, che forse interpreteranno dopo alcuni anni di carriera all’interno della compagnia.

Domenico G. Muscianisi

 

 

questa rubrica è a cura di Emanuele Aldrovandi e Domenico G. Muscianisi

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