7 luglio 2009

EXPO DOPO GLI STATI GENERALI, LA RIVOLUZIONE?


Expo: nutrire il mondo, energia per la vita. Dopo gli Stati Generali la rivoluzione? Magari la storia si ripetesse, non certo per vedere la ghigliottina – simbolica – in piazza ma perché la Rivoluzione Francese ha cambiato il mondo: nulla è più stato uguale. Così ci piacerebbe succedesse per l’Expo 2015: niente più uguale a prima né per queste manifestazioni né per Milano ma non sarà così a meno di un miracolo. E’ inutile rifare la cronistoria di quel che è successo sino a oggi, la storia dell’assegnazione, sul palco il governo di centro sinistra, il sindaco di Milano e il governatore della Regione Lombardia: un’esultanza destinata a spegnersi con l’arrivo di Berlusconi e dei suoi e da ultimo l’elezione di Podestà alla Provincia. Hanno in mano tutto e dunque l’Expo è cosa loro e l’hanno fatto capire, litigando

Il sindaco Letizia Moratti è stata messa nell’angolo, resta commissario straorinario ma conta poco: cara grazia se le lasceranno fare la padrona di casa per pranzi e aperture di convegni e forse, con l’aria che tira, nel 2015 non sarà nemmeno sindaco, non la candideranno. Chi sono allora gli uomini forti? Lucio Stanca – berlusconiano di ferro – e Roberto Formigoni – ciellino altrettanto di ferro. Attorno a loro un consiglio di amministrazione più attento agli affari e alle spartizioni: aspettiamo con ansia che qualcuno pubblichi il Manuale Cencelli dell’Expo. La scena è poi quella dei finanziamenti fantasma e di un ministro delle finanze che smentisce i “pessimisti” salvo poi condividerne i dati di crisi. Ormai abbiamo capito che tutti i soldi per l’Expo non ci saranno mai e fortunatamente nessuno potrà dire che se li sono mangiati i comunisti.

Pessimismo totale dunque? Sì ma non per quello che è successo o per i soldi che non arrivano. Il pessimismo c’è perché le persone che daranno vita all’Expo non sono quelle giuste: per loro il tema dell’Expo è per il momento solo l’occasione per fare altro. E, d’altro canto, che di altro si tratti ne sono convinti anche la maggioranza dei milanesi e degli italiani, viste le risposte che danno agli intervistatori e quello che Statigenerali Expo ha scaricato su YouTube (www.statigeneraliexpo.it):18 intervistine aperte da una a Formigoni in maglietta dove la parola nutrire o la parola fame non compaiono mai. Ecco il problema: per occuparsi di nutrire il prossimo – senza pensare a far denari nell’industria alimentare – per occuparsi della fame nel mondo – senza pensare alla cucina etnica – per occuparsi dell’esaurimento delle risorse del pianeta – senza avere facili ottimismi – occorre una grande passione umanitaria, occorre pensare con intelligenza al futuro, bisogna bandire dal proprio animo ogni forma di cinismo e sostituirla con altrettanto altruismo. Nessuno s’illude che sia facile trovare molta gente che abbia questi sentimenti ma non è solo di sentimenti che si deve parlare ma anche di cultura e di saperi

La cultura ambientalista, quella vera non di facciata, è una lunga lena che non s’improvvisa, che sa mettere insieme principii e necessità, che guarda ai destini del mondo senza preconcetti né di assurdo ottimismo né di inutile intolleranza. Voi vedete tra le persone officiate dell’incarico di gestire l’Expo qualcuno che sappia guidare la nostra città verso stili di vita diversi da quelli odierni? Voi vedete in giro chi pensi a Milano – perché non dimentichiamoci che è Milano la città simbolo dell’Expo 2015 – come esempio di lungimirante parsimonia? Voi pensate che qualcuno si dedichi a convincere per primi i milanesi a costruirsi realmente case ad alto risparmio energetico? Avremo solo qualche brillante esempio espositivo mentre le caldaie degli edifici pubblici nell’inverno prima dell’Expo avranno bruciato tonnellate di petrolio per garantire temperature eccessive e durante l’Expo il nuovo palazzo della Regione avrà inghiottito col suo condizionamento tanta energia quanta ne servirebbe a una cittadina africana per una vita decente. La realtà è che se l’Expo non vuole tradire il suo tema, dovrà cominciare nelle nostre case, nei nostri frigoriferi, nel nostro modo di guidare l’automobile, nella nostra vita quotidiana. Chi darà l’esempio? Da qui al 2015 quanti pranzi di gala vedremo? Quante sfarzose prime alla Scala? Queste sono le “eccellenze” per l’Expo. Forse non altro.

LBG



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