6 luglio 2009

A PROPOSITO DELL’ANTIBERLUSCONISMO


Non credo di far parte della “classe politica della sinistra”, eppure anch’io diffido dell’antiberlusconismo. Non sono d’accordo su parte delle cose dette da LBG nell’articolo “Il popolo di sinistra soffre: da molto” nello scorso numero di Arcipelago.

E cerco di spiegare perché.

Non mi pare che l’antiberlusconismo abbia sempre più i contorni dell’antifascismo. Perché Berlusconi non è fascista. Non intende usare la forza per affermare il suo potere. Non vuole eliminare le elezioni. Anzi! Vorrebbe farne di più. E’ la cosa che sa fare meglio. E’ certo tentato da quella che De Tocqueville chiamava la “tirannia della maggioranza” come rischio della democrazia. Ma lui desidera il consenso, ambisce ad essere amato. Vuole essere il preferito dalla maggioranza dei cittadini. In fondo è un venditore che gode nel “piazzare” la sua merce.

E’ disposto a fare leggi “ad personam”, mal sopporta e vuole contenere il potere degli organi di controllo, come molti altri politici è insofferente del ruolo della stampa, ha una concezione da “imprenditore”, da “padrone”, nell’esercizio del potere di Presidente del Consiglio. Afferma con noncuranza che il suo Consiglio dei Ministri agisce rapidamente come un “consiglio di amministrazione” di una società. Tutti comportamenti, pulsioni, desideri, ecc. che trovano tuttavia larga comprensione in una società che mal sopporta le lungaggini dei procedimenti legislativi e amministrativi, di una pubblica amministrazione ingiusta perché spesso inetta, di una democrazia mal funzionante, lenta ad agire anche in situazioni gravi, che non è in grado neppure di rispettare gli esiti democratici di referendum abrogativi.

Per essere veramente antiberlusconiani bisogna capire le ragioni della sua presa su tanta opinione pubblica, e non farne il simbolo, l’icona di tutti i vizi italici.

“Berlusconi non è abbastanza ripugnante per certi palati fini della classe politica della sinistra che preferiscono lo sterco della destra per il futuro desco”: questo è il distillato della linea di Antonio Di Pietro. Che in realtà usa l’antiberlusconismo, o meglio l’indignazione per certi comportamenti pubblici ed anche privati del Cavaliere, non per proporre una alternativa ma solo per invettive, per sparate propagandistiche al solo fine di farsi largo nell’elettorato di sinistra.

Che propone ad ogni piè sospinto voti di sfiducia in Parlamento quando sa benissimo che Berlusconi ha un’abbondante maggioranza che li respingerebbe sottolineando la sua forza.. Che raccoglie le firme per un referendum sul lodo Alfano sapendo la crisi in cui versa questo istituto di democrazia diretta (Ha persino rovesciato la sua posizione sul referendum di qualche settimana fa, per il quale aveva raccolto le firme! Solo per fare una cosa opposta al PD) Per avere spazio sui media non rinuncia neppure ad attacchi strumentali e infondati al Presidente della Repubblica.

Di Pietro fa del tema della giustizia non un tema politico su come rimediare ad una crisi gravissima, ma una bandiera, un mito politico contro Berlusconi. Forse anche qui occorre una riflessione. La magistratura italiana ha avuto grandi meriti e molte vittime nella lotta al terrorismo ed alla mafia. Ha svolto anche un ruolo positivo di contrasto alla corruzione, sia pure a volte nel passato con metodi discutibili.. Tuttavia si deve anche riconoscere che il sistema giudiziario italiano è lentissimo, arriva sempre tardi e quindi è ingiusto. Insomma è un disastro sia in campo civile che in campo penale. Forse una responsabilità per questa situazione, magari piccolissima, l’avranno pure anche una parte dei magistrati.

Se Di Pietro è il campione, l’alfiere dell’antiberlusconismo ecco perché l'”antiberlusconismo”, come linea politica non può assolvere la funzione di minimo comun denominatore della sinistra, non serve per attutirne la schizofrenia (che certo esiste) e ricondurla ad unità strategica (che certo manca).

Il comun denominatore invece è cercare e trovare l’accordo su cosa è necessario al paese, e fare una battaglia senza sosta, giorno per giorno, su come rimediare ai guasti recenti ma anche passati, del mal funzionamento delle istituzioni, delle pubbliche amministrazioni, dell’enorme debito pubblico, della scarsa produttività del sistema economico, dell’insufficienze gravi dell’Università e della Ricerca, del depauperamento dell’ambiente e del patrimonio culturale del sistema paese, dell’affievolirsi dello spirito pubblico.

Occorre battere Berlusconi perchè, come è stato detto recentissimamente, non cerca il consenso per governare, ma vuole il governo per il consenso che può dare.

Bisogna dimostrare con le proposte che non vuole fare le riforme di cui il paese ha bisogno, perché insieme ai suoi alleati agita certi temi, come la sicurezza, anziché risolverli. Ma poi la sicurezza non sanno costruirla. Forse addirittura non la vogliono, così possono gestire le ricorrenti campagne agitatorie.

Berlusconi e i suoi ministri dicono che la crisi non c’è , che c’è meno che altrove, che presto passerà, che bisogna essere ottimisti. Perché sono incapaci di affrontare le decisioni, magari dure ma necessarie, per il superamento del doppio mercato del lavoro con un sistema di protezione sociale iniquo (metà protetti e metà no). Come correggere un sistema previdenziale che assorbe troppe risorse e darà poco in futuro, mentre la vita continua ad allungarsi e sono necessarie altre forme di socialità e di assistenza. Come garantire un sistema fiscale che incoraggi tutte le imprese e gli investimenti, sconfigga l’evasione, sia perequato ed effettivamente progressivo per i redditi personali e delle famiglie. Come realizzare un sistema giudiziario che funzioni come servizio pubblico, con tempi certi, rapidi e che quindi non sia più sotto accusa nell’UE. Come garantire scelte moderne per i diritti civili e rispettose della laicità dello stato. Come garantire lo sviluppo sostenibile, la riduzione della dipendenza dal gas e dal petrolio, la riqualificazione dell’ambiente naturale ed urbano. Come ricostruire la fiducia dei cittadini nelle istituzioni, nell’utilità per tutti del rispetto delle regole, nel funzionamento della democrazia.

Tutte cose che Berlusconi non sa, non vuole o non può fare.

E invece deve essere la sinistra ad affrontare questi temi, costruendo una strategia, un partito democratico forte che cerca alleanze solo per accordi seri e di lunga lena. Insomma un’efficace, determinata e insistente lotta a Berlusconi ed alla sua alleanza populista di destra.

 

Maurizio Mottini



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