19 marzo 2014

LA TRASPARENZA IMPOSSIBILE DEL BILANCIO COMUNALE


A proposito del “bilancio trasparente” consultabile sul sito del Comune, l’editorialista di ArcipelagoMilano (n. 10/14) giustamente osserva che “si tratta di un prospetto di 11 pagine sostanzialmente costituito da tabelle che sintetizzano un ben diverso ed enormemente più ampio documento, il vero “bilancio di previsione”‘, quest’ultimo in pratica d’impossibile lettura per i non addetti ai lavori. Ci troviamo di fronte a due documenti: il primo troppo sintetico il secondo inutile ai più (compresi alcuni consiglieri comunali)”. Si torna allora al tema della trasparenza e partecipazione nonché del rapporto democratico tra esecutivo e assemblea consiliare, senza perdere di vista il “convitato di pietra”, recentemente venuto alla ribalta nelle risolute dichiarazioni del nuovo corso governativo, costituito dalla struttura tecnico-amministrativa.

07ballabio11FBViene infatti alla mente il doppio espediente usato (un tempo) dai funzionari più navigati e scaltri nei confronti di politici principianti e petulanti, ansiosi di acquisire informazioni e documentazioni riguardo questioni considerate delicate e recondite. Gli stratagemmi usati, in alternativa e a discrezione del burocrate, erano fondamentalmente due. Tattica numero uno: il contagocce. I documenti sono consegnati uno per volta, sempre dopo insistente richiesta, cosicché allegati rimandi precedenti vengono sapientemente centellinati giocando sul fattore tempo (il politico passa, il burocrate resta), fino a esaurimento della pazienza dello sprovveduto di turno. Tattica numero due: il metro cubo di carte. Il funzionario si presenta accompagnato da usciere munito di carrello colmo d’incartamenti, sfaldati dai rispettivi faldoni, manifestando zelo e diligenza per la generosa offerta, quindi le consegna al malcapitato insieme all’angoscia di non potersi raccapezzare in quel mare di fascicoli e protocolli!

Oggi le carte servono molto meno, se non a ingombrare a scopo ornamentale le scrivanie di capi ufficio settore ripartizione ecc. ma non è detto che gli incredibili progressi tecnologici intervenuti siano andati di pari passo con il mutamento culturale che pure era stato promesso circa vent’anni fa, alla vigilia della rivoluzione informatica, dalle “leggi Bassanini”oggi quasi dimenticate a dispetto dei recenti e alti lamenti verso la “burocrazia soffocante”. In particolare il concetto di distinzione dei ruoli tra politici e apparati, rispettivamente di indirizzo e controllo per i primi e di efficienza ed efficacia per i secondi. Così come quello di “orientamento al risultato” che avrebbe dovuto sostituire il rispetto puramente formale delle procedure, residuo di un modello statale di stampo burocratico-militare.

Ma tornando alla discussione sul megabilancio comunale, non si pone forse il dubbio che lo stesso – data la sua dimensione e articolazione – sia strutturalmente inconoscibile e in buona parte ingestibile? Vedi i “buchi” che compaiono puntualmente a ogni cambio di amministrazione? Vedi le “pieghe” dentro le quali sfuggono svariati artifici contabili? Vedi gli storni in corso d’opera e gli scostamenti tra preventivi e consuntivi? Vedi la composizione verticale e “dicasteriale” della spesa, spesso foriera di concorrenze e attriti tra assessori e assessorati? Allora anziché le rituali “apposite assemblee pubbliche in tutte le zone della città” invocate dalla mozione approvata non sarebbe ora di avviare un processo, magari graduale ma certo, che porti a discutere e approvare appositi bilanci nelle suddette zone avviate a divenire municipalità? Dunque fornire alle Circoscrizioni che sopravvivono con organi elettivi e retribuiti (a differenza delle nuove province, città metropolitane e Senato della Repubblica!) un proprio budget, più facilmente preventivabile controllabile e gestibile nonché partecipabile.

Purtroppo il contributo di Milano alle “smisurate ambizioni” di riforma istituzionale appare pressoché nullo, a giudicare dall’assenza di iniziativa politica da parte, in primo luogo, di Sindaco e Assessore “competente” (a parte il dossieraggio raccogliticcio di ovviamente apposito sito www.milanocittametropolitana.org). Se il più importante comune d’Italia (Capitale esclusa da apposita normativa) non partecipa alla discussione di provvedimenti legislativi destinati a incidere profondamente sull’assetto dei pubblici poteri e delle funzioni democratiche, come può poi pretendere che i cittadini partecipino alle proprie attività amministrative interne? Ed invece le prospettive della istituenda città metropolitana e dello strettamente connesso decentramento del capoluogo non compaiono dovutamente alla pubblica attenzione, né da parte dei partiti “politici” né da parte di esponenti istituzionali eletti proprio per superare la miope e angusta pratica da “amministrazione di condominio”.

Valentino Ballabio



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