19 marzo 2014

PENTASTELLATI AL GOVERNO E LE SCELTE AL POSTO DEI SOGNI


L’articolo della professoressa Antonella Nappi sull’ultimo numero di ArcipelagoMilano non va preso sottogamba perché esprime senza nasconderlo il suo approccio politico individualistico del dover essere. La professoressa Nappi non è di certo una mentalità totalitaria e fa continuo riferimento alla rivoluzione pacifica, alla necessità di cambiamenti, all’importanza della critica, al ruolo dei diversi. Tutte cose che a ogni liberale fanno venire l’acquolina in bocca. Peccato che poi la professoressa Nappi non si occupi dei modi di realizzarle e resti al dover essere.

09morelli11FBA parte il dirsi sempre dalla parte di coloro le cui proposte sono state sconfitte nelle varie epoche (e in ogni caso con precise ragioni storiche dell’accaduto), Antonella Nappi usa come argomento centrale della attualità l’esigenza di tenere conto dell’opposizione Grillina, dato, scrive, che non li hanno ingaggiati davvero nel governo. Però la realtà non è questa. Bersani provò in tutti i modi a ingaggiarli (e anche Renzi qualche occhiolino lo fa), ma era (ed è) un’impresa impossibile, siccome il duo Grillo Casaleggio sostiene apertamente di aver un fine ben diverso, quello di prendere il Parlamento e di eliminarlo.

Può piacere oppure no (ai liberali ovviamente non piace) ma è la semplice realtà. Continuare ad auspicare di governare con il loro contributo, è stare al dover essere (il governo ombra inglese) piuttosto che alla realtà (la stessa per cui non si può ipotizzare per molti decenni ancora che gli umani respirino a metano o che i maschi partoriscano). Come è stare al dover essere marxista (fallito nella realtà), bollare come imposizione del potere l’acquisto di computer e wireless (che magari aumentano la capacità di ciascuno di conoscere e interagire, dando modo di potenziare il sapere).

Come è preoccupante che una persona colta come il giornalista citato dalla professor Nappi, confonda i votanti on line con la natura della rappresentanza politica delegata e paragoni i numeri di un sistema con quelli dell’altro. Anche qui, la loro idea è che valga solo l’individualismo puro e non il collegamento tra individui che costituisce l’anima della rappresentanza. Perché non va mai scordato che, nelle società con grandi numeri di cittadini, la democrazia diretta è un’utopia sempre naufragata sugli scogli della vita.

Parlare di ostracismo ai grillini è prima di tutto offenderli (ritenendoli vittime dei cattivi del potere e non persone che hanno scopi alternativi) e poi non voler rinunciare a una difficile realtà che non ci piace. Il punto vero per non restare al dover essere (e per allargare la democrazia non solo a parole) è praticare la libertà che sta con in piedi per terra ma non li tiene fermi, muovendosi tra i vincoli del mondo reale e delle relazioni umane per costruire le istituzioni, necessarie ma provvisorie, che diano regole alle relazioni tra diversi. Insomma, è esercitare lo spirito critico individuale nel fare progetti concreti di interventi per migliorare la libera convivenza, sceglierli attraverso il conflitto democratico, verificare il risultato dell’averli adottati e sulla scorta di questo ricominciare da capo. Per la società è preferibile non sognare il dover essere negando l’essere (il che soffoca la libertà effettiva) e cercare di rendere migliori, passo a passo, le condizioni materiali dei cittadini attraverso scelte operate davvero e verificabili.

 

Raffaello Morelli



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