12 marzo 2014

LA POPOLAZIONE CARCERARIA IN OSTAGGIO AI LEGISLATORI


Come avevo scritto il gennaio scorso sul numero 6 di ArcipelagoMilano, i senatori Compagna (NCD) e Manconi (PD) hanno presentato il 29 gennaio – avvalendosi del lavoro di Federazione dei Liberali (membro di Internazionale Liberale), Liberali Italiani e nuovo PLI – il ddl 1290 (Misure al codice di procedura penale in materia di misure cautelari) che è una risposta vera alla condanna della Corte dei Diritti Umani all’Italia per aver violato i Diritti umani con il sovraffollamento delle carceri. Lo fa innovando profondamente la materia, al di là della revisione delle norme penali conclusasi a metà febbraio con le modifiche sul piccolo spaccio o con l’eliminazione del reato di immigrazione clandestina. La novità è che oggi si può affermare con certezza che questa strada indicata dal ddl 1290 è la sola percorribile se l’Italia vuole evitare a fine maggio la pesante multa di Strasburgo e al contempo compiere una svolta verso una maggior civiltà. Infatti alla fine della settimana scorsa, il Consiglio d’Europa ha avvertito formalmente l’Italia dell’insufficienza strutturale di quanto fatto finora e ha reclamato altre misure, anche preventive, compreso un cronoprogramma preciso.

09_morelli10FBIl fatto è che i detenuti che eccedono la capienza delle carceri anche con le nuove norme di febbraio, restano quasi quindicimila (il 31% della capienza) e quasi niente ci si può aspettare dalla dichiarata (12 febbraio) incostituzionalità per motivi di tecnica legislativa della norma sulla equiparazione di droghe leggere e pesanti sotto l’aspetto delle sanzioni (per i detenuti condannati con la norma incostituzionale, andrà rideterminata la pena in base alla legge del 1990 rientrata in vigore, senza la punibilità dei consumatori tolta dal referendum del 1993, e dunque una procedura non brevissima).

Il ddl 1290 prende invece il toro per le corna e affronta i due problemi reali. Con i primi otto articoli ridefinisce e restringe le condizioni della carcerazione preventiva legandola a casi precisi. Così gli abusi della custodia cautelare, da parte della magistratura con l’assistenza della stampa, saranno molto meno agevoli (il che irrobustisce la regola per cui solo il processo può privare un cittadino della libertà) e si frenerà il flusso di entrata nelle carceri dei non condannati. Con il nono articolo, il ddl 1290 compie un atto di realismo dotato di una forte carica innovativa.

Questo art.9 del ddl 1290 congiunge da una parte il principio di civiltà per cui, salvo delitti molto gravi (tipo omicidio, strage, sequestro, rapina, associazione criminale, violenza sessuale) un cittadino può essere privato della libertà solo dopo un giudizio definitivo, dall’altra parte la contingente ed urgente necessità di rimuovere la causa della Condanna della Corte dei Diritti Umani, cioè il sovraffollamento delle carceri. Ottiene questo risultato stabilendo senza arzigogoli che tutti i detenuti non condannati alla data di entrata in vigore di questa norma vengano messi in libertà. Un simile provvedimento libererebbe gli edifici carcerari di quasi ventimila persone, risolvendo in radice la causa del sovraffollamento. In più, questione essenziale, il ddl 1290 non avrebbe bisogno della pressoché impossibile maggioranza dei 2/3 dei parlamentari che la Costituzione impone per amnistia e indulto (due istituti che oltretutto danno messaggi contrastanti con il significato della pena, che dovrebbe essere espiata una volta erogata).

Purtroppo il governo pare non avere ad ora una strategia. Del resto troppi non riescono a pensare ad altro che a provvedimenti di clemenza e in quest’ambito resta poco o nulla (tipo irrobustire gli accordi perché gli stranieri scontino la pena in patria) se si escludono amnistia e indulto. Soprattutto ci vorrebbe tempo. Più che da ora a fine maggio.

Se invece si cambia registro (dagli atti di clemenza al ricupero dei valori costituzionali) e si approva il ddl 1290 di Compagna e Manconi, si compirebbe una vera e propria svolta politico culturale. La convivenza non sarebbe più regolata in base alle grida della sicurezza conformistica che, avendo paura di ogni novità, invoca i comportamenti comunitari al di fuori delle leggi e si affretta a chiedere il carcere d’autorità. E insieme taglierebbe le unghie alla giustizia come esibizione del proprio potere che è praticata da alcuni pm e da certa magistratura. Insomma sarebbe un’iniezione di libertà civile in un paese che ne è assai carente.

 

Raffaello Morelli



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