5 marzo 2014

musica – MILANO. I LUOGHI DELLA MUSICA


I LUOGHI DELLA MUSICA

Dal Teatro alla Scala (con le stagioni dell’Opera, delle Orchestre Sinfonica e Filarmonica e con recital e cicli vari) all’Auditorium (con le Orchestre laVerdi e Barocca, e i cicli Crescendo in musica e Made in Italy), dal teatro Dal Verme (con l’Orchestra dei Pomeriggi Musicali) al Conservatorio (con la sua Orchestra e con le Serate Musicali, le Società del Quartetto e dei Concerti, di cui ospita i programmi settimanali), dalla Palazzina Liberty (con i concerti della domenica mattina dell’Orchestra Milano Classica) e dal teatro degli Arcimboldi alle Università, dalle Chiese ai Circoli ed Associazioni varie, Milano offre tutte le sere musica classica quanta se ne vuole e – come più volte ho ricordato – è uno dei pochi luoghi al mondo in cui si possono ascoltare con ragionevole continuità interpreti (orchestre, solisti, direttori) provenienti dall’intero pianeta. I teatri e gli auditorium dedicati usualmente alla musica offrono quotidianamente programmi musicali di qualità mediamente elevata e di considerevole interesse.

musica09FBColpiscono, in questo quadro, alcuni aspetti della vita musicale cittadina che proverò sommariamente a esplorare. Prima di tutto il pubblico, che è fatto in gran parte da abbonati e da studenti, è molto abitudinario, cambia poco da un luogo all’altro, non trasmigra volentieri per ascoltare un particolare programma o un nuovo interprete: chi va alla Scala non frequenta l’Auditorium o il Dal Verme ed è molto difficile che il pubblico della Verdi si interessi ai Pomeriggi Musicali. Ma persino allo stesso Conservatorio il pubblico del Quartetto nulla ha a che vedere con quello della Società dei Concerti. Ogni luogo e ogni stagione ha il proprio pubblico che abitualmente rinnova l’abbonamento di anno in anno e accetta di buon grado il programma che gli viene offerto.

Altro tema è quello della scarsità di musicisti importanti residenti in città. A parte qualche nota ed eclatante eccezione, la maggior parte dei direttori e solisti ospiti delle sale cittadine, non risiede a Milano, viene da fuori, vi si trova in tournèe. Nel caso dei direttori d’orchestra ciò comporta che vi sia un gran turnover e che normalmente si provino troppo poco i programmi; è un tema poco noto ma di gran peso, le prove costano e i direttori – anche quando vorrebbero farne di più – le ottengono con il contagocce.

I solisti, e così i piccoli organici, spesso sono stressati dai trasferimenti; se si tratta di pianoforte hanno appena il tempo di saggiarlo prima del concerto (e cara grazia se trovano a loro disposizione un accordatore che glielo sistemi come desiderano), ma per tutti i musicisti il tempo per provare la resa acustica della sala è spesso limitato; talvolta la sala è occupata per altre recite o altre prove e viene messa a disposizione dei concertisti solo all’ultimo momento.

Tutto dunque si svolge troppo velocemente e all’insegna di una sostanziale superficialità; ovviamente si tratta di un male molto diffuso, in ogni arte o mestiere, ma la musica – proprio per essere così intimamente legata al tempo – ne avrebbe particolare bisogno e non bisognerebbe ridurglielo sempre all’osso. Quanti concerti, anche di ottimi interpreti, deludono per la scarsa preparazione e per esecuzioni poco accurate e paradossalmente è più probabile trovare attenzione e impegno da artisti giovani e poco noti che non da interpreti celebri e riconosciuti che peccano per eccesso di sicurezza o si fidano troppo del loro carisma.

Tornando al tema iniziale – la grande offerta di musica nella città e l’assenza di grandi musicisti, compositori compresi, che ci vivano abitualmente – dobbiamo immaginare che solo un ottimo Conservatorio può aggregare una intensa vita produttiva musicale e non solo creare grandi esecutori e interpreti ma anche attrarli e trattenerli per l’insegnamento e soprattutto valorizzarli offrendo loro opportunità di esecuzioni e prestazioni.

Ha detto bene Riccardo Muti a Napoli la settimana scorsa, che “i Conservatori sono luoghi straordinari che rappresentano la storia”, che “devono essere aperti a tutto il mondo” e che “il governo deve prendersi cura di questi luoghi e dare tutte le risorse possibili” e “non devono essere luogo di sofferenza per alunni ed insegnanti”: Milano ha un magnifico Conservatorio, traboccante di storia, con una ricca biblioteca e una straordinaria capacità didattica. Non è però, purtroppo, quel luogo di aggregazione e di attrazione anche internazionale che potrebbe essere. Maria Grazia Mazzocchi che ne è il nuovo presidente è un’ottima organizzatrice e promotrice culturale (figlia del grande editore Gianni Mazzocchi, è colei che dal nulla ha creato la Domus Academy e l’ha resa una delle più famose scuole di design del mondo) e ha tutte le qualità necessarie per trasformare il nostro Conservatorio in un luogo di eccellenza. Noi le auguriamo di tutto cuore di riuscirci e di restituire con esso alla città il cuore musicale che le manca e di cui ha bisogno.

questa rubrica è a cura di Paolo Viola

rubriche@arcipelagomilano.org



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