26 febbraio 2014

UNA MILANO A MISURA DI BAMBINO: RECINTATO?


Conforta vedere una azione organica negli intenti e coerente nella realizzazione come quella che l’amministrazione comunale sta realizzando per una “Milano a misura di bambini”. Leggere passione e competenza tra le righe dei documenti che compongono questo mosaico testimonia l’esperienza, la dedizione e la consapevolezza della delicata importanza che questo sguardo presuppone.

La Carta dei Servizi educativi all’infanzia del Comune di Milano inquadra con precisione la posta in gioco: “Per un Servizio educativo, ritenere i bambini soggetti di diritto, significa considerare il loro sviluppo e la loro crescita come un valore per l’intera comunità e assumersi quindi consapevolmente la responsabilità di accompagnarli nella conquista della loro piena cittadinanza”.

mattace08FBCosi come la riflessione stimolata dal Maggio 2012 (e poi dal Maggio 2013) per un nuovo manifesto pedagogico che tra i suoi punti ha posto un accento su “Il bambino e la città che lo circonda. Guardare la città dal punto di vista del bambino può aiutare a vedere quello che non funziona. Il bambino – si è detto – è un “ buon investimento “ e le città che più hanno investito su bambini hanno recuperato abbondantemente in qualità della vita per tutti i cittadini”.

In questa cornice si inseriscono quindi la recente apertura alla Rotonda di via Besana del MUBA – Museo dei Bambini, il centro di cultura dedicato all’infanzia voluto e realizzato dal Comune di Milano insieme a Fondazione MUBA e la presentazione della delibera quadro sul Piano triennale dell’Infanzia promosso dall’assessorato alle politiche sociali.

“La città ha nascosto i bambini, non è mai stata pensata per loro. Adesso dobbiamo fare un salto di qualità: per sostenere i servizi tradizionali che verranno potenziati e nuovi esperimenti, c’è anche un finanziamento. È con questi soldi che si tenterà di dare corpo ai ‘diritti’ che verranno sanciti.”. La filosofia è chiara: il Comune si occupa economicamente del disagio, ma allo stesso tempo vuole dare opportunità (qualificate) a chi può pagare. Perché un altro diritto sarà quello a “utilizzare Milano”. E su tutto dovrà vigilerà un Garante dell’infanzia che sarà nominato quest’anno.

“Lavoriamo per una Milano sempre più a misura di bambino. Questo nuovo museo si affianca ad altre iniziative, come le modifiche ai regolamenti edilizio e di polizia municipale per permettere a bambine e bambini di poter giocare nei cortili. Come il divieto di fumare nelle aree gioco. Tutti provvedimenti voluti per riconoscere un diritto fondamentale dei bambini, quello di poter giocare liberamente in una città più accogliente”.

All’insegna di quanto affermato dal Maggio 2013 che aveva per tema la città che si prende cura dei suoi bambini. “Il “gesto educativo” non si esaurisce all’interno delle strutture educative, al contrario è il mondo che circonda il bambino (famiglia, quartiere, città …) il luogo vero in cui si realizza il percorso di crescita di ciascun individuo.”

E i luoghi della città pubblica che i bambini hanno modo di frequentare sono per lo più le aree gioco nei parchi e nei giardini, questi gli scenari in cui da piccolissimi si relazionano con altri bambini e via crescendo. E questi luoghi hanno ancora bisogno di molte cure, ingegno e fantasia, perché possano essere veramente occasione per esperienze spaziali qualificate, di scoperta, di gioco creativo. Troppo spesso si esauriscono in aree recintate con giochi standardizzati che non riescono a trarre spunto dal contesto urbano o a modificarlo.

Se davvero “riconosciamo i bambini come individui sociali competenti e attivi, come soggetti portatori di originali identità individuali, come titolari del diritto a essere attivi protagonisti della loro esperienza e del loro sviluppo all’interno di una rete di contesti e relazioni capaci di sollecitare e favorire la piena espressione delle loro potenzialità individuali.” impegniamoci a costruire quei luoghi urbani dove queste potenzialità si esprimono.

Non so se le recinzioni delle aree gioco siano l’esito di una norma, o esaudiscano il desiderio di controllo di chi accudisce le bambine e i bambini, in nome di una “sicurezza sociale”. Certo è che si riproduce una ulteriore esperienza di confino. Siamo chiamati a riflettere su come tradurre negli spazi pubblici la complessità dello sguardo sull’infanzia che abbiamo messo a fuoco nei servizi educativi e sociali.

E interrogarci sul progetto del Parco Auli Ulè – il parco dei giochi dimenticati promosso da Fulvio Scaparro che sarà realizzato la prossima primavera al Parco dell’Idroscalo. “Ci saranno degli animatori che, su richiesta, si occuperanno di far giocare i bambini. Dalle biglie a palla prigioniera, dalle figurine a campana. I giochi antichi, “dimenticati” come recita il nome del parco, che non a caso porta il nome di una vecchia filastrocca milanese. Vogliamo che quei 20 mila metri quadrati restino tutti dedicati ai bambini. Liberi.”

Giulia Mattace Raso

 



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