26 febbraio 2014

UNA STRATEGIA PER IL DOPO EXPO


La questione delle modalità di recupero e valorizzazione delle aree del sito dopo Expo 2015, una delle più cruciali e meno considerate dal momento in cui è stata posta la candidatura di Milano, è stata finalmente affrontata dalla società Arexpo con la pubblicazione del bando finalizzato a raccogliere le manifestazioni di interesse da parte dei soggetti che possono vantare specifica competenza ed essere potenzialmente interessati e coinvolti nelle future operazioni di recupero e valorizzazione delle aree prescelte per localizzare la manifestazione.

10battisti08FBIl tema va affrontato con molta attenzione perché nelle recenti edizioni delle esposizioni universali che si sono tenute in Europa, in particolare quelle di Siviglia e Hannover, il recupero delle aree e dei padiglioni ha avuto strascichi molto negativi, lasciando in eredità alle amministrazioni locali pesanti oneri in termini di costi amministrativi e l’impossibilità di un rapido recupero e reinserimento urbano delle aree interessate dall’evento.

Questa situazione, ben documentata dalle ispezioni fatte eseguire dall’Ordine degli Architetti di Milano subito dopo l’assegnazione dell’edizione del 2015 al capoluogo lombardo avrebbe dovuto indurre a riconsiderare la formula della manifestazione che a Shangai nel 2010 ha visto il suo apogeo in termini di dimensione, partecipazione internazionale e numero di visitatori. Ma è mancata la volontà politica e anche quella che si terrà a Milano nel 2015 sarà realizzata seguendo la stessa formula del grande luna park confinato in un’area che nel caso specifico si presenta con gravi problemi di congestione e accessibilità.

Infatti, la contraddizione che caratterizza il territorio del Nord Ovest milanese, e in particolare il sito di Expo 2015 che vi è localizzato, consiste nel fatto di avere due livelli di accessibilità totalmente differenti e per certi versi alternativi. Un primo livello reso agibile dai sistemi di trasporto e dalle infrastrutture di ampio raggio e grande capacità che lo pongono in collegamento con le principali città italiane ed europee tramite l’alta velocità, i collegamenti aerei e gli aereoporti di Malpensa e Linate.

Un secondo livello locale e di scala regionale che vede tempi di percorrenza e accesso al sito Expo che, se in fase di svolgimento della manifestazione si potranno avvalere dell’incentivazione del servizio per far fronte al previsto afflusso di visitatori, successivamente dovrà essere rimodulato registrando tutte le viscosità e gli ostacoli dovuti alla presenza nel territorio di quelle stesse infrastrutture che favoriscono i collegamenti del primo livello.

La possibilità di affrontare e risolvere adeguatamente questa contraddizione deve essere affidata a un approccio concettuale e progettuale dell’ipotizzato Parco Tematico che si ispiri alle teorie “glocali” oggetto, dal 1997 della ricerca e dell’azione politica e culturale dell’Associazione Globus et Locus fondata da Piero Bassetti.

L’indagine esplorativa di Arexpo per acquisire proposte di attività e gestione per definire nella fase successiva all’esposizione universale contenuti innovativi e sostenibili all’interno del parco tematico, può rappresentare l’occasione per sperimentare, non soltanto su un piano politico – amministrativo ma anche progettuale e spaziale, l’applicazione delle teorie del “glocalismo” facendone oltre che uno ambito di riflessione anche uno strumento di possibile azione.

Per questo motivo la partecipazione e la proposta in risposta all’avviso di Arexpo da parte del gruppo di lavoro promosso da Marco Vitale e da me si è in questa prima fase impegnata soprattutto a produrre e presentare una nota metodologica di contenuti più che un programma/progetto già circostanziato nelle forme organizzative e negli interventi del Parco Tematico.

Anche mettendo in evidenza come la sua corretta impostazione non potrà prescindere dalla configurazione coordinata con l’altra componente, più genericamente urbana, che dovrà riguardare le aree non direttamente interessate dal Parco Tematico all’interno del sito.

Si ha inoltre ragione di ritenere che la tipologia del parco tematico, così come quella delle esposizioni universali, abbia fatto il suo tempo e si tratti quindi di indagare come rinnovarne la formula non solo sul piano delle funzioni ma anche dell’organizzazione spaziale e del suo rapporto con la città e il territorio.

Soprattutto, nel caso in questione, ove i contenuti ai quali riferirsi indicati da Arexpo vanno dall’agro-alimentare, da sviluppare nell’ambito di attività di produzione, trasformazione, commercializzazione – anche di piccola scala – di prodotti alimentari della filiera locale con particolare riguardo alle iniziative di valore culturale e sociale, oltre che di impresa, ricerca, incubazione con riferimento a start-up nella filiera della sostenibilità energetica, alimentare e ambientale, nonché delle tecnologie dell’informazione e comunicazione applicate alla città, all’ambiente, al territorio anche in ambito culturale, scientifico e didattico fino alle attività sportive e di intrattenimento. A tutto ciò si è successivamente aggiunta la proposta di localizzarvi anche uno stadio di terza generazione che sta già generando tensioni e conflitti di competenza all’interno di Arexpo se non tra Comune e Regione.

L’affastellamento all’interno del sito di funzioni così differenti nei 43 ettari destinati al Parco Tematico non potrà non generare problemi organizzativi e gestionali mentre una appropriata contestualizzazione, sia all’interno del sito che rispetto al territorio, consentirà di ottenere una maggior valorizzazione degli interventi e un migliore distribuzione delle loro ricadute economiche e occupazionali anche all’esterno del sito.

Tra le altre questioni da considerare rispetto a questa prospettiva c’è anche il fatto che l’avvenuta costituzione a partire dal 2014, almeno sulla carta, dell’Area Metropolitana impone una ridefinizione dei sistemi di governo anche riproporzionando il ruolo accentratore di Milano a favore di una riorganizzazione in rete tramite la quale le funzioni nodali potranno essere molto più diffusamente distribuite nel territorio.

In questo nuovo scenario il ruolo che potrà essere svolto dall’insieme coordinato di interventi e iniziative che si realizzeranno al termine della manifestazione potrà rappresentare l’unica vera risorsa ed eredità di questa vicenda che ha avuto un decorso estremamente discutibile e i cui vantaggi per Milano e per il Paese sono ancora tutti da dimostrare.

 

Emilio Battisti

 



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