26 febbraio 2014

CHI È IL “PADRONE” DEL PD? IL CASO PIOLTELLO


Da tempo uno dei temi più ricorrenti dell’agenda politica è quello di capovolgere i rapporti di forza tra centro e periferia, a tutti i livelli e in tutte le sedi, e dunque in quelle di partito per prime. Il PD, poi, è la forza che ha portato fino in fondo questa impostazione, dando reale autonomia ai territori, rispetto ai quali i livelli provinciale, regionale e nazionale si pongono in un rapporto di concreta sussidiarietà.

11corrado08FBTutto bello, nella teoria, ma ci sono casi in cui è opportuno chiedersi se l’autonomia dei territori debba essere un dogma in sé, o non sia opportuno stabilire dei limiti, e quali. Il rischio infatti è che gruppetti locali si impadroniscano del simbolo, patrimonio collettivo di una comunità di iscritti, simpatizzanti ed elettori capillarmente diffusa su tutto il territorio nazionale, per utilizzarlo a proprio esclusivo beneficio, trascurando o addirittura calpestando i valori che in quel logo sono incorporati, veri e propri free riders della competizione politica che, spinta alle sue estreme conseguenze, può trasformarsi in una vera e propria “frode in commercio” elettorale: mi trincero dietro un marchio che agli occhi degli elettori ha un determinato significato, beneficiando del consenso che ciò mi garantisce, ma approfittando della scarsa intelligibilità delle scelte di governo faccio tutt’altro. Anche nel più sgangherato franchising, del resto, non è consentito al licenziatario fare quello che gli pare, neppure se è in regola con il pagamento dei canoni contrattualmente pattuiti: da lui ci si aspettano comportamenti in linea con missione e valori dell’azienda cui ha liberamente scelto di affiliarsi, pena la risoluzione del contratto e la sua condanna al risarcimento dei danni.

Immaginiamoci allora se ciò può essere accettabile in un partito, e più ancora in un partito come il PD, unico rimasto in Italia ad avere un collante forte di valori e principi, quali uguaglianza, solidarietà, pluralismo, tolleranza, trasparenza, correttezza, partecipazione, che sono peraltro la cifra distintiva della leadership nazionale e locale, che da pochi mesi ha ricevuto una fortissima legittimazione democratica con primarie ampiamente partecipate. Lasciando da parte per il momento Renzi, il messaggio che ha portato Pietro Bussolati alla segreteria provinciale è proprio questo, in forte coerenza con i valori incorporati nel simbolo e una forte declinazione locale consistente nella difesa del territorio e nello stop al consumo di suolo.

Eppure la realtà sotto i nostri occhi ci offre un case study di appropriazione a fini privati del simbolo, per perseguire un disegno di potere fine a se stesso, indifferente a ciò che quello stesso marchio rappresenta: il test in questione è in pieno svolgimento a Pioltello, comune di 36mila abitanti dell’area della Martesana, dove da qualche anno un manipolo di politici locali ha preso in ostaggio il PD cittadino, facendone “cosa loro”. Conquistato il Municipio nel 2006, sull’onda del consenso accumulato dalle precedenti amministrazioni, non fa entrare nessuno nel partito, se può espelle i corpi estranei, o quelli che ritiene tali, e così dà il benservito tra gli altri al sindaco uscente, Mario De Gaspari (una vita nel PDS – DS – PD, per cui è stato anche consigliere provinciale dopo i due mandati da sindaco), negandogli financo la tessera del locale circolo (sarà costretto a iscriversi al circolo della vicina Rodano).

Il gruppo guidato dal neosindaco Concas si appresta così a governare per gli anni a venire. Ma in molti sospettano che dietro la maschera del PD si nasconda qualcosa di diverso. I timori presto prendono corpo. Fra i primi provvedimenti, la decisione del primo cittadino di regalare a immobiliaristi – i fratelli Siano, già indagati per aver eseguito un’operazione immobiliare illecita nel confinante comune di Segrate – 180 mila metri cubi di edificabilità nel Parco delle Cascine, un parco di interesse sovracomunale (fra Pioltello e Segrate appunto). Area protetta, per intenderci. Come il Parco Sud, e come questo quindi preso di mira dalle ghiotte mire di speculatori senza scrupoli.

L’operazione di Segrate è un flop, falliscono la banca che la finanzia, la finanziaria che ha permesso la costituzione del fondo e vengono condannati tutti i protagonisti. Chi ha comprato casa lì ancora piange.

Quando Concas decide di regalare i 180 mila ai fratelli Siano evidentemente vuol dar loro una seconda chance. Tutti possiamo sbagliare, no? Ma il sindaco Concas è progressista, non è per le pene esemplari ma per la rieducazione, dei poteri forti però.

Perché con i deboli invece ha il pugno d’acciaio. E per farlo capire fa sgomberare il locale centro culturale islamico. A nulla valgono le proteste dei suoi membri, vengono sbeffeggiati e buttati fuori. Ci vorrà il Tar della Lombardia per dire che l’azione dell’amministrazione comunale è stata profondamente illegittima. Ma si tratta di “quattro musulmani”. Chi vuoi che alzi la voce per loro? A parte pochi quasi nessuno solidarizza con il centro. Tanto se sei immigrato di base, se ti va bene hai torto, altrimenti hai commesso qualcosa di illegale.

Ringalluzzito dalla forte azione sociale della sua amministrazione il nostro prode sindaco decide che è ancora tempo di dedicarsi all’edilizia. Si ributta a capofitto sul territorio, alla ricerca di nuove aree edificabili con cui mettere alla prova immobiliaristi coraggiosi. Gente che ama il rischio e che investe tutti i risparmi, quelli della collettività, per progetti innovativi. E così l’ex area SISAS sembra cadere a fagiolo, un impianto chimico enorme, che si trova in territorio Pioltellese. Chiuso da anni e su cui tutti rischiamo di pagare milioni di sanzioni all’Unione europea per i veleni ancora sparsi sul territorio. “Colpo di genio” pensa il Sindaco “facciamo bonificare il terreno da un imprenditore, paga tutto lui e noi gli regaliamo tutta l’area su cui lui farà poi fiorire la nuova Piotello.”. Per sapere com’è finita basta leggere le cronache. Grossi, il bonificatore ha gonfiato i costi della bonifica per farsi dare più cubature possibili, è intervenuta la magistratura, tutto bloccato, altre indagini.

I risultati sono davanti agli occhi di tutti, Concas viene rieletto per il secondo mandato, ma l’emorragia di voti è spaventosa, l’astensionismo esplode, la gente si disaffeziona anche al simbolo del PD. Così succede che alle primarie nazionali a Pioltello vanno a votare quattro gatti. Per capirci l’equivalente delle persone che sono andate a votare a Liscate, paesino di 5.000 abitanti, mentre Pioltello ne fa 36mila.

Non è finita, nell’autunno del 2011 alcuni operai delle cooperative che hanno l’appalto dei magazzini Esselunga – per chi non lo sapesse il quartier generale di Caprotti è Pioltello – decidono di indire un’assemblea sindacale sul posto di lavoro, per protestare contro le condizioni di lavoro disumane. Vengono licenziati, inizia un lungo presidio di protesta pacifica davanti ai cancelli. Ma il sindaco non ci sta a questo ennesimo sopruso. Così manda la polizia e li fa sgomberare con la forza, a colpi di manganello. È così che fa un vero sindaco di sinistra. Peccato che nei mesi successivi inizino a fioccare le sentenze sui ricorsi dei lavoratori. Licenziamenti illegittimi, lavoratori reintegrati. Gli illegali non erano loro (ciò a prescindere dal fatto che lavoratori in agitazione vanno ascoltati, indipendentemente da torti e ragioni: il Sindaco non è un giudice del lavoro, ma l’espressione di una comunità che se non mette il lavoro al centro del suo stare insieme non può dirsi tale; ma vallo a spiegare al PD di Pioltello), ma il Sindaco PD non ha avuto dubbi nello scegliere da che parte stare.

Poi, a corollario di tutta questa meritoria operazione politica, a dicembre questo novello Talleyrand viene improvvisamente arrestato. Ha preso i soldi dalla ditta che gestisce i rifiuti a Pioltello. Il suo gruppetto lo difende compatto: è un complotto, si difende come un leone, ne uscirà pulito. Ma dopo qualche giorno Concas confessa, tutto finisce, i suoi lo mollano al suo destino, “è un compagno che ha sbagliato”, un mariuolo sembra quasi di sentire (e negli ultimi giorni l’inchiesta pare allargarsi a macchia d’olio, con altri arresti a Cologno Monzese).

Siamo ai giorni scorsi, il suo delfino, Saimon Gaiotto, con l’avallo dei soliti noti, decide di candidarsi alle nuove elezioni. “In fondo l’amministrazione Concas ha operato bene” dicono. Il sindaco ha sbagliato, ma è stato solo lui. Noi in sette anni abbiamo governato benissimo, abbiamo sgomberato i musulmani, abbiamo manganellato i lavoratori che rivendicavano sacrosanti diritti, abbiamo regalato milioni di euro in cubature edificabili a immobiliaristi corrotti che hanno portato a fallimento tutte le operazioni in cui si sono impelagati, sotto il nostro naso è stata compiuta una truffa ai danni della collettività attraverso una falsa bonifica, ma tolto questo il bilancio è positivo.

Non c’è nessuna ironia, è questa la bottom line della campagna del PD locale. Dal quale non a caso tutti gli alleati hanno in poco tempo preso le distanze, così che le primarie frettolosamente indette si trasformano presto in “solitarie”, vi prenderà parte solo il PD (che a livello cittadino si è affrettato a proclamare che Gaiotto è il “candidato unico”, quando l’ex sindaco De Gaspari – da sempre iscritto al partito – ha annunciato la sua candidatura dalle pagine della Gazzetta della Martesana), con la foglia di fico dei socialisti, che a Pioltello sono un partito sostanzialmente unipersonale.

Queste primarie bonsai non possono essere prese sul serio per una infinita serie di ragioni. Esse interrogano il PD provinciale su tante questioni, sulle quali torneremo (non ultime le ovvie ragioni di inopportunità per gli aspiranti competitor di associare le proprie sorti a chi finora non ha ritenuto di spendere una sola parola per chiarire alla cittadinanza e ai militanti i tanti interrogativi sollevati dalle troppe inchieste giudiziarie aperte), ma a quella preliminare (chi sono i “padroni” del PD? fino a che punto un gruppo locale può calpestarne i valori di fondo?) siamo certi che la nuova segreteria sta riservando un occhio più attento di quelle precedenti, che hanno tollerato e anzi protetto il gruppetto di intrepidi esponenti del PD pioltellese. Non potrà esserci vera discontinuità, infatti, finché il simbolo del PD potrà diventare lo strumento per perseguire gli interessi personali di pochi.

 

Diego Corrado e Gaetano Nicosia



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