29 giugno 2009

IL POPOLO DI SINISTRA SOFFRE: DA MOLTO


Il vuoto della politica di destra – per intenderci il nessun dibattito delle idee – concentra i riflettori sulla sinistra, sul PD e sulle sue vicende interne: sappiamo dunque tutto, su tutti, su cosa dicono e cosa tacciono. Loro. Nulla sul popolo di sinistra. Eppure c’è, resiste, anche se nessuno se ne occupa veramente. Lorsignori continuano a pensare che la capacità di resistenza di questo popolo sia infinita, pure se assottigliato numericamente al conteggio elettorale, andando a gonfiare l’astensionismo. Forti di questa convinzione il gioco è a spartirsi i voti, pochi o tanti che siano. I proclami di questi giorni farebbero pensare il contrario ma sono apparenze. Tra questi proclami i più gettonati sono due: “largo ai giovani” e “l’antiberlusconismo non basta”. Largo ai giovani va sempre bene, anche nella guerra del 15-18, quando chiamarono la classe del ’99 – i diciassettenni – lo gridarono a gran voce.

Qui si tratta di quarantenni invece ma dà fastidio che qualcuno pensi che nel popolo di sinistra a essere scontenti e ad avere idee per la testa siano solo loro e per la “giovane” età. Pur stando dall’altro capo dell’arco anagrafico siamo in molti ad avere qualche idea per la testa e personalmente mi vanto di essere scontento da quarant’anni su per giù: prima meno poi via via sempre di più, pur continuando a votare a sinistra, prima PSI adesso PD. Le ragioni? Quasi sempre le stesse, queste sì resistenti al tempo: l’incapacità della sinistra, finita la fase dura e pura della lotta di classe, a capire e magari anticipare i cambiamenti della società e l’innata litigiosità, vizio ma anche patrimonio di una complessità e sottigliezza ideologica spinta purtroppo fino all’intolleranza.

Quanto all’insufficienza dell’antiberlusconismo ho qualche perplessità. E’ vero, non si può vivere con il prefisso “anti” sempre in cima ai pensieri ma oramai l’antiberlusconismo sta prendendo i connotarti dell’antifascismo: essere contro Berlusconi vuol dire essere contro un’icona che rappresenta una concezione della società, della politica, delle istituzioni e, per finire, della morale inaccettabili in un Paese civile e democratico. Dunque l’antiberlusconismo – lontano dai contenuti di odio personale o d’invidia descritti nella vulgata di destra – dovrebbe anche soltanto svolgere il ruolo di minimo comun denominatore della sinistra e dunque attutire e ottundere gli istinti schizofrenici e ricondurre a un’unità almeno strategica. Non è purtroppo così, il berlusconismo, per quanto ripugnante non lo è abbastanza, almeno per i palati fini di parte della classe politica di sinistra che rifiuta una zuppa non sufficientemente piccante preferendole lo sterco di destra per il suo futuro desco.

C’è forse un terzo problema poi che agita insieme il centro e la sinistra tutta: il fattore Di Pietro. L’IdV ha portato a casa un successo che solo lorsignori potevano non prevedere perché hanno l’abitudine – il limite – di parlarsi sempre tra loro nelle superne stanze e frequentare forse solo salotti venati da un certo opportunismo di classe, quelli che – dicono loro – credono alla superiorità genetica della cultura di sinistra. Alcune importanti adesioni all’IdV hanno forse fatto scoprire che un certo eccesso di politically correct e, perché no, un qualche fastidio verso un “pericoloso” giustizialismo che non guarda in faccia nessuno ha allontanato dall’orto di sinistra chi pone il problema della giustizia davanti al politique d’abord. Non sono pochi. Se i tempi non fossero privi di autoironia qualcuno, ricordando le mondine, canterebbe: ” Se otto per cento vi sembra poco andate voi … “.

Così stando le cose finisce che in molti del popolo della sinistra si uniranno invece al coro di chi dice: “Fate quel che volete, fatelo sottovoce, vecchi o giovani ma lasciateci in pace fino a dopo l’estate. Il diritto alle ferie l’ha certo chi fa politica ma anche chi la subisce. Quando avrete finito, diteci solo quattro cose: cosa intendete fare, con quali mezzi (uomini e risorse economiche), con quali alleanze sociali e quando. Il politiche tortuoso è escluso.”.

A settembre ci rivedremo e non è detto che a quel momento qua e là nel popolo della sinistra non venga a qualcuno una nuova idea per contarsi e per contare.

LBG



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali




Ultimi commenti