19 febbraio 2014
GUIDO MARTINOTTI
UN GIORNALISTA D’ECCEZIONE
Gli articoli scritti per ArcipelagoMilano dal 2009 al 2012
ArcipelagoMilano, dicembre 2013
pp.302, euro 20
Mercoledì 19,ore 18,15 il libro verrà presentato a Palazzo Sormani, Sala del Grechetto, Via F. Sforza 7 Milano, a cura di Unione Lettori Italiani Milano Unione Lettori Italiani Milano
Nella smagliante, affettuosa prefazione ai 73 articoli (ma alcuni sono veri piccoli saggi) scritti da Guido Martinotti per ArcipealgoMilano nel quadriennio 2009-2012, Michele Salvati dà conto della difficoltà di comporre in un quadro unitario un simile caleidoscopio di proposte, polemiche, citazioni, malumori (degni di Karl Kraus) che assicurano, ricorda Salvati, godimento e istruzione a ogni riga .
Eppure nei suoi preziosi Essays in Indignation, Martinotti, sempre fedele “alla sua matrice di origine, vale a dire all’impianto laico liberal-socialista” (citiamo ancora Salvati) ci propone una riflessione costante sul trinomio società – economia – passione morale.
Oggi la nostra cultura politica non si è rivelata in grado di fornire bussole e portolani, rifugiandosi nella sterile constatazione che lo scontro è inevitabile e risulta vincente per coloro, tra i soggetti in campo, che esibiscano non delle ragioni ultime ma delle forze pratiche e decisive. E il compito della cultura laico – progressista è proprio quello di non ridurre lo scontro al puro rapporto di forza.
Ma se non c’è un puro rapporto di forza, allora bisogna ritornare a pensare le ragioni. La crisi del marxismo, in tutte le latitudini del pensiero, ha lasciato la nostra cultura in uno stato di disarmo rispetto alla forza dominante dell’economia, una forza alla quale non siamo stati in grado fino a oggi di opporre un’alternativa che abbia un valore superiore a quello della protesta.
E così Martinotti, pagina dopo pagina, utilizzando anche una “quantità di fatti e informazioni inconsueti, curiosi, divertenti e cosmopoliti”, come scrive Salvati, ci ricorda che noi tutti ci muoviamo, senza mai allontanarcene, intorno a un’area di rischio. Il rischio è quello di svegliarsi una mattina e trovarsi a vivere in una società che abbia riscritto nel corso di una lunga notte i suoi codici di comportamento, incentrati sui parametri di un consumismo inesausto, del trionfo senza condizioni della tecnologie, del mercato iperglobale, e del benessere materiale (si potrebbe dire weberianamente “come unica pagella di vita un benessere come destino e non come condizione”). Una società dunque che assuma e accentui a tutti gli effetti i tratti di un orizzonte post umanista.
Ed è qui che la voce di Guido Martinotti si fa forte, anche quando sembra che limiti la propria indagine solo ai temi della città, del territorio, della amministrazione e della politica locale. Bisogna impedire che il declino prosegua e si compia, bisogna impegnarsi di portare a termine con umiltà, ma anche con rigore intransigente, un grande sforzo di chiarezza intellettuale e di volontà propositiva.
Noi viviamo nell’età dell’efficienza e del risultato. Un’età che ha le sue leggi inesorabili. Il punto è coniugare l’imperativo dell’efficienza e del risultato, con i doveri comunque irrinunciabili, della solidarietà,in quanto essenza centrale di un vero umanesimo e della cultura della partecipazione riformatrice, consapevole e sempre critica.
Guido Martinotti è da leggere e da rileggere. Assolutamente.
Paolo Bonaccorsi
questa rubrica è a cura di Marilena Poletti Pasero