12 febbraio 2014

SCEGLIERE PRIMA PER NON PIANGERE POI: PRIMARIE PD


Se anche il militante è scorato, figuriamoci l’elettore! Caro Pd gli esami non finiscono mai e a quanto pare neanche i congressi: oggettivamente non se ne può più. Temo sia chiaro: sono proprio pochi quelli che sanno che domenica 16 febbraio ci saranno ancora primarie aperte, questa volta per eleggere le segreterie e le assemblee regionali, a noi la lombarda. Eppure ancora una volta ne vale la pena.

06mattace06FBRicapitolando: siamo alla fase conclusiva del congresso PD 2013, che ha visto in sequenza a ottobre i congressi locali (provinciali) cui partecipavano i soli iscritti, a dicembre le primarie nazionali aperte a tutti (i famosi 3 milioni di elettori …), e a febbraio il livello regionale, primarie nuovamente aperte. Ogni passaggio ha visto raccolta di firme, presentazioni di candidature, assemblee ratificanti: “gli eroi del gazebo sono sempre più stanchi”.

Se la ratio c’è, è stata ben nascosta, o forse persa nelle lunghe trattative che hanno partorito le regole del congresso. Ha prevalso il tatticismo, “chiaro, la iper-frammentazione locale è stata anche voluta, con l’obiettivo di limitare il potere del futuro probabile segretario nazionale” così Stefano Menichini a fine ottobre. Se la realpolitik degli apparaticik lo chiama tatticismo, chi lo vede da fuori sceglie un altro nome: schizofrenia. Regole barocche che sfociano nell’autolesionismo.

Eppure il metatema di ogni congresso è quello di far emergere i nuovi “dirigenti” del partito, quelli che daranno la direzione, segnando la nuova rotta. Ancora Menichini, direttore di Europa: “La stagione che si chiude sigilla il fallimento di un intero gruppo dirigente. Se tutti e quattro i candidati nazionali sono d’accordo nel considerare questo congresso una autentica rifondazione del Pd, la conseguenza dovrebbe essere un rinnovamento profondo anche delle leadership locali.”.

Non possiamo correre il rischio di appassionarci alla querelle nazionale (Renzi, Civati, Cuperlo) e poi tralasciare quella locale. Non va mollata la presa. Tutti sono distratti, la crisi di governo, la legge elettorale, di queste primarie non si parla: se volutamente distratti a maggior ragione siamo tenuti a confermare il nostro interesse per selezionare la classe dirigente locale, scegliere prima per non piangere poi. Perché per una volta cerchiamo di ragionare sul lungo periodo e non sul contingente, il governo cade (o meno), il partito resta, le scadenze elettorali fanno il loro corso: estote parati.

Sulla forma partito si è discusso a lungo e forse non abbastanza, il balletto surreale di queste ore tra segretario Pd e premier (Pd) è li a dimostrarlo. Il partito liquido, il partito degli iscritti, il partito comitato elettorale, il partito palestra cognitiva, “quello cool della Leopolda e quello old fashioned dei congressi vinti a colpi di tessere”.

Fabrizio Barca al termine della sua Traversata approda ai Luoghi Idea(li): “Serve una nuova classe dirigente che sappia e voglia rinnovare radicalmente lo Stato, nei fatti, nella pratica, nei metodi, nel presidio dell’attuazione, non attraverso l’ennesima gragnola di norme. E questa classe dirigente può e deve essere selezionata solo nella pratica territoriale di nuovi modi di fare politica e di amministrare.”. È partito il progetto dei Luoghi Idea(li), sperimentazione attiva di queste nuove pratiche: rasserena sapere che c’è chi prosegue con metodo un percorso di rinnovamento profondo.

Con le parole di Paolo Cosseddu: “Noi siamo tra quelli convinti che un partito sano, funzionante e partecipato serva, serva molto, e che per averlo sia utile cambiarlo, in profondità, a partire anche dalla dimensione locale. Le regioni possono diventare laboratori di democrazia e partecipazione, e un partito migliore sotto casa è la base per un partito migliore in tutto il Paese, un partito che promuove una classe dirigente nuova e competente, che coinvolge gli elettori e che vince le elezioni (sì, perché in primavera si vota per le europee e per molte amministrazioni locali).”.

Con piena coscienza e deliberata vertenza quindi armiamoci del kit del bravo elettore, tessera elettorale, carta di identità, 2 euro e domenica 16 febbraio rechiamoci ai seggi: questa volta è un finanziamento a km zero, l’obolo resta ai circoli, finalmente.

 

Giulia Mattace Raso



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