12 febbraio 2014
GUERRA E PACE, EMOZIONE E BELLEZZA DI SVETLANA ZACHAROVA A SOCHI
Lo scorso venerdì 7 febbraio si sono tenute le cerimonie d’apertura delle Olimpiadi Invernali 2014 a Sochi nel Caucaso della Russia meridionale sulle sponde del Mar Nero. Le cerimonie hanno voluto descrivere la storia culturale delle Russia: il prologo è stato recitato da una bambina che leggeva da un abbecedario i nomi dei grandi russi che hanno fatto grande la nazione, da Gagarin a Dostoevskij, da Rimskij Korsakov a Čekov, a Lenin, ad Agrippina Vaganova e come loro, tanti altri.
La danza e il balletto, l’Arte Nazionale del Popolo Russo, come dicono lì, non son potuti essere assenti, anzi sono stati gli ospiti d’onore. Tutti i coreografi dei grandi teatri di Russia e i principali ballerini sono stati coinvolti nella cerimonia e ognuno ha rappresentato un momento della storia russa.
L’étoile del Bol’šoj di Mosca, Svetlana Zacharova, molto nota a Milano e ‘milanese’ d’azione per essere étoile anche al Teatro alla Scala e la partner in tante rappresentazioni del ‘nostro’ Roberto Bolle sul palco milanese, ha avuto un ruolo di primo ordine anche nella scelta del soggetto da rappresentare: Guerra e pace di Lev Tolstoj.
Sulle note di Igor’ Straviskij, i grandi del Bol’šoj si sono esibiti nella scena del gran ballo, tratto da uno dei primi capitoli del romanzo. Svetlana Zacharova ha avuto il ruolo principale occupando gli assoli femminili più interessanti, dal sapore neoclassico, in cui al virtuosismo tecnico tipico della scuola russa si mescola, secondo quelli che sono i più recenti indirizzi coreografici, una mimica molto attenta e un’interpretazione molto intensa. L’esplosività fisica e la gioia del ballo in una serata di festa vengono ‘disturbate’ dalla notizia della guerra imminente, tuttavia la festa deve continuare, le convenzioni sociali della formalissima aristocrazia zarina non possono essere superate. La danza di Zacharova permette di cogliere la nuova sfumatura di sentimento attraverso una esplosività ‘controllata’, un guardare a terra e la sensazione di una danza di carattere russa dal tono malinconico.
Assieme a lei anche il virtuosissimo Ivan Vasil’ev, anche lui artista ospite dalla scorsa stagione alla Scala, ha dato sfoggio della sua giovinezza e del suo virtuosismo nei grandi salti e veloci manèges di un giovane aristocratico convinto patriota.
Il neoclassicismo dell’esecuzione risente della poetica di George Balanchine, altro grande russo di nascita e formazione, naturalizzato americano. Infatti, partendo da un soggetto reale, come è la scena del ballo di Guerra e pace, la coreografia procede e avanza nell’astrattismo della danza fine a se stessa, con figure geometriche dei pas d’ensemble o con il virtuosismo atletico degli assoli. Non si risente, invece, della tecnica neoclassica del Metodo Balanchine; l’esecuzione tecnica prevede il rigore del Metodo Vaganova, altro baluardo della Russia, che la ha resa famosa nel mondo.
Domenico G. Muscianisi
questa rubrica è a cura di Emanuele Aldrovandi e Domenico G. Muscianisi