5 febbraio 2014

DALLA MACRO ALLA MAXI REGIONE: IL PENSIERO CORTO DELLA SINISTRA


Invertendo l’ordine dei fattori il prodotto non cambia. Persa forse per via giudiziaria l’ala occidentale, la macro-regione arretra nel lombardo – veneto ma non desiste, reagisce alla perdita territoriale accrescendo e concentrando poteri e miliardi. In Lombardia il disegno “centralista”, teso a gestire e controllare direttamente molteplici centri di potere e ingenti flussi finanziari, prosegue praticamente indisturbato da Formigoni a Maroni. Al gigantesco e pervasivo sistema di potere imperniato sul pianeta-sanità si sommano crescenti mire su ALER, ATM e naturalmente EXPO. La parte del Titolo V della Costituzione riguardante il rapporto Stato – Regioni, modificata all’epoca del “federalismo” dominante, non ha tardato a produrre i suoi effetti; e ora sarà opera ardua smontare il colosso una volta che lo svolgersi della “costituzione materiale” ha prodotto effetti difficilmente reversibili.

08ballabio05FBParadossalmente l’intenzione di rivoltare nuovamente il Titolo V, che con la sterilizzazione del Senato supporta l’agenda renziana delle riforme costituzionali, non è agevolata dal disegno di legge cosiddetto “svuota province” approvato dalla Camera che, indebolendo o addirittura annullando l’ente intermedio (tra regione e comuni), inevitabilmente favorisce il gigantismo regionale da un lato e l’anarchismo comunale dall’altro. Le funzioni più importanti sottratte alle vecchie province infatti saranno raccolte dalla regione dato che quelle nuove, non più elettive e ridotte a “tavoli” di Sindaci ovviamente attenti al proprio “particulare”, nasceranno prevedibilmente deboli e inette a decidere sulle problematiche “sovra-comunali”. Stesso destino per altro è riservato a quelle nove o più province che, cambiate di nome, si autodefiniranno “città metropolitane”, tuttavia svuotate al pari delle altre in via di estinzione.

Per altro, e non da oggi, in regione Lombardia è difficoltoso reperire un’azione di opposizione efficace e riconoscibile. Del candidato – presidente, in minoranza alle elezioni ma destinato – come nella regola dei sistemi bipolari – a fare il “capo dell’opposizione”, si sono perse le tracce. All’enfasi delle primarie regionali non pare sia seguita un’autorevole e influente voce della coalizione di minoranza, ridotta al “gioco di rimessa” rispetto all’iniziativa e allo strapotere della Giunta regionale. La continuità del sistema formigoniano, apparentemente ripulita dalle pittoresche vicende comportamentali del protagonista, sembra pertanto assicurata dalla coppia Maroni – Lupi. “Infrastrutture Lombarde s.p.a”, gigante tentacolare ingaggiato in opere faraoniche a partire dalla nuova e inutile sede – nonché altrettanto spesso superflue autostrade e ospedali – resta il fulcro del potere regionale, rispetto al quale l’unico potenziale concorrente in termini di peso e influenza politica, ovvero il Comune di Milano, è costretto ad arretrare. Anche su EXPO la partita Sindaco – Governatore tende a volgere verso il prepotere del secondo.

Circa l’istituenda Città metropolitana invece proprio non c’è partita! Purtroppo, dopo decenni di attesa, si profila un “re travicello”, una foglia di fico posta a nascondere pudicamente l’assenza di visione generale e spessore politico della cultura di governo prevalente. Non solo a Roma ma purtroppo anche a Milano! Il disegno di legge Delrio passa l’esame del Parlamento in assenza di una valutazione critica da parte dei principali soggetti interessati. Alla volonterosa iniziativa di Franco D’Alfonso del 14 gennaio al circolo De Amicis (preannunciante nientemeno che un “movimento politico” in favore della città metropolitana!) ha fatto riscontro un’illustrazione didascalica, da parte di Daniela Benelli, assessore alla partita, del testo così com’è pervenuto dalla Camera, senza alcun commento politico. La legge arriverà dunque, se arriverà, a scatola chiusa quasi fosse una circolare da applicare burocraticamente. Passato il tempo allorquando era la politica a fare le leggi (escluse quelle divine) e non viceversa!

Intanto, sul piano fattuale, la vicenda della Newco delle case popolari, comunque si concluda, dimostra che il gioco rimane ristretto tra Comune di Milano e Regione, trascurando la dimensione metropolitana e la stessa realtà della provincia. Ultimo esempio, se ce ne fosse bisogno, della perdurante incapacità di “pensare metropolitano”, che indurrebbe anche chi si è battuto con convinzione per tale forma istituzionale moderna ed europea a lasciar perdere, evitando il disdoro di finte riforme e operazioni di facciata. L’impostazione della legge Delrio, in assenza di discussione e valutazione critica, dunque probabilmente prevarrà, favorendo di fatto la concentrazione verso massicce maxi-regioni in cambio della autonomia pressoché assoluta lasciata ai Comuni, deprivati delle risorse ma compensati con ampia licenza di compromettere e tartassare il proprio territorio.

 

Valentino Ballabio

 



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