5 febbraio 2014

posta dei lettori _05.02.2014


Scrive Stefano Zuffi a proposito dell’intervista a Stefano Boeri sulla Pietà Rondanini – Nei primi sette minuti dell’intervista, Boeri ha ricostruito con rigore ed equilibrio le circostanze storiche dell’acquisizione e dell’esposizione della Pietà Rondanini a Milano e nell’allestimento del Castello Sforzesco. Verissimo è il fatto che il capolavoro di Michelangelo costituisce un “unicum” rispetto al percorso della scultura lombarda; forse si può aggiungere che questo percorso si è arricchito, in anni recenti, di molte parti del monumento di Gaston de Foix, splendide, che sono hanno modificato l’allestimento storico della sala degli Scarlioni. Efficace è stata anche la puntualizzazione sui modi della percezione, e su un rapporto dinamico nei confronti dell’opera d’arte.

Non altrettanto convincente, in mancanza di un progetto da mostrare, mi è parsa la proposta del nuovo allestimento nella Infermeria Spagnola. Forse sarebbe utile sapere qualcosa di più; per il momento, mi pare semmai un aspetto da gestire il fatto che la sala abbia un unico accesso, da condividere per i flussi in entrata e in uscita (a differenza di quanto avrebbero offerto, nel medesimo Castello, altre possibili soluzioni, come il torrione cilindrico sulla destra). Sarebbe bello sapere come verrà presentata la scultura: se verrà mantenuto l’attuale piedistallo, costituito da un’ara romana, sono previsti aspetti particolari di allestimento, di illuminazione, di didattica; e anche se la sala avrà un ingresso con biglietteria separata rispetto ai musei del Castello. È nota infatti la richiesta da parte di alcuni tour particolarmente rapidi di poter risparmiare tempo, vedere solo la Pietà Rondanini “saltando” tutto il resto del museo.

Non so come questa esigenza si combini con il desiderio di restaurare e rilanciare come “leonardesca” la Sala delle Asse, inserita ovviamente nel cuore del percorso museale; a meno che non si predisponga anche per lei un accesso autonomo (di nuovo, a pagamento separato?), magari utilizzando la Ponticella di Bramante gettata sul fossato, oggi decisamente sottovalutata. In ogni caso, una volta tanto, meglio darsi appuntamento “dopo” l’Expo. Credo che quando sarà passata questa avventura si potranno tirare le somme sulla separazione della Pietà Rondanini, e varrà la pena di interrogarsi sul percorso complessivo dei Musei del Castello; potrebbe essere l’occasione per verificare serenamente se sia opportuno mantenere l’impostazione dettata dalle aspettative e dalle esigenze di un’epoca diversa dalla nostra.

Sono convinto che l’eccezionale patrimonio artistico custodito nel Castello sia oggi assolutamente sottostimato, anche a causa di una proposta museale che nonostante alcuni recenti e parziali tentativi rimane toppo rigidamente settoriale, suddivisa in “generi” (sculture, dipinti, mobili, tessili, strumenti musicali, oreficerie, ceramiche, metalli, armature, ma anche codici, stampe e molto altro ancora) che esitano a dialogare fra di loro, in una giustapposizione di sezioni sostanzialmente e forse oggi inutilmente separate.

 



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