29 gennaio 2014

LAVORO: MILANO FACCIA UN TEST


Serve un’Istituzione a trazione positiva, che favorisca la mobilità e tuteli lavoro e imprese sul territorio. Crei fiducia e anticipi i problemi. Renzi apre sul lavoro con un chiaro indirizzo nazionale. Ora, serve l’Istituzione che lo cali nel locale e legga dati reali in positivo: parli di mobilità e non solo di licenziamenti; stia meno sulla difesa e più sulla prevenzione; attragga imprenditori. Le funeree idee di Alesina e Giavazzi non funzionano. Di precarietà l’impresa muore. E l’appello al merito rimane vuoto senza l’Istituzione che renda dinamico il rapporto tra impresa e lavoro.

04bizzotto04FBQuesto rapporto, lasciato a se stesso, ci farà male. Svezia, Danimarca e Germania investono sulle Politiche attive da quindici a venti volte più di noi. Poste al centro, aumentano mobilità, produttività e occupazione. E cala la precarietà: in Danimarca, dal 12,1% del ’95 all’8,8 del 2011, mentre noi siamo passati dal 7,2 al 13,4% (Le politiche del lavoro, Gualmini e Rizza, il Mulino ’13). Le relazioni di lavoro cercano un equilibrio che non si fa da solo. Stabilità e produttività sono frutti, conseguenze di buone relazioni. A queste dobbiamo mirare.

Milano è una realtà imprenditoriale e professionale straordinaria. Ha la più alta concentrazione in Europa di capitale umano qualificato (competenze autonome e dipendenti), dice l’Ocse. Non a caso qui le imprese innovano ed esportano, nonostante un sistema di servizi pubblici e privati compresso, che può crescere.

Imprenditore e collaboratori hanno fatto un patto serio. Sono per lo più uniti. Questa è la realtà da cui partire. Da rispettare e favorire. Se una forte Istituzione prende l’iniziativa per un vero Mercato del lavoro, siamo i migliori e aiuteremo il Paese. Si tratta di anticipare le crisi, mediare, aiutare a trovare soluzioni; favorire la mobilità del lavoro e la libertà d’impresa. Stiamo parlando al 95% di micro e piccole realtà. Queste imprese devono girare come un orologio, altrimenti s’incartano.

Miriamo all’armonia delle relazioni d’impresa e alla tutela dei diritti nel territorio: dignità, reddito, sicurezze. Per tutti, professionisti e imprenditori compresi. Le risorse ci sono. “Milano la smetta di chiedere soldi a Roma”, ha detto Bussolati, segretario del Pd milanese. Bisogna disboscare i mondi paralleli che gravano come puri costi. Per esempio, la formazione che prescinde dal territorio e dalla domanda delle imprese. Per una volta la politica e la società anticipino la magistratura. Ci sono flussi di denaro dall’Europa e da ogni dove, per orientare, formare, assistere. Vanno in migliaia di strutture separate, poco concludenti. Se diamo l’idea di voler governare queste risorse con un progetto che ha consenso, tutti si mettono in riga.

Ma, il lavoro è scarso, e la ripresa ne creerà poco. Eppure, se aiutiamo le imprese a reggere i mercati, si riducono i costi di assistenza e aumentano fiducia e domanda interna. E poi, il potenziale della crescita di qualità c’è. Accordi di territorio possono favorire le reti, le esportazioni e l’internazionalizzazione; aprire a servizi innovativi; investire sull’incontro tra domanda e offerta di collaborazioni inter-aziendali, professionali e di lavoro; lasciar esplodere l’auto impresa giovanile.

Se il progetto è a trazione positiva (un sistema che cura le relazioni) si fa bella anche la solidarietà: imprese e professionisti scoprono i vantaggi di fare comunità e aiutare il Sud; la smettiamo con i lamenti e vediamo che ridurre le sofferenze viene facile e costa meno. Molto meno. E potremo iniziare a gestire lo spiazzamento tecnologico. È ora. A ogni ristrutturazione, nuovi processi e nuove macchine sostituiscono lavoro umano. Non possiamo continuare a vivere in negativo questa libertà, e non vedere che il lavoro si articola e si apre, per esempio al 3° settore. Una parte di risorse e profitti deve andare lì.

C’è una buona occasione. La Provincia di Milano sta procedendo con i Comuni a unificare le sei AFOL (Agenzia per la Formazione, l’Orientamento e il Lavoro). Pensa a un’unica Istituzione per il lavoro nella metropoli. Un’idea condivisa. Disegniamo insieme la nuova AFOL. Come? Elinor Ostrom, Nobel per l’economia 2009, ha una ricetta (Governare i beni collettivi, Marsilio, 2006): né centralizzazione pubblica, né privatizzazione, bensì nuove Istituzioni, costruite in modo empirico e incrementale, da attori pubblici e privati, sulla base di scelte strategiche locali condivise.

Penso che l’Agenzia per il lavoro di Milano debba essere pubblica (la regia ai Sindaci), con forte coinvolgimento degli interessati (Sindacati e Associazioni d’imprese e professionisti) e di competenze private. La sua priorità? Fare accordi di territorio: creare condizioni per attrarre imprenditori e investimenti di qualità. I Sindaci sanno come.

La legge di Stabilità prevede che le Regioni possano sperimentare. Andiamo a vedere il progetto AFOL. Parliamone. Milano faccia un test. Esca da schemi triti. Provi percorsi contro intuitivi. Crei il nuovo. Ridia valore al rischiare positivo, pacato, ambrosiano.

Esempio. L’AFOL milanese parli anche con un grande assicuratore. È un attore di mercato interessato alla prevenzione. Se “assicura il lavoro”, farà il possibile per aumentare l’occupazione. Si attiverà in questo senso. Ci sorprenderà.

“La flessibilità significa assicurare ai lavoratori posti di lavoro migliori, la ‘mobilità ascendente’, lo sviluppo ottimale dei talenti. […] La sicurezza, d’altro canto, è qualcosa di più che la semplice sicurezza di mantenere il proprio posto di lavoro: essa significa dotare le persone delle competenze che consentano loro di progredire durante la loro vita lavorativa e le aiutino a trovare un nuovo posto di lavoro.” Verso principi comuni di flessicurezza. Comunicazione della Commissione europea – Bruxelles, 27.06.2007

“Aggressività, sorpresa, una qualche forma d’invadenza e di provocazione, competizione, concorrenza, rischio, sono parte non solo della vita ma anche della vita virtuosa, cioè forte, robusta, di quella che si cimenta, si mette in questione, rischia, accetta le sfide e così genera valori.” Carlo M. Martini, Violenza e parola di Dio, Cattedra dei non credenti. Milano, 28.11.1996

Francesco Bizzotto

(Ex presidente di AFOL Nord Milano)



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