29 gennaio 2014

libri – LA MOGLIE DELL’AMBASCIATORE


 

SANDRA ARAGONA

LA MOGLIE DELL’AMBASCIATORE

Sperling & Kupfer, 2012

pp. 356, euro18,90

Mercoledì 29 gennaio, ore 18,15, il testo verrà presentato a Palazzo Sormani, sala del Grechetto, via F. Sforza 7, Milano. con l’ambasciatore Anna delle Croce di Dojola, Enrica Roddolo, Carlo Rossella,Elena Velensise, a cura di Unione Lettori Italiani Milano

libri04FBSenza scomodare Les Abassades del 1951 di. Peyrefitte e la sua spietata derisione del mondo diplomatico, Sandra Aragona, nata in Inghilterra , ci vuole offrire, invece, con il suo romanzo, uno spaccato lieve, arguto, brillante, a volte tagliente, della vita scintillante delle numerose ambasciate da lei frequentate come padrona di casa, in quanto lei stessa moglie dell’ambasciatore. Una fictional autobiography di una autrice con una forte vena narrativa, improntata ad un humour sempre vigile e diffuso tra le righe, in un continuo scambio tra la vita di pubbliche relazioni internazionali e la vita quotidiana di una sposa e madre, con due figlie cosmopolite, studentesse presso le varie scuole francesi nel mondo, alle prese altresì con una madre inglese e una suocera siciliana, da gestire entrambe a migliaia di kilometri. E una spy story a sfondo amoroso in agguato, ma by-passata dalla protagonista con nonchalance.

Sandra Aragona è autrice anche di un e-book dal titolo High Society – And how to Survive It, scritto con uno pseudonimo, quando ancora il marito era in carriera, e lo stesso testo qui proposto è frutto di traduzione, in attesa di essere pubblicato in Inghilterra. Collabora anche per Diva International e per GlobalNewsBox.com.

La storia narrata in prima persona, ripercorre le vicende intercorse durante i cinque e più traslochi a seguito del consorte diplomatico in Nigeria, a Bruxelles presso la Nato, a Mosca, e finalmente alla Corte di S. Giacomo nella amata Inghilterra, sempre passando per il crocevia di Roma, come di prammatica per un ambasciatore tra un incarico e l’altro.

Apprendiamo leggendo che la principale attività di un’ambasciata è quella di organizzare cocktails, colazioni e pranzi di lavoro, per capi di Stato, membri del corpo diplomatico, delegazioni di varia natura, militari, prelati, politici, imprenditori. Uno dei fini precipui, come dice l’autrice,è quello di promuovere le esportazioni, in particolare”turismo, cibo, vino”. Del resto “uno dei requisiti che si richiedono a un diplomatico è proprio quello “di riuscire a tenere discorsi coerenti” nonostante le grandi quantità di cibo e di alcool ingurgitate. Soprattutto alcool, che non manca mai in simili occasioni, tant’è che spesso il personale dell’ambasciata deve energicamente sospingere fuori dalla sede i ritardatari imbambolati.

L’io narrante si sofferma spesso sulle spese notevoli per allestire questi banchetti, da un minimo di 150 ospiti ai 2000 partecipanti alla Festa della Repubblica. Il che prevede affitto di camerieri, cuochi, tavoli, sedie, fiori a profusione, e appare evidente l’inutilità di tanto spreco. E l’ambasciatrice si trova persino a chiedere, con il consueto humour, a sua “eccellenza”, il marito, sconvolto per la domanda, se non abbia mai la “sgradevole sensazione che la diplomazia sia un passatempo vuoto e superficiale”!

Altri giudizi taglienti emergono tra le righe su usi e luoghi nel mondo come quando la protagonista ci fa sapere quanto siano gradevoli le cavalcate in riva al mare in Nigeria, peccato che ogni tanto bisogna scansare cadaveri affioranti sulla battigia; o quando, nel descrivere le strade di Mosca, non manca di rilevare che sono impraticabili, perché piene di buche e ancora che bastano 100 dollari per corrompere un funzionario all’aeroporto perché non veda un visto scaduto.

Esilarante è l’incontro dell’ambasciatrice al ballo annuale di Buckingham Palace, quando la Regina Elisabetta la interpella in prima persona “Ho sentito che lei ha montato i miei cavalli ad Hide Park”, mentre l’ambasciatore-consorte accanto si ripassava diligentemente le frasi di circostanza, nel caso la Regina gli avesse rivolto la parola.

Tra un resoconto e l’escamotage letterario di varie lettere spedite ai famigliari, ne esce il ritratto di un ambasciatore italiano compunto, elegante nei suoi grigi, di grande charme, immerso perennemente nella lettura dei giornali di mezzo mondo, alle prese con interviste in cinque lingue, disattento verso il quotidiano, a meno che si tratti delle nozze delle due adorate figlie, impegnato in discorsi inaugurali e a condurre per mano il Ministro di turno. E quello di una ambasciatrice arguta, vitale, autonoma, insofferente agli abiti firmati e alle apparenze, amante della natura, che può vivere grazie alle passeggiate con la sua indomabile beagle e i suoi amati cavalli.

In grado di organizzare all’improvviso cene per centinaia di persone, sopravvissuta a comitati e mercatini benefici, all’accoglienza di tre presidenti della Repubblica, capace di stringere fino a tremila mani in una sola serata con il più bel sorriso sul viso, tempestata dagli odiati paparazzi, cercando di evitare gaffe in agguato, come quando prese per un cameriere un diplomatico importante o per un’ospite di passaggio una principessa olandese all’ambasciata dei Paesi Bassi.

Dunque, non una frivolezza, soltanto, questo romanzo, ma un manuale sulla diplomazia, da leggersi in filigrana.

questa rubrica è a cura di Marilena Poletti Pasero

rubriche@arcipelagomilano.org



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