23 giugno 2009

IL NUOVO EDIFICO DELLA REGIONE LOMBARDIA FA GUARDARE I PROBLEMI DALL’ALTO


11 Giugno 2009: avevo chiesto all’architetto Paolo Caputo, progettista con il collega americano H. Coob della nuova sede della Regione Lombardia, dei accompagnarmi nella visita dell’edificio in costruzione giunto alla sua fase conclusiva. E’ prevista infatti la fine dei lavori per il 30 novembre di quest’anno mentre il completamento delle finiture si protrarrà per ancora un semestre e consentirà, dal 1 luglio 2010, l’inizio dei trasferimenti.

Il mio interesse per questo cantiere va oltre la naturale curiosità professionale: avevo partecipato come membro della commissione giudicatrice del Concorso Internazionale in cui era risultato vincente il progetto in costruzione che desideravo conoscere fisicamente ora che i volumi sono tutti composti e montati gran parte dei rivestimenti esterni che, insieme, fanno comprendere la consistenza e la qualità degli spazi.

Il cantiere ha messo in opera circa 200.000 metri quadrati di superfici corrispondenti a 800.000 metri cubi coinvolgendo 500 persone tra operai e tecnici. Un cantiere sicuramente impegnativo diretto dall’arch. Roberta Pasinetti della Infrastrutture Lombarde Spa. che ha coordinato operai albanesi, romeni, cossovari, bergamaschi lungo un percorso accidentato, come sempre, ma giunto alla sua fase conclusiva. L’architettura è ormai nel suo complesso leggibile ed entrando dalla piazza, che sarà coperta e trasparente, si colgono quelle direttrici del progetto che avevano destato l’interesse della commissione giudicatrice del concorso. La piazza coperta, su cui si affacceranno attività commerciali, culturali, ricreative, godrà, al livello stradale, di prospettive, verso la città, che si estendono all’intorno.

Una piazza nuova avvolgerà il pubblico proponendo asimmetrie volumetriche e sinuosità del tutto inedite. In Europa vi sono altri esempi di piazze coperte ma sarebbe fuorviante citarne qualcuno che in realtà risulterebbe per molti versi inappropriato.

Questo nodo, la piazza, è centrale rispetto tutto il progetto su cui si affacciano gli uffici che nei piani alti conquistano con la vista tutta Milano sino alle montagne.

Fra dieci anni Milano sarà completamente cambiata: l’immobilismo che ci appare e ci turba quando camminiamo con i piedi sulla strada, ossessionati da cantieri che aprono e non chiudono mai, da programmi disattesi, promesse non mantenute, dall’alto possiamo renderci conto che, nonostante la fatica, vi sono immensi cantieri che si sono aperti quando ero ragazzo e che forse ora stanno ricuperando il fiato che avevano perduto. Dall’alto, dicevo, cambia la prospettiva: si ricuperano le potenzialità di una città che ha ancora aperte alcune ferite dell’ultima guerra ma che sono comunque immense. La piazza nuova del Palazzo della Regione Lombardia mi pare rassicurare, confortare con la volontà di comunicare positività, attraverso le peculiarità dello spazio: proporzioni a scala umana, rapporti chiari fra gli spazi a livelli diversi, materiali e finiture studiati per il confort degli utenti. Vi è poi la volontà di far vedere questa città lungo percorsi accessibili dal pubblico, percorsi interni ed esterni in un’architettura complessa, non complicata, che s’inserisce in un contesto che sicuramente trarrà un vantaggio d’immagine da questo edificio che non ha un fronte vero e proprio ma offre suggestioni che cambiano a seconda del punto di vista da cui lo si osserva.

Uscendo dal cantiere, ordinato e attivo, ho conosciuto alcuni addetti ai lavori, tutti molto giovani, come il responsabile dei progetti e ho pensato che forse ci sono per i giovani preparati ed attenti prospettive concrete da conquistare; guardando i problemi dall’alto potremo anche aggiornare le nostre visioni e ricuperare un po’ dell’ottimismo perduto.

Antonio Piva



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