22 gennaio 2014

EXPO: UN AMBASCIATORE INDECOROSO


Fa raccapriccio che Roberto Maroni abbia iniziato il suo giro promozionale, pomposamente chiamato World Expo Tour, come ambasciatore lombardo di Expo. Chiunque si poteva mandare in giro per il mondo ma non lui e le ragioni sono tante: di natura politica, di natura culturale e per finire, ma le riassume tutte, di poca o nulla affinità con il tema e lo spirito che “dovrebbero” sostanziare la manifestazione “Expo 2015 Nutrire il pianeta. Energia per la vita”

01editoriale03fbLa sua elezione a Governatore della Lombardia, dovuta all’alleanza assolutamente strumentale con il Popolo delle Libertà, che non poteva certo ripresentare un candidato uscente plurinquisito, è stata un misto di pasticci, di alleanze improprie e di listine di disturbo frutto di vane ambizioni elettorali. Le vicende degli ultimi tempi, l’uscita della Lega dal Governo e il distacco dei deputati del Popolo della libertà confluiti nel Nuovo Centrodestra, con le inevitabili ripercussioni locali, completano lo scenario, dandoci un Governo regionale di fatto poco o nulla rappresentativo della Regione. La debolezza di Maroni sta anche nella scarsa rappresentatività nazionale della Lega che, se dovesse passare l’idea di uno sbarramento al 5%, rischia di scomparire dal Parlamento. Questo per quanto riguarda l’aspetto politico in senso stretto del nostro “ambasciatore”.

Mentre Maroni si accingeva a partire per la Catalogna, a lui cara soprattutto per lo spirito secessionista, il segretario del suo Partito andava sotto braccio con Marie Le Pen e la Lega si dedicava al suo sport preferito: il furore razzista misto a un becero provincialismo antieuropeo e anti moneta unica cioè il vecchio inesauribile repertorio di chi non sapendo nemmeno da che parte si cominci a risolvere i propri problemi ne vede tutte le cause nei diversi e fuori dai propri confini. Confini che in tutti i sensi, geografico, etnico e culturale sono invece quelli di Expo.

Ma il nostro Maroni, inossidabile, incontra il presidente catalano Artur Mas, e con lui rinverdisce l’Associazione dei Quattro motori d’Europa (Baden Württemberg, Rhône Alpes, Catalogna e Lombardia) nella versione a lui più cara: i quattro ricchi d’Europa devono allearsi tra di loro per “pretendere” maggior rispetto delle proprie esigenze economiche dalle autorità europee.

Il motto è “europei quando ci fa comodo”. Coerenza.

Quanto all’affinità col tema, dalle sue dichiarazioni catalane, sembra proprio che Maroni coltivi la deriva peggiore che serpeggia tra gli organizzatori di Expo: trasformarla in un mercatone alimentare, fatto di specialità locali, nella fattispecie secondo la Lega e magari negli spazi riservati alla Lombardia, i pizzoccheri, i cappelloni, i casonsei, il risotto con le rane – buono anche per il Sud est asiatico – la cassoeula e per finire la polenta taragna. La sua cultura va poco oltre e forse non si accorge nemmeno che la “sua” Expo nel frattempo si sta trasformando in una gigantesca vetrina turistica per i Paesi espositori o per quelli, ancora più furbi, che considerano il turismo in Italia il lascito migliore di Expo: si comprano le compagnie aeree e gli alberghi e magari qualche griffe. Dopo gli spaghetti, il mandolino e ahimè la P38 non dobbiamo rassegnarci ad una identità/paese fatta di cuochi, camerieri, commessi, hostess, stewards forse piloti e i più colti, usciti dall’università, guide turistiche.

Noi ci aspettavamo come lascito qualcosa di diverso, che ne so, un ingresso a pieno titolo nel programma comunitario Europa 2020, Milano i nelle lista delle Smart Cityes, un ruolo nella politica mondiale della nutrizione.

Ma se questo è il nostro ambasciatore …

Luca Beltrami Gadola



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