22 gennaio 2014
PHILOMENA
di Stephen Frears [Francia, Regno Unito, USA, 2013, 98′]
con Judi Dench, Steve Coogan
soggetto dal libro di Martin Sixsmith ‘The Lost Child of Philomena Lee‘
“Le voglio parlare di mio figlio. Me l’hanno portato via. Non ho mai smesso di cercarlo”. Così Philomena chiede aiuto a un giornalista per ritrovare il figlio sottrattole da un convento cattolico in cui era stata segregata dai genitori cinquanta anni prima, per la vergogna di essere rimasta incinta poco più che adolescente. Le suore la costrinsero a vendere il figlio a una ricca famiglia americana (oltre 4000 bambini verranno strappati alle giovani madri in quegli anni con il consenso silenzioso della chiesa cattolica).
È la storia vera (mai come in questo caso calza il termine giornalistico ‘vita vissuta’) di un’anziana signora irlandese che intraprende un viaggio al di là dell’oceano in cerca di un amore spezzato violentemente. Quasi un road movie di due persone distanti in convivenza forzata: una donna semplice e forte (interpretata da una ‘verissima’ Judie Dench), e un giornalista frustrato e arrabbiato (interpretato da un controllato ma intenso Steve Coogan).
La ‘storia grande’ del dolore di una madre a cui hanno strappato il figlio, con il procedere del film lascia sempre più spazio alla ‘storia piccola’ di una relazione tra due persone, mondi lontanissimi per cultura e temperamento (gli imbarazzi al ristorante e in albergo, le dettagliate relazioni di improbabili romanzi, la ricerca di una chiesa per una confessione che non avverrà, sono spunti per far sorridere e capire)
C’è grande controllo (furbizia o maestrìa? non importa) da parte del regista inglese Stephen Frears nell’alternare lacrime, humor e denuncia sociale. Melodrammatico l’intento iniziale del giornalista di seguire questa storia per ricavare un successo personale ormai perduto; melodrammatici i romanzi rosa che affiancano la vita di Philomena; ma il film procede senza facili consolazioni alla ricerca della verità e dell’ignoto.
Una parola fa da sfondo a questo ritratto di vita: è la parola perdono, perdono per se stessi, perdono per chi non capisce, perdono per il passato. E il perdono di Philomena non è assolutorio, non si astiene dalla volontà di denuncia, …’che il mondo sappia’.
Il giornalista supponente e la donna con una fede irriducibile, si sfiorano per un attimo, un attimo solo, davanti a un inquietante cimitero irlandese.
Renal
Lunedì 27 gennaio il Cinema Mexico celebra il Giorno della Memoria proponendo TO BE OR NOT TO BE (Vogliamo vivere) di Ernest Lubitsch, film del 1942, in edizione restaurata e rimasterizzata, con sottotitoli in italiano h.15.00 / 17.40 /20.00
questa rubrica è a cura di Anonimi Milanesi