22 gennaio 2014

sipario – LA MORTE DEL CIGNO, ANNA PAVLOVA


 

23 GENNAIO: LA MORTE DEL CIGNO, ANNA PAVLOVA

sipario03FBIl 23 gennaio di ottantre anni fa (1931) a Den Haag nei Paesi Bassi è morta una leggenda, è morto il cigno, è morta Anna Pavlovna Pavlova. Tornava in treno da L’Aia da una vacanza, verso una tournée in Germania e in patria, ma era vestita troppo leggera, si ammalò e morì di pleurite tenendo in mano il proprio tutù del Cigno, che aveva fatto la sua fortuna nel mondo.

Per lei il grande coreografo Michail Fokin (noto più alla francese come Michel Fokine) aveva creato nel 1901 forse la più famosa e ambita variazione, La morte del cigno sul pezzo Il cigno tratto dal Carnevale degli animali di Camille Saint-Saëns. Questa coreografia ha segnato per sempre il balletto del Novecento e, dopo l’addio al Teatro Kirov di Leningrado (oggi Mariinskij a San Pietroburgo) per una carriera internazionale di promozione della danza là dove non c’era, la Morte del cigno è diventata il simbolo della danza russa nel mondo, il connubio perfetto di virtuosismo tecnico e intensa espressività, che in Anna Pavlova ha trovato la sua inarrivabile interprete. A lei tutt’oggi le più grandi ballerine si ispirano quando si cimentano nell’esecuzione.

Nella sua autobiografia Piedi danzanti. Il senso della mia vita (in originale Tanzende Füße. Der Weg meines Lebens) Pavlova testimonia come lei abbia cambiato il modo di concepire la ballerina: infatti, per tutto l’Ottocento la ballerina era una donna muscolosa, forte e abbondante (come si può bene vedere nei quadri di danzatrici di Degas). Pavlova era una ragazza alta, snella dai piedi molto arcuati, quindi molto delicati, esattamente come oggi è concepita la danzatrice. Racconta che in Europa all’inizio della sua carriera internazionale con i Ballets Russes di Sergej Djagilev ha avuto molti detrattori; ma quando arrivò in America con il suo cavallo di battaglia, il successo fu clamoroso. Da allora, anche l’Europa e la patria ha amato e continua a ricordare il grande genio di Anna Pavlova.

Famosi sono i ports de bras del Cigno. Per grande fortuna è possibile vedere qualche fotogramma di Pavlova anche su YouTube, le sue braccia che mimano alternatamente la ali o il collo del cigno danno all’esecuzione un intenso pathos espressivo, capace di commuovere ogni spettatore. Dopo l’indiscusso successo della Morte del cigno, anche il balletto Čajkovskiano Il lago dei cigni ha subito l’influenza dei ports de bras di Pavlova e lei stessa per prima in un’interpretazione di Odette ha inserito le braccia del Cigno. Infatti, nell’Ottocento le coreografie di Odette non prevedevano ampi e dolci movimenti di braccia; dopo Pavlova non c’è esecuzione di Odette che non preveda i ports de bras del Cigno. E da allora ‘a causa’ di Pavlova non c’è spettatore profano del balletto che non confonda Il lago dei cigni di Čajkovskij con La morte del cigno di Fokin.

Domenico G. Muscianisi

 

questa rubrica è a cura di Emanuele Aldrovandi e Domenico G. Muscianisi

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