15 gennaio 2014

EURO & MONETA LOCALE. E SE FOSSE LA SOLUZIONE?


Se penso, da un lato, a Rifkin (Terza Rivoluzione Industriale) e alla intrinseca sottrazione di potere che si genererà (si sta già generando) per la Finanza Internazionale oggi stradominante; e se penso, dall’altro, alla ‘esortazione localistica‘ di Bauman, sarebbe possibile delineare un quadro ancora ben approssimato di ‘nuova politica finanziaria‘.

Prendiamo innanzitutto atto della follia insita in una idea di lotta alla Finanza Internazionale. E prendiamo atto del concreto fatto per il quale è ben difficile (personalmente credo impossibile) ricontrattare le condizioni di appartenenza all’Eurozona: occorre prendere atto che la BCE (Banca Centrale Europea) è una ‘società privata’, in mano a capitali privati, che conducono i loro business con l’ottica del profitto: quella strada è sostanzialmente chiusa.

Ma se scendiamo a ragionare e a ‘progettare politica’ in chiave locale, si possono aprire scenari nuovi. Se la circolazione monetaria è – oggi – quella che è, con la sua rigidità, con la sua impietosa considerazione per il Sud del Mondo, immaginiamo per un momento di lasciarla assolutamente intatta e operante, ma di ‘affiancare’ a essa una circolazione monetaria supplementare: locale, di borgo, ‘localistica’.

04brianza02FBSe difficile è immaginarla, si sappia che in Italia è già per ben due volte stata concretamente praticata, e con grande successo: nella prima applicazione si è trattato di una decisione ‘politica’ nella seconda applicazione si è trattato di un fenomeno ‘privato’ spontaneo, ma vasto e certamente risolutivo per i problemi di allora.

A suo tempo in Italia proliferarono le ‘amlire‘: subito dopo la guerra: ne furono stampati circa un milione di pezzi, per un valore di circa 167 miliardi di lire di allora, al cambio di 100 amlire per un dollaro. Questa operazione finì nel 1945: contribuì allo scatenamento dell’inflazione italiana, da cui (anche) derivò pochi anni più tardi una importante ‘aggressività’ dei prodotti italiani sui mercati internazionali, unitamente al bassissimo costo del lavoro.

Più tardi, dal 1975 al 1978, fiorirono, sempre in Italia, i ‘miniassegni‘: furono un particolare tipo di denaro cartaceo che circolò in Italia alla fine degli anni settanta in sostituzione degli spiccioli che in quel periodo scarseggiavano e che fino ad allora erano stati sostituiti da caramelle, francobolli, gettoni telefonici e in alcune città anche biglietti di trasporto pubblico.

I primi miniassegni fecero la loro comparsa nel dicembre del 1975 (il 10 dicembre 1975 da parte dell’Istituto Bancario San Paolo e aveva il valore di 100 lire) e successivamente vennero emessi da molte banche; avevano il valore nominale di 50, 100, 150, 200, 250, 300 e 350 lire. Furono chiamati così perché erano assegni circolari ma più piccoli di quelli normali.

L’escamotage con cui le banche aggirarono il divieto di emettere moneta (prerogativa esclusiva delle banche centrali) fu quello di emettere dei veri e propri assegni circolari di piccolo taglio intestati a enti e società; in teoria gli stessi sarebbero dovuti circolare con le varie girate dei soggetti che ne entravano in possesso, ma in pratica venivano scambiati di mano in mano come se fosse vera e propria moneta corrente.

Anche alcuni grandi magazzini emisero dei miniassegni sotto forma di “Buono Merce” e circolarono persino dei miniassegni falsi. Fu una vera e propria invasione. Ne circolarono 835 tipi diversi, emessi da 33 banche, per un ammontare stimato in oltre 200 miliardi di lire e probabilmente fu un affare colossale per le banche dato che moltissimi di questi pezzetti di carta andarono distrutti, anche a causa della pessima qualità della carta, o finirono in mano ai collezionisti o ancora dimenticati in qualche cassetto.

I miniassegni sparirono sul finire del 1978 quando l’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato fu finalmente in grado di sopperire alla mancanza di spiccioli provocata dall’inflazione che in quel periodo era elevatissima.

Parliamo del fenomeno concreto e già in essere in Europa delle ‘monete collaterali’. Al momento si ha notizia di ben ventitré monete collaterali sorte in Europa: addirittura si ha notizia di due società nate per fare del ‘clearing‘ (compensazione) fra monete collaterali di Stati diversi.

Occorre rispettare due condizioni: Lo Stato Italiano, all’interno dei patti vincolanti Eurozona, non può emettere moneta, non ha sovranità monetaria. Ogni e qualsiasi moneta collaterale non può essere riconosciuta al di fuori del confine: la nascita delle due società di compensazione è comunque un fatto privato: i rischi derivanti sono sempre ‘privati’.

Una considerazione. Il fatto per il quale degli enti ‘privati’ (nel senso di non-statali) abbiano già intrapreso questa strada generando in Europa una sorta di ‘territorio di macchie di leopardo’ nel quale queste monete vengono usate è significativo della necessità di affiancare, in qualche modo, la circolazione monetaria in stati che hanno perso il diritto di stampare moneta: il problema, fosse soltanto per questi casi sporadici, già si pone come vasto e riconosciuto da molti angoli dell’Europa Unita. Ma non è e non può essere ‘la soluzione’.

Occorre pensare a una ipotesi ‘organica’, politica, programmata di lancio di una moneta collaterale lasciando lo Stato Italiano garante dei patti con l’Eurozona. I centri potenziali possono essere enti pubblici e/o privati. Regioni, Province, Comuni; Banche, Società finanziarie, …; Pool di enti anche diversi fra di loro fondati ad hoc. Una cosa è essenziale: che questo progetto discenda da una decisione organica, non affidata alla buona volontà di pochi. Un vero e proprio ‘progetto politico’ alla luce del sole.

Proseguendo con l’immaginazione. Immaginiamo che questo progetto sia partito: abbiamo il ‘collateral‘. Contemporaneamente opera l’Euro, sia nella circolazione interna che nei rapporti monetari esterni. Una funzione rimane costante: ed è la raccolta di Euro per pagare rate e interessi alla Finanza internazionale. Tutto il resto del fabbisogno di Euro può subire variazioni in riduzione.

Ma con il ‘collateral‘ è possibile operare sui piani diversi. Ad esempio: è possibile imporlo per pagamenti – magari parziali – di stipendi di enti pubblici e/o privati è possibile imporlo per pagamenti di merci italiane (es.: nei supermercati) gli stipendi e/o paghe possono essere compositi: parte in euro e parte in ‘collateral‘.

L’immissione di una moneta ‘collateral‘ nel circuito interno italiano comporta un aumento dell’inflazione: fenomeno che ha due aspetti, uno negativo e uno virtuoso. L’aspetto negativo: crescono i prezzi dei prodotti di consumo e le categorie ‘povere’ subiscono una pressione maggiore di quelle ‘agiate’. L’aspetto virtuoso: aumenta l’esportabilità dei prodotti nazionali, da quotarsi in euro.

Quindi aumenta il ‘lavoro’: quindi l’occupazione; quindi i consumi; quindi diminuisce la tensione sociale. Può essere addirittura patrocinato dallo Stato Italiano: che però non deve entrare nell’operatività. E soprattutto non si viola nessun articolo o comma degli accordi con la UE. Questo è un possibile, proattivo, legalissimo … effetto glocal.

 

Giuseppe Brianza



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali




Ultimi commenti