15 gennaio 2014

libri – MALASPINA


MAURIZIO CUCCHI

MALASPINA

A. Mondadori Editore, 2013

pag. 92, euro 16

Mercoledì 15 gennaio, ore 18,15, il libro verrà presentato a Palazzo Sormani, sala del Grechetto. via F. Sforza 7, Milano, con Alberto Pellegatta e Mario Santagostini, Daniela Muti a cura di Unione Lettori Italiani Milano

libri02FB“Malaspina”, laghetto alla periferia di Milano, dà il titolo alla nuova raccolta poetica di Maurizio Cucchi e simbolicamente riassume nella lucida scansione di quadri memorabili, il passaggio del tempo, l’opera di scavo nel buio dei ricordi, per risalire poi in superficie, alla luce di una quieta consapevolezza. Tutto il libro si costruisce attraverso lampi disincantati di memoria, sedimentazioni dell’io, riafferra dal passato luoghi e persone riportandoli a un toccante, talvolta tragico presente.

Si tratta di un percorso a ritroso dove storia individuale e storia collettiva si fondono. Ecco la meraviglia dell’ultimo Cucchi, che come dice bene Davide Rondoni, “è bambino, è vecchio, è realista e stupefatto, è chirurgo delle parole e delle visioni”. Da sapiente e con nuova maturità, il poeta milanese dispiega un’ironia nascosta, da silenzioso ascoltatore-spettatore della vita usa il linguaggio delle cose per esprimere il dramma che la natura umana rappresenta. In bilico tra poesia e prosa, di pagina in pagina, nel libro entrano storie sommerse che si riappropriano di una fisicità dimenticata, dalle tenebre riemergono, con voce potente, personaggi come maschere allegoriche.

Ma non si inganni il lettore pensando che nelle sue rivisitazioni il poeta abbia voluto proiettarsi nel passato per riviverlo o rimpiangerlo. Nessuna nostalgia, nessun rimpianto per il tempo andato, bensì l’occasione di una dimensione sospesa tra sogno e realtà, “liquido amniotico” dove l’elemento umano si trasfonde in vegetale, in meccanico, geologico. L’intenzione dell’autore è insomma quella di una sedimentazione cosmica, vertiginosamente improntata alla sincerità e alla piena libertà creativa.

“Ho imparato a esprimere gli umori/anche gli umori forti – senza camuffarli/ senza infingimenti./ Mi godo brevi soste felici/ di sospensione e improvvisa/ adesione. Mi oriento/ verso un mondo più affabile/ e poroso”.

Cucchi si lascia, a tratti, attraversare da una imprevista dolcezza, da un calmo disincanto. Ha il coraggio di chi guarda il dramma del vivere, il disfarsi dell’essere e per meglio resistere trova nell’affabilità, nella serena accettazione, lo strumento più rivoluzionario.

Ricostruisce storie di uomini e donne, le passeggiate per Milano e ricordi sobriamente autobiografici con una sensibilità discreta, senza emozione esibita. “Mi piacevano certe parole:/ martello,lattemiele, peoci,/ corriera, schiacciasassi, accetta/ e pietanza./ Mi piacevano oggetti come:/ le biglie in terracotta colorate, la carriola …..”. Come in un viaggio catartico, da archeologo, il poeta richiama in superficie oggetti e persone, macchine, muri e mezzi meccanici, e alberi e animali, e questi si fanno specchio riflettente, con distacco.

“Ma cos’è Malaspina? Una voce,/ una strana parola, il laghetto/ che passava fresco nella stanza buia,/ per il ristoro verde di una gita aerea./ Lo rivedo adesso nel gelo, nel bianco/ totale, in un estremo paesaggio ghiacciato/ siberiano, alla fantasia, che si compiace/ di un’escursione che il tempo ha già ibernato”.

Con la delicatezza delle parole e del ritmo, Cucchi tesse un’opera lucidissima, a tratti raggelante, eppure colma di un’insospettata pietas e di una serenità contemplativa capaci di trasformare la realtà e la rovinosa condizione umana in un mondo “affabile”, concreto e visibile “un mondo intero da annusare, da tastare/ e da leccare come un cane….senza conflitti/ senza miserabile calcolo/ ma nella pace e nella più normale/ armonia discreta dell’esserci”.

Daniela Muti

questa rubrica è a cura di Marilena Poletti Pasero

rubriche@arcipelagomilano.org



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