8 gennaio 2014

EDILIZIA RESIDENZIALE PUBBLICA 2.0


Una storia dell’edilizia residenziale pubblica va tracciata. Alla fine dei finanziamenti pubblici per la casa, lo IACP di Milano e Provincia amministrava circa 120.000 alloggi con una normativa che ne garantiva la rotazione, nel caso dei defunti (ci sono sempre state tante persone anziane tra gli assegnatari) e soprattutto nel caso di quegli alloggi che sarebbero dovuti tornare disponibili grazie all’anagrafe biennale dell’utenza fatta dagli IACP prevista dalla legge Regionale, dove sarebbe dovuto essere revocata l’assegnazione a chi superava un certo reddito.

10zenoni01fbMa questo principio della rotazione degli assegnatari trovò sempre l’ostacolo dei Sindacati Inquilini che fecero fare alla Regione una modifica alla normativa della gestione: gli alloggi dei defunti furono assegnati a un parente con i requisiti, mentre a quelli che superavano il reddito previsto dall’anagrafe dell’utenza era applicato una versione ridotta di equo canone. La rotazione del patrimonio pubblico era così di fatto abolita e le liste di assegnazione cominciarono ad allungarsi.

Per trovare finanziamenti lo Stato fece allora la legge sull’alienazione dei patrimoni degli Enti e purtroppo anche degli IACP, dove gli assegnatari avrebbero potuto comprare l’alloggio in cui abitavano a un prezzo estremamente ridotto e con lunghe dilazioni. La scandalosa legge era a tutto vantaggio della Casta Politica e in questo caso della base, tradizionale assegnataria assieme ai sindacati di queste case.

Oggi all’Aler e ai Comuni gli alloggi pubblici in affitto sono rimasti circa 65.000, i pochi soldi entrati son stati utilizzati per le manutenzioni, e sempre senza rotazione le liste di assegnazione si sono sempre più allungate. Inoltre iI racket e le occupazioni abusive diminuiscono ancor oggi la disponibilità delle residue abitazioni. Difficile poi fare manutenzioni o demolizione – ricostruzione perché dopo la svendita del patrimonio le case non sono più dell’Ente pubblico ma condominii che creano molte difficoltà nella loro gestione.

Quanto agli aspetti urbanistici la recente legge – casa permette su demolizione e ricostruzione dell’esistente, un premio volumetrico del 40%, che con i carenti finanziamenti pubblici esistenti potrebbe preludere ad accordi Pubblico-Privato. Bisogna capire però su quali quartieri della città si potrebbe intervenire, perché questi ormai appartengono a diverse epoche di storia urbanistica della città. Per esempio, quartieri in cattive condizioni come San Siro e Giambellino sui quali si potrebbero realizzare accordi Pubblico – Privato sono dell’epoca delle “Siedlungen” tedesche e fanno ormai parte del disegno urbano storico della città e non dovrebbero essere demoliti. Infatti in Germania e Austria quartieri analoghi sono stati oggetto di accurate manutenzioni.

Nel realizzare questa particolare edilizia non si è seguita la linea della monotipologia diffuso dai primi del ‘900, specialmente dopo la seconda guerra mondiale per ogni finanziamento venivano utilizzati progettisti sempre diversi con tipologie edilizie le più varie e addirittura differenti tecnologie edilizie, spesso di sperimentazione, che hanno creato enormi difficoltà nelle successive manutenzioni del patrimonio.

Oggi ci si domanda di nuovo come fare edilizia pubblica. Si deve costituire di un patrimonio inalienabile di case esclusivamente a rotazione e ad affitto sociale sui terreni a standard recuperati dalla perequazione, dai PII e dai permessi di costruire convenzionati. Le case a riscatto ovviamente non si dovrebbero fare su terreni a standard. La costruzione potrà avvenire solo attraverso finanziamento pubblico recuperato da apposite delibere Regionali e Comunali e attraverso l’utilizzo della monetizzazione degli Standard e da una “spending review” del Welfare.

Ma una decisione va presa anche per quel che riguarda le tipologie che dovrebbe essere quella, inedita, delle case di primo accesso, ripetitive e spartane nelle dotazioni (ma non nella tecnologia) con posti auto all’aperto, lasciando all’assegnatario il ragionevole desiderio di disporre una casa di proprietà, meglio dotata, ricorrendo al mercato dell’edilizia convenzionata di imprese e cooperative.

Gianni Zenoni



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