15 giugno 2009

GRUPPI DI ACQUISTO SOLIDALE: CRESCE LA “SPESA GIUSTA”


GAS, Gruppi di Acquisto Solidale. Sono ancora una piccola nicchia di consumatori. Ma potrebbero essere l’avanguardia di un modo del tutto nuovo di fare la spesa, e soprattutto di ridare un senso a chi produce rispettando la terra, l’ambiente, la dignità della persona.

Sono gruppi di famiglie, di amici, di vicini di casa, in qualche caso di colleghi che si organizzano per acquistare – direttamente dai produttori – in modo critico e intelligente. Critico verso le distorsioni dei meccanismi della grande distribuzione; intelligente perché vuole capire cosa e soprattutto chi sta dietro un pacco di pasta, una mela, una maglietta, un detersivo.

Il primo GAS è stato costituito a Fidenza nel 1994; dieci anni dopo erano circa 150 sparsi per tutta Italia, e negli ultimi anni la curva di crescita dei gruppi è decisamente all’insù. Quasi 600 sono quelli censiti sul sito www.retegas.org che sul web fa da punto di raccordo nazionale; ma rilevazioni fatte in alcune province fanno salire di un buon 30% il totale effettivo dei GAS in attività. Se calcoliamo una media di 25 famiglie per GAS si arriva a un universo di circa 20 mila “famiglie solidali”.

“Il nostro gruppo ha acquistato nel 2008 prodotti per un totale vicino ai 50 mila euro” calcola Attilio Rapisarda del GASd’8, gruppo di acquisto milanese del quartiere QT8. Sono numeri che raccontano di una massa critica che basta già per dare una concreta alternativa di mercato a piccoli produttori che erano sinora costretti ai prezzi imposti da grossisti e distributori. E che consente oggi al movimento dei GAS di entrare da protagonisti anche in filiere più complesse di quella alimentare, dal tessile alla telefonia fino all’elettricità: l’associazione GAS Energia, che raccoglie GAS di tutta Italia, è impegnata nella definizione un “contratto solidale” con un consorzio di produttori per l’acquisto di energia da fonte rinnovabile.

Quello dei GAS non è un fenomeno solo cittadino, ma nelle metropoli assume un valore particolare di reazione alle distorsioni della grande distribuzione e di nuovo raccordo tra città e campagna: il sito www.gasmilano.org elenca 51 GAS di Milano, e almeno altrettanti sono attivi nell’hinterland e nella cintura milanese.

Non esiste un solo modello di gas ma tante realtà diverse per numero di partecipanti, per modalità di acquisto, per scelta dei produttori. Tutti i GAS però si riconoscono in un manifesto di principi e in tre aggettivi guida: piccolo, locale, solidale.

Piccolo: perché Il GAS acquista preferibilmente da piccoli produttori, con cui sviluppa rapporti di conoscenza diretta e approfondita, basata sulla fiducia reciproca; ne sostiene l’attività, impegnandosi all’acquisto e in alcuni casi prefinanziando la produzione.

Locale: perché il GAS fa la spesa secondo i principi del chilometro zero (la minima distanza possibile tra produzione e consumo) e della filiera corta (azzerando i passaggi di mano della distribuzione organizzata). Nella stessa logica di riduzione dell’impatto ambientale, sceglie il produttore biologico; rinuncia agli imballi, riusa i contenitori; acquista il prodotto sfuso ogni volta che questo è possibile.

Solidale: perché, con i suoi acquisti, sostiene e promuove l’idea di risparmio e di profitto sociale. Rifornirsi da piccoli agricoltori biologici, da cooperative che impiegano soggetti svantaggiati, significa permettere a chi è strozzato dalla grande distribuzione o è espulso dal mondo del lavoro di essere parte di un nuovo processo economico.

I GAS non sono, e ci tengono a dirlo chiaro, gruppi di risparmio. Ma alla fine, si scopre anche, al netto di un impegno non da poco, i conti tornano. Tornano anzitutto perché lavoro nero, agricoltura che devasta l’ambiente, camion e aerei che viaggiano da una parte all’altra del mondo, imballaggi sempre più ingombranti non si pagano con lo scontrino finale, ma hanno un evidente costo sociale, che pagheranno le generazioni a venire. Ma tornano anche i più banali “conti della serva”: Il prezzo di un prodotto GAS è pulito, giusto, trasparente e, a pari qualità (quindi, ad esempio, nel confronto con i prezzi “da scaffale” del biologico) permette risparmi che possono raggiungere il 20%.

Una famiglia del nostro gruppo” sottolinea ancora Attilio Rapisarda ” ha tenuto per quattro anni i conti della sua spesa per alimenti e prodotti per la casa; la quantità di acquisti tramite il GAS, è aumentata nel tempo; e di pari passo la spesa totale (supermercato + GAS) è scesa del 15%“. La spiegazione è chiara: meno supermercato vuol dire meno acquisti d’impulso, inutili, e quindi bilanci famigliari più sobri e leggeri. I numeri di questa rilevazione, per chi vuol ragionarci su, sono nell’area “risorse per la stampa” di www.retegas.org

Michele Bernelli




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