15 giugno 2009

A PROPOSITO DI TOLLERANZA ZERO: L’ORTOMERCATO ED IL LAVORO AL TEMPO DELL’EXPO


Ci sono luoghi a Milano dove la legge non è osservata, conosciuta o prevista: semplicemente non esiste.

Ci sono luoghi a Milano dove la sicurezza non è tutelata, conosciuta o prevista: semplicemente non esiste.

Ci sono luoghi a Milano dove i diritti non sono riconosciuti, conosciuti o previsti: semplicemente non esistono.

Ci sono infine luoghi a Milano dove il valore del lavoro non è riconosciuto: semplicemente è ridotto a vessazione semischiavistica.

Sono luoghi che i tartufi della tolleranza zero non vedono, non sentono e di cui non parlano, pur vedendoli, sentendoli e parlandone sottovoce tra di loro.

Il Luogo – Non Luogo per eccellenza, il sito reale dove regna lo status di extraterritorialità criminale, dove legge, sicurezza e diritti non fanno parte del quotidiano modo di vivere e di lavorare, è il Comune di Milano.

Parliamo qui della SO.GE.MI., l’azienda pubblica che gestisce l’Ortomercato, o per meglio dire che offre graziosamente e gratuitamente il grande mercato ortofrutticolo di Via Lombroso a chi vuole provare l’ebbrezza del capitalismo romantico delle origini, quello della Londra della prima metà dell’800, del primigenio mercato senza regole.

Qui paleocapitalismo e XXI secolo si incrociano magicamente, come in un aleph dove tutto si confonde, senza memoria e senza futuro.

Qui il visitatore curioso, o magari uno dei nostri liberisti di sinistra, potrà provare il brivido del contatto con quelle “ruvide” figure imprenditoriali che, ancora “nette” dall’addolcimento portato da quasi due secoli di lotte e mediazioni nel mondo della produzione, trattano i proletari (o sottoproletari) semplicemente come carne da lavoro.

Qui l’antropologo potrà toccare con mano la pregnanza dei rapporti interculturali tra etnie e provenienze diverse nella disperata competizione per ottenere il privilegio di sudare come bestie per 2,5 euro / ora.

Qui l’operatore del diritto potrà osservare sul campo l’indifferenza e gli sghignazzi degli “operatori della sicurezza” al massacro umano e sociale in atto davanti a loro, e riaggiornare, letteralmente “riportare a giorno” il significato della parola dimenticata “sbirro”.

Un Luogo – Non Luogo, un incubo metropolitano nel cuore della macchina amministrativa comunale, dove tutti sanno ma al tempo stesso dimenticano, paghi semplicemente di non far parte della calca dei disperati, o peggio ancora attenti a non perdere per strada le briciole che toccano a loro per il loro silenzio o la loro complicità.

E non bastano per ridarci una verginità cittadina e civile, lo diciamo subito per anticipare fin d’ora obiezioni prevedibili, operazioni “una tantum” pur lodevoli, o l’annuncio di timidi tavoli per la legalità: serve ben altro per far fronte all’intricato e verminoso connubio tra malaffare criminale, speculazione commerciale, connivenze amministrative ed intrecci politici.

Ed infine ci dobbiamo allora pur chiedere se di questo orrore sistematico, di questa devastazione omertosa, di questa corruzione organica della responsabilità, sia responsabile solo la destra, o se invece non ne portino il peso anche un campo democratico inerte e silenzioso di fronte alla strage dei diritti.

Sarebbe allora una gran cosa se il tema fosse ripreso e fatto oggetto di chiara iniziativa politica prima di tutto dal campo delle forze del centro sinistra, dal mondo ecclesiale, dal sindacato, dalla società civile avvertita e sensibile, dalla stessa pubblica opinione a cui si deve offrire conoscenza e non pettegolezzo e perché aprendo il campo anche a forze ed esponenti del centro destra, che solo una visione infantile e settaria ci può dipingere come in toto irrecuperabile.

Politiche europee ed EXPO 2015 offrono qui ed ora eccellenti occasioni per sollevare il coperchio sul maleodorante affare dell’Ortomercato, affrontando ad un tempo solo il tema della bontà dell’amministrazione ed il riconoscimento del valore e dei diritti del lavoro: perdere questa congiuntura favorevole dimostrerebbe una volta di più l’incapacità organica del centrosinistra di ricollocare su di un terreno più appropriato, e più ad essa favorevole proprio perché più vero, il tema della sicurezza come esito di una profonda bonifica del sociale e non come effetto di un catenaccio normativo – poliziesco.

Giuseppe Ucciero

 


 



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