18 dicembre 2013

PAGARE MENO PAGARE TUTTI: QUALE ICU A MILANO?


Finalmente un’autonoma politica fiscale comunale con l’arrivo dell’ICU, inserita nella Legge di Stabilità approvata in Parlamento, si apre finalmente una nuova esperienza di federalismo fiscale comunale la cui attuazione deve vedere una stretta collaborazione fra tutti i cittadini e le Giunte Comunali. Dobbiamo passare da una esperienza passiva di cittadino contribuente a una positiva del cittadino partecipante alla vita del Comune, vissuta a tutti gli effetti come comunità di persone attive. In base alle ultime notizie pervenute l’ICU prevede l’applicazione di due interventi impositivi, la TARI e la TASI, sui quali vorrei fare delle valutazioni riguardo ai metodi da attuare per realizzare una fiscalità la più equa possibile.

03agnesi44FBCon la Tari “tassa per la copertura dei costi relativi al servizio di gestione dei rifiuti” che sostituisce la vecchia Tarsu – Tares, vorrei fosse superato l’iniquo vecchio metodo di calcolo che si basava: a) sulla superficie dell’immobile per la componente fissa (per esempio metri quadri X € 0,30); b) sul numero dei componenti del nucleo familiare per la componente variabile. Infatti la vera logica della Tari si basa sul principio “chi inquina paga”, è pertanto un servizio tariffario su base individuale come quello del gas, dell’energia elettrica dell’erogazione dell’acqua, ecc.. Se la Tari deve essere il corrispettivo dei rifiuti effettivamente prodotti a livello di nucleo familiare residente nell’alloggio, mi domando cosa centrino i metri quadri dell’immobile interessato per calcolare la tariffa sui rifiuti abitativi.

Occorre trovare un metodo capace di individuare in modo soddisfacente l’utilizzo effettivo del servizio. Un esempio significativo viene dal Veneto (Marca Trevigiana) dove la tariffa viene pagata da tutti coloro che occupano un’immobile, in base al numero dei componenti per la quota fissa (esempio € 50 a componente) e una variabile calcolata in base al numero di svuotamenti di un contenitore del “secco” (la componente non riciclabile, la più inquinante) registrata con un codice a barre. In caso di condomini, per la parte variabile, viene usato un contenitore condominiale del “secco” ripartito tra tutti i nuclei familiari in base al numero dei componenti.

Con la Tasi “tassa per la copertura dei costi relativi ai servizi indivisibili dei comuni” (quali l’illuminazione stradale, la qualità delle strade, la mobilità pubblica, ecc.), viene sostituita la Tares-servizi che era destinata allo Stato e l’IMU. La logica della Tari si basa giustamente sul principio che i servizi comunali indivisibili vanno a vantaggio sia di chi vi risiede, sia dei proprietari di un alloggio, perché più si migliorano i servizi più aumenta il valore degli immobili. Infatti attualmente il calcolo dell’IMU utilizza come base di calcolo il valore catastale. Purtroppo oggi tassare un’immobile basandosi sul vecchio valore catastale è particolarmente iniquo, in quanto questi non solo è sottostimato e non aggiornato da decenni, ma è particolarmente variabile a livello nazionale, comunale, di zona e di quartiere, basti pensare che tale valore viene calcolato, in modo anacronistico, anche in base ai vani dell’immobile. Considero assurdo il calcolo delle tasse considerando anche il numero dei vani, un metodo che esprime l’assoluta indifferenza al fatto se il vano è una minuscola cameretta oppure un salone da ballo.

In Italia risulta che ci siano un milione di case senza bagno, mentre si calcolano solo 36mila abitazioni di lusso su un totale di 33milioni di abitazioni. Sarebbe interessante sapere quanti appartamenti a Milano non hanno il bagno, quanti ne hanno due o più, quanti sono quelli di lusso e quanti ubicati in centro rientrano nella categoria abitativa di tipo economico, popolare o ultra popolare. Il valore catastale dell’immobile deve variare in base alla posizione sul territorio partendo dalla distanza dal centro storico, dalla presenza o meno di collegamenti stradali o ferroviari, dallo stato di conservazione e manutenzione, ecc … .

Pertanto un modo per tassare il patrimonio immobiliare in maniera equa è quello di stimare la base imponibile agli attuali valori di mercato, da qui avremo una reale situazione reddituale e fiscale di ogni alloggio per cui molti cittadini avranno una riduzione delle imposte che si bilancerà con quanti avranno un adeguato aumento delle stesse. Questa è giusta e vera equità. Una strada per raggiungere l’obiettivo è quella che passa attraverso una seria riforma del catasto comunale, oppure in maniera più immediata utilizzare i valori rilevati dall’Osservatorio sul Mercato Immobiliare (OMI) curato dall’Agenzia del Territorio. Valori minimi e massimi aggiornati semestralmente in euro al metro quadro a livelli zonali dei comuni.

Sapendo che l’ICU entrerà in vigore nel gennaio del 2014 è necessario iniziare da subito un ampio e approfondito dibattito sia sui metodi da applicare per calcolare le basi tariffarie e impositive, apportando le correzioni opportune per le categorie più deboli (famiglie numerose, povertà, ecc.), al fine di realizzare un fisco comunale il più possibile equo. Invito pertanto il Sindaco e la Giunta Comunale di Milano ad aprire spazi di partecipazione a tutte la realtà cittadine perché si possa su questo argomento basilare, in piena trasparenza e responsabilità, svolgere un’attività partecipativa dei cittadini milanesi di elaborazione e controllo dell’attività e del bilancio della nostra comunità.

 

Giovanni Agnesi



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