18 dicembre 2013

L’IPOCRITA FAME DELL’EXPO 2015


La fame e la suttonutrizione nel mondo sono problemi drammatici, e riguardano circa un miliardo di abitanti sui 7 che oggi siamo sul pianeta. L’approccio al tema dell’EXPO 2015, emersa dall’intervista del commissario Sala da Fazio sabato sera, purtroppo suona per lo meno inquietante (i maligni potrebbero prenderlo addirittura come un’irrisione del problema).

08ponti44FBSi tratta notoriamente di problemi politici di distribuzione delle risorse, più che di quantità di produzione di cibo. E uno degli aspetti più gravi concerne l’innalzamento qualitativo della nutrizione nei paesi meno sviluppati, che passa da diete essenzialmente vegetali a diete ricche di proteine animali. Quindi il problema è essenzialmente più vicino a una riduzione della qualità dell’alimentazione, che non al suo contrario, almeno nella percezione scientifica dominante.

Ora l’EXPO a parole sembra certo occuparsi della fame nel mondo, ma principalmente promuovendo i “prodotti di eccellenza” italiani, cioè (sono parole di Sala), evitando che il nostro autentico e sopraffino parmigiano, preso come esempio-campione, sia sostituito da volgari imitazioni estere, magari prodotte e vendute a metà dei nostri prezzi. Come non pensare all’impatto sui bambini denutriti del terzo mondo di tali sacrosante preoccupazioni? Altro che brioches, mangino parmigiano originale di alta qualità … .

Ma poi ci sono i costi pubblici: Sala giura che sono solo 1,3 miliardi, e “certamente” rientreranno in varie forme: tasse, biglietti venduti, indotto ecc. Beh, che altro avrebbe potuto dire? Queste promesse sono un suo dovere istituzionale, in tutti gli eventi simili sono state fatte, con esiti noti. Ma certo, “questa volta sarà diverso”.

Si dimenticano però i costi, rilevantissimi, di infrastrutture che non serviranno all’EXPO, e delle quali non sono note valutazioni economico-finanziarie “terze” cioè neutrali, come si usa nei paesi civili. Ma la fame nel mondo giustifica questo e altro, no? Molti padiglioni stranieri si occuperanno certo di alimentazione (uno di un paese baltico grande produttore di miele sarà fatto a forma di alveare …). Chissà se prevarranno i temi della fame o più concrete pubblicità di prodotti tipici nazionali? Ma a pensar male si va all’inferno … . Poi saranno spesi tutti o quasi soldi pubblici per questi padiglioni, soldi che forse potevano avere destinazioni meno indirette al problema della fame, ma certo occorre vedere i problemi da orizzonti più vasti, non così banali.

L’Italia infine brilla nel tema alimentare, sia per vastità della produzione a livello mondiale, che per generosità negli aiuti (siamo uno degli ultimi tra i paesi sviluppati anche in questa, come in altre, classifiche). E brilla anche, come tutta l’Europa, per sussidiare pesantemente la propria agricoltura, attività notoriamente inquinante e con modestissimi impatti occupazionali. Con questa politica, l’Italia ottiene due brillanti risultati in un colpo solo: costi pubblici in un periodo di drammatica crisi fiscale dello stato, e barriere all’importazione di prodotti alimentari dai paesi più poveri. Questa iniqua politica è stata spesso denunciata dal mondo accademico, ma gli interessi costituiti del settore hanno sempre prevalso. Cioè, se pur indirettamente, contribuiamo attivamente ad affamare i paesi più poveri.

Ma Sala dice, e sala è uomo d’onore, che spesso in altre EXPO sono state presentate straordinarie scoperte scientifiche: il motore Diesel, la televisione ecc. Giusto, chissà che non succeda anche a Milano tra due anni, con formule per moltiplicare pani e pesci, perché dubitarne?

Ma un po’ di malinconia rimane: non si potevano spendere quei soldi per incrementare la ricerca scientifica sui problemi agricoli e alimentari, magari con ricadute industriali su settori innovativi, oltre che con benefici diretti per i destinatari? Ma certo, la visibilità mediatica sarebbe stata diversa … .

Marco Ponti



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