18 dicembre 2013

IL CIVISMO DEMOCRATICO: UN CAMPO POLITICO FLESSIBILE E ADATTABILE


I due anni trascorsi sono stati durissimi – e purtroppo ancora lo sono – per tutti gli italiani – o quasi – alle prese con la crisi di sistema economico/sociale più grave del dopoguerra. Sicuramente di carattere internazionale, ma certamente nel nostro Paese aggravata dalla complessiva, cronica arretratezza/inadeguatezza del sistema Italia: fisco, impresa, lavoro, giustizia, le infrastrutture telematiche, i trasporti. Pubblica amministrazione ottocentesca, ma più di tutto, al primo posto nella top ten dei disastri nazionali, la partitocrazia, dunque i politici … non la politica.

09_anselmi44FBRipetuti comportamenti da codice penale profondamente indegni del mandato parlamentare, totale mancanza di serietà nell’approccio ai progetti di modernizzazione – sempre infilati/imbucati in provvedimenti dell’ultimo momento in affanno tra mille emergenze -, volgarità mediatiche oltre ogni limite, burocrati presuntuosi e perdenti, furbi impresari televisivi hanno portato il sistema dei partiti – anche quelli personali di nuovo conio – al collasso che è sotto gli occhi di tutti, non soltanto di noi italiani.

Ciò che si intende per “fare politica” – la partecipazione e la ricerca di una sintesi tra gli interessi particolari dei singoli in nome del bene comune – ha perso ogni senso compiuto per tantissimi cittadini, soprattutto giovani, non per loro mancanza di sensibilità nei confronti della cosa pubblica, ma per l’inadeguatezza palese dello strumento organizzativo – il partito – previsto dal Costituente per l’esercizio democratico del diritto di voto.

Un’ottusa burocrazia trasversale agli schieramenti, sorda e impermeabile a qualunque richiamo/protesta proveniente dall’esterno gestisce oggi, grazie a un’allucinante legge elettorale, in modo incontrollabile il nostro consenso, che diminuisce – anzi si sgretola – a vista d’occhio. I due principali partiti perdono alle ultime elezioni complessivamente 9 mln. di voti, i non votanti superano stabilmente il 30% e oltre 10 mln. di elettori hanno premiato due formazioni non partitiche, M5S e Scelta Civica. L’ultimo dato sulla fiducia degli italiani nei partiti crolla al 35% o al 20% nel 2005…

In questo totale marasma – culminato con la sconcertante vicenda dell’elezione alla Presidenza della Repubblica – tuttavia già dal 2011 con il successo di Giuliano Pisapia era partito da Milano un segnale forte di novità, di reale cambiamento vincente e coinvolgente che – guidato dalla leadership del sindaco di Milano – avrebbe agevolmente potuto diffondersi nel resto del paese. Sarebbe bastato un po’ di coraggio politico, pochi grammi di rischio di ”intrapresa politica” nel seguire, incoraggiare e dare sostanza alla felicissima intuizione – quella di coinvolgere la cittadinanza attiva e il voto di opinione – anche liberal-moderato – in un progetto di sinistra ”con-vincente” oltre i partiti.

Sappiamo bene invece com’è andata e ne prendiamo laicamente atto, tuttavia altrettanto oggettivamente rimarchiamo con forza il fatto che quell’errore di visione e di lungimiranza politica ha provocato a Milano l’arresto nel processo di avvicinamento/coordinamento dei vari attori civici presenti in città: comitati, movimento civico, consiglieri comunali, assessori indipendenti. Ciascuno con la propria ristretta strategia, tutti a subire le scelte di un alleato spesso prepotente e ottuso.

Ora si aprono nuovi spazi e sfide politiche stimolanti, situate in primis nei territori delle città metropolitane di ormai prossima costituzione, nelle dimensioni regionali, nelle elezioni europee. Ora i numeri raccolti complessivamente dal civismo a Milano alle ultime comunali – 24 mila – e regionali – 170 mila compresa tutta la provincia – devono renderci consapevoli di poter capitalizzare questo consenso al momento ancora episodico, fluido, indistinto e ambire al ruolo di autentica forza politica civica democratica, che sta nel territorio, che ascolta, ricca di competenze e di cuore.

In concreto, che cosa s’intende per “civismo democratico”, come si agisce affinché l’eletto rimanga fedele al proprio impegno di sostenere il servizio per il bene comune … . Innanzitutto il civismo democratico deve essere inteso come una vera e propria forma di nuova politica post-ideologica, laica, non pregiudizialmente di parte, orientata alla soluzione di singole questioni, portatrice di istanze locali provenienti dai territori.

In secondo luogo annoverarlo tra le forme di “partecipazione non convenzionale” alla vita pubblica, che si moltiplicano proprio mentre diminuisce inesorabilmente la frequenza alle urne. La partecipazione a manifestazioni di piazza, la firma di petizioni, l’espressione di forme collettive di solidarietà in presenza di calamità naturali, nuove forme spontanee di economie di cooperazione provano che non siamo entrati in una nuova epoca di apatia politica e che l’idea di un crescente ripiegamento nella sfera privata è priva di fondamento.

Si sviluppa al contrario una politica simbolica, di mobilitazione su singole questioni non strettamente politiche (cause umanitarie, ambientali, di tutela del territorio e delle minoranze). Il Civismo democratico organizzato in reti, in network mobili, capaci di trattare le differenze, può dare vita a formazioni politiche non ideologiche, creando un “campo politico flessibile e adattabile“.

Rivisitando e attualizzando l’idea olivettiana di ”comunità”, attivando nuovi luoghi di costruzione del consenso – laddove i partiti non arrivano più -, ponendo al centro quale filo conduttore l’individuo che sperimenta e si espone in prima persona – il civismo democratico e organizzato può fornire al contempo un linguaggio e una coerenza intellettuale a questi differenti universi, proponendo un quadro sistematico per la descrizione di queste molteplici trasformazioni della democrazia contemporanea.

Nanni Anselmi



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