18 dicembre 2013

SULLE ORME DI VAN GOGH ALLA FABBRICA DEL VAPORE


Dopo Singapore e Istanbul, Ankara e Tel Aviv, Santiago e Budapest, tappa milanese per il progetto creato dalla Grande Exhibitions of Australia. ‘Van Gogh Alive‘ non è una mostra tradizionale, è un progetto itinerante che non trasporta quadri, ma atmosfere create attraverso immagini digitali. Una installazione non convenzionale fatta di immagini dinamiche di enormi dimensioni, cromatismi intensi e vibranti, suoni che si armonizzano e si fondono con le immagini, sottolineando le emozioni: l’immagine abbandona il quadro per adattarsi agli spazi di immensi schermi, pareti, colonne, soffitto e pavimento, creando un ambiente multi screen che avvolge il visitatore mentre si addentra nelle atmosfere dei capolavori di Van Gogh.

12bramante44Uno spettacolo in ‘immagine totale’ – ospitato da La Fabbrica del Vapore ex area industriale della Società Italiana Carminati Toselli – ristrutturata per offrire ai milanesi uno spazio qualificato per lo sviluppo e l’esplorazione di nuovi linguaggi e nuove tecnologie. Le immagini virtuali in alta definizione della videoproiezione scorrono lungo le pareti e si animano, fino a fare esplodere, scomporre e catturare i dettagli, in una visione ravvicinata e ingigantita delle stelle pulsanti della notte a Saint Remy, dei germogli dei rami di mandorlo, delle pennellate degli autoritratti e del volo rasente, disordinato e aggressivo dei corvi neri dell’ultimo Campo di grano. È un’immersione nei colori: il giallo de La mietitura, così violento, singolare e eccessivo, talmente suo da diventare il ‘giallo van Gogh’; e il rosso de La vigna rossa, tutta rossa come il vino rosso, sulla terra viola dopo la pioggia.

Si ricreano così le atmosfere dei capolavori dell’artista olandese dagli esordi nei Paesi Bassi, alla Parigi degli Impressionisti, fino alla permanenza ad Arles, Saint Remy e Auver-sur-Oise. Quegli scenari tormentati, con segni potenti, con forme uniche e irripetibili, incompresi dai suoi contemporanei: “Potrei guadagnare qualcosa se facessi quadretti come piace a loro, ottimisti e sereni, senza la miseria della vita. Ma non correrò dietro ai mercanti d’arte. Continuerò a dipingere cose dure e vere”, scriveva Vincent al fratello Theo. Non era un pittorello qualsiasi, era Vincent van Gogh, e lui lo sapeva, anche quando nessuno era pronto a dare un solo centesimo per le sue tele (1).

Le note che ci accompagnano riprendono la scala cromatica, così come van Gogh riconosceva per esempio nella sonorità di Wagner, bassi come il blu di Prussia, oboi verde scuro e l’ocra scuro dei tamburi con il giallo cadmio vivo dei violini. Nel repertorio di immagini anche schizzi e brani di lettere, che consentono di inoltrarci in un territorio meno noto, ma altrettanto emozionante, soprattutto perché “i suoi scritti costituiscono una sorta di didascalia ideale delle sue opere” e l’espressione di un percorso interiore travagliato, fatto di eccessi, di entusiasmi improvvisi. “Tutto sempre e soltanto in funzione della pittura“.

“Un’esposizione che è un’esperienza visiva emozionante”, così l’ha definita il curatore Fabio di Gioia, animatore di tante iniziative di rilevanza internazionale con grande successo di pubblico, come la mostra di dinosauri più importante al mondo e ‘Body Worlds‘, mostra scientifica che ha messo in racconto il corpo umano a 360°, organo per organo, grazie a corpi veri sottoposti alla tecnica di plastinazione.

 

Rita Bramante

 

 

 

(1) G.B. GUERRI, Follia? Vita di Vincent van Gogh, Bompiani, 2009.



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