27 novembre 2013

DOPO BOOKCITY. IN RETE LE IDEE: GIOVANI LETTORI CITTADINI PIÙ FELICI


“Un bambino, che ama leggere sarà un adulto più felice.” Sono parole di Roberto Denti, straordinario fondatore della libreria dei ragazzi di Milano, luogo amatissimo da molte generazioni di bambini e ragazzi in città, ricordato in biblioteca Sormani, durante un incontro promosso dalla Commissione Cultura, da me presieduta, in collaborazione con il settore Biblioteche.

03bocci41FBUn incontro articolato in gruppi di lavoro che hanno coinvolto autori, editori, librai, bibliotecari, insegnanti e qualche giovane lettore, voluto per consolidare il principio che per trasmettere e diffondere nei più giovani l’amore per la lettura, è indispensabile la partecipazione dialogante di tutti gli attori che se ne occupano.

A leggere s’impara da piccoli, spesso nell’intimità delle favole della buona notte insieme a mamma o papà, per continuare da soli quando si cresce. Forse. Perché crescendo è possibile che quel desiderio, quella curiosità si perda e non si riesca a ritrovarla. E per riconquistare l’attenzione di questi giovani lettori, c’è bisogno di sforzi comuni. Era diffusa la necessità di comprendere come si potessero stringere alleanze solide e durature tra tutti coloro che s’impegnano per promuovere la lettura nei giovani lettori, e con quali strumenti l’amministrazione pubblica potesse favorire e supportare questo scambio di saperi ed esperienze collettive.

Il percorso era cominciato più di un anno fa e aveva già prodotto una riflessione articolata, condivisa tra alcuni bibliotecari e alcuni editori specializzati, che aveva evidenziato una richiesta condivisa da tutti: superare la frammentarietà dei contatti tra mondi affini, facendo rete e lavorando in maniera continuativa. Il primo obbiettivo è l’istituzione di un gruppo di lavoro partecipato composto da figure di riferimento stabili del sistema bibliotecario urbano e non urbano, del mondo dell’editoria e delle librerie indipendenti, per poter definire insieme linee guida, indirizzi, progetti da sottoporre all’Amministrazione. Ogni attore del processo ha un punto di osservazione privilegiato per valutare ciò che piace e non piace a ragazzi e adolescenti, ma spesso lavora da solo.

Accade infatti che in alcune scuole superiori, come il liceo Volta, gli studenti insieme ai loro insegnanti, creino gruppi di lettura e approfondimento e riescano a portare il loro lavoro sui testi fuori dalla scuola, in luoghi non usuali (ad esempio la Casa della Carità), coinvolgendo un nuovo pubblico, senza che ad esempio la biblioteca di Zona sia a conoscenza del loro lavoro Progetti editoriali.

Come succede che alcune Biblioteche dei comuni di cintura propongano un fitto programma di incontri studiati ad hoc per la fascia d’età 12/16 di cui le scuole di Milano sanno poco o nulla.

Bookcity restituisce e concentra in pochi giorni per i più giovani un’offerta vasta e ricca di sfumature e contenuti, ma non basta. Serve un lavoro costante attraverso un coordinamento permanente a livello cittadino e anche extra urbano tra biblioteche, editori e librerie in grado di mettere a sistema iniziative strutturate e di supportare l’azione di promozione della lettura nelle scuole e nelle biblioteche.

In questo modo la figura e il ruolo del bibliotecario troverebbe la giusta valorizzazione quale interlocutore competente e qualificato del settore dell’editoria per ragazzi e delle scuole, per dare indicazioni sui gusti e i desideri dei giovani utenti e così pure il libraio. Oggi la spesa media annua per acquisto di libri per alunno è di qualcosa come 0,68 euro: poco, troppo poco per formare i lettori di domani. Il legame con il mondo della scuola va ripensato e rivisto anche alla luce delle difficoltà che la scuola sta vivendo: non è sufficiente la visita della classe alla biblioteca di quartiere per stabilire rapporti a doppio binario e per conquistare nuovi pubblici. Un tempo era il Sistema Bibliotecario Urbano, attraverso personale dedicato, a scegliere i libri delle biblioteche scolastiche sul territorio e ad aggiornare il loro patrimonio librario, con acquisti annuali.

Ora che i fondi si sono molto ridotti questi acquisti non si fanno più, (la disponibilità nelle biblioteche scolastiche in Italia oggi è di 0,1 libri nuovi per studente rilevata da una recente indagine a cura dell’Ufficio studi dell’Associazione Italiana Editori), e si aggiorna faticosamente il patrimonio con gli esigui fondi delle casse scolastiche o con iniziative meritorie come “Amo chi legge … e gli regalo un libro” promossa da AIE, ma forse ancora non troppo conosciuta.

Nel contempo si è perso anche il servizio di consulenza e aggiornamento fatto dai bibliotecari civici e le biblioteche delle scuole, soprattutto nelle scuole superiori, sono percepite come luoghi obsoleti e polverosi, e quindi sono poco utilizzate da studenti e insegnanti. Nelle scuole dei più piccoli, la loro gestione è lasciata spesso a genitori volenterosi e autodidatti, che molto desidererebbero essere aiutati e supportati in un percorso, anche breve, di formazione condotto da editori, librai e bibliotecari che li aiuti a sentirsi meno impreparati davanti alle richieste dei bambini. Ultime voci, ma non meno importanti quelle dei giovani lettori che potrebbero essere più coinvolti, in forme ludiche o di confronto aperto, sia nella scelta sia nella valutazione di ciò che leggono.

Tutto quanto è emerso indica che per promuovere azioni forti e d’impatto diffuso tutti gli attori del processo devono lavorare insieme. C’è desiderio e disponibilità a farlo, e l’Amministrazione della città, deve fare suo questo bisogno e assumere il ruolo di coordinamento della messa a sistema del progetto di interscambio, per supportarne al meglio l’efficacia. Non servono grandi capitali, e le risorse umane già ci sono. Serve dare valore e visibilità al loro lavoro, creando ponti e momenti periodici di aggiornamento e confronto.

Credo ne valga la pena, per avere adulti più felici, e quindi cittadini più felici, come insegnava Roberto Denti.

Paola Bocci



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